Integrazione europea: dopo Roma possiamo tornare ottimisti

Sergio Romano lo scrive chiaramente: mai come oggi le prospettive di un'Europa più federale sono state tanto favorevoli. Ma la Commissione deve fare di più per affrontare la frattura crescente tra Europa settentrionale e meridionale

Vincenzo PINTO / AFP

Il Vertice di Roma e le prospettive dell’Unione

Qual è il modello di società che vogliamo per l’Unione Europea? A chiederselo è il ministro degli Esteri della Repubblica Ceca Lubomír Zaorálek, su Social Europe. Secondo Zaorálek è necessario che, dopo tanti discorsi su “più Europa o meno Europa”, l’Unione si concentri sulla definizione di un pilastro sociale che controbilanci gli effetti del Mercato Unico, sulla creazione di pari opportunità nell’epoca della rivoluzione digitale e – last but not least – sulla protezione da minacce interne ed esterne alla sicurezza dei cittadini. È di fondamentale importanza che la sostanza politica venga prima delle logiche dei processi istituzionali.

Secondo Mario Monti (intervistato da Handelsblatt) la Commissione deve fare di più per tenere insieme l’Unione, in particolare per affrontare la frattura crescente tra Europa settentrionale e meridionale, tenendo in dovuto conto le differenze culturali tra le due aree.

Sergio Romano (ISPIonline) sostiene che dopo il Vertice di Roma le prospettive per l’Unione sembrano tutto sommato discrete, ed elenca diversi motivi per cui essere ottimisti sul progetto di integrazione europea. Innanzitutto, i nemici dell’Ue sono chiaramente identificati; in secondo luogo, l’uscita del Regno Unito comporta una minore resistenza ai futuri sforzi di integrazione; inoltre, l’isolazionismo degli Stati Uniti amplifica la necessità di un’Unione europea più autonoma nel settore della sicurezza e della difesa; infine, i movimenti populisti non sembrano rappresentare una concreta alternativa ai partiti tradizionali. Pertanto, conclude Romano, mai come oggi le prospettive di un’Europa più federale sono state tanto favorevoli.

Sergio Romano: «Mai come oggi le prospettive di un’Europa più federale sono state tanto favorevoli»

Di segno opposto il commento di Eszter Zalan (EUobserver) che definisce il vertice del Sessantenario “poco più che una dimostrazione di unità”. L’autore richiama una serie di episodi che segnalano l’indebolimento dell’Unione, a partire dal Vertice di Bratislava dello scorso autunno, quando l’allora Primo ministro Matteo Renzi si è rifiutato di tenere una conferenza stampa congiunta con Angela Merkel e Francois Hollande. Secondo Zalan, nonostante il risultato positivo delle elezioni olandesi e lo sviluppo del dibattito sul Libro bianco della Commissione sul futuro dell’Europa, lo snodo più importante dell’anno saranno le elezioni presidenziali francesi.

Secondo l’editoriale di IndyVoices pubblicato dall’Independent, nonostante la Brexit il Vertice di Roma ha ricordato a tutti che in Europa le forze di unione sono più forti rispetto a quelle centrifughe. Rivolgendosi a quanti sabato scorso hanno preso parte alle manifestazioni pro-UE a Londra, gli autori chiedono agli Europeisti britannici di prepararsi alle lotte politiche che dovranno affrontare nei prossimi anni nel Regno Unito. L’articolo si conclude con una nota positiva, ovvero con la speranza di vedere un Primo ministro britannico unirsi agli altri Capi di Stato e di governo dell’Unione in occasione del centenario dei Trattati di Roma, nel 2057.

Su Bruegel un’analisi condotta da Uuriintuya Batsaikhan e Zsolt Darvas mostra che – dopo anni di diffidenza nei confronti delle istituzioni sovranazionali – i Paesi dell’Europa meridionale sembrano riguadagnare fiducia verso l’Unione europea. Fa eccezione la Francia, che mostra invece un calo progressivo. Gli autori mettono in evidenza un altro risultato interessante, ovvero la crescita della popolarità dell’euro in Germania. Più in generale, emergono nette differenze nella percezione dell’Europa tra vecchi e nuovi Stati membri dell’UE.

Dopo anni di diffidenza nei confronti delle istituzioni sovranazionali, i Paesi dell’Europa meridionale sembrano riguadagnare fiducia verso l’Unione europea. Fa eccezione la Francia

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Traduzione dall’originale a cura di Elisa Carrettoni