In pellegrinaggio sulla tomba di Jules Rimet

Al cimitero di Bagneux riposa Jules Rimet: inventore dei Mondiali, padre della Fifa e grandissimo democristiano: il viaggio di Valderrama.it

Sono passati 49 anni da quando la coppa Rimet fu rubata in circostanze misteriose. Il 20 marzo 1966 i dirigenti della federazione calcistica inglese, che quell’anno avrebbe organizzato i Mondiali e aveva chiesto di poter esporre la coppa al pubblico, vissero momenti di forte imbarazzo quando scoprirono che la coppa era stata trafugata dalla sua teca nella Westminster central hall di Londra, la grande chiesa metodista a due passi dalla cattedrale omonima che era stata la sede della prima riunione delle Nazioni Unite nel 1946. Le circostanze prosaiche del furto contrastano con l’aura universale e quasi magica della coppa, primo simbolo della mondializzazione calcistica. L’autore del furto si chiamava Edward Bletchley ed era un portuale disoccupato, un povero diavolo che sembrava uscito da una pièce di Harold Pinter. Bletchley tentò goffamente di ottenere un riscatto, fu arrestato e giurò di essere stato solo il tramite di altri malviventi. Alla fine la coppa fu ritrovata da un cagnolino di nome Pickles, avvolta in fogli di giornale in un parco nella zona sud della capitale britannica.

Nata nel 1930 in coincidenza con il primo Mondiale della storia e chiamata originariamente Victory, la coppa era custodita, tra un mondiale e l’altro, dalla squadra vincitrice. Durante la seconda guerra mondiale rimase nascosta in Italia, il paese detentore delle due edizioni prebelliche (1934 e 1938): prima a casa di Ottorino Barassi, dirigente della Federcalcio che riuscì a proteggerla dalle brame e dalle perquisizioni dei tedeschi e poi, dopo l’8 settembre, in quella dell’ex centroattacco della nazionale Aldo Cevenini, che la custodì per conto di un altro dirigente, Giovanni Mauro.

Fin dalla nascita dei Mondiali, comunque, era già stato deciso che la prima squadra ad alzare la coppa per tre volte avrebbe potuto tenersela per sempre. Tale onore alla fine toccò al Brasile, che nel 1970, a Città del Messico, sconfisse in finale l’Italia. Se quel giorno la partita fosse andata diversamente, la Coppa sarebbe stata custodita dalla Federazione italiana e si sarebbe forse (ma solo forse) risparmiata l’umiliazione di un ulteriore furto. Già, perché la coppa fu nuovamente rubata nel 1983 e mai più ritrovata, dando così adito a numerose teorie sul suo destino. A partire dal 1946 la coppa era stata ribattezzata in onore di Jules Rimet, presidente della Fifa dal 1921 al 1954 e vero inventore della Coppa del mondo. Pioniere quasi profetico del calcio globale, Rimet è oggi seppellito nel cimitero di Bagneux e la modestia della sua sepoltura contrasta con le dimensioni sempre più mondiali ed economicamente rilevanti che il calcio ha ormai assunto oggi.

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