Sì, Macron ha vinto, ma ora bisogna riconquistare la fiducia popolare

Le ultime elezioni presidenziali francesi hanno segnato un punto di svolta nella politica nazionale ed europea, mostrando i limiti del Front National. Inoltre, con Macron Presidente il Regno Unito non avrebbe più interesse a portare avanti una linea dura di Brexit come fatto finora

Un “segnale di speranza”, e allo stesso tempo uno “sconvolgimento politico”. Così la redazione del Guardian descrive la vittoria di Macron al primo turno delle presidenziali francesi, e l’appuntamento del 7 maggio come “una scelta tra apertura o fanatismo, internazionalismo o nazionalismo, ottimismo o odio, reazione o riforma, speranza o paura”. Nonostante la Le Pen abbia ottenuto solo il secondo posto, le forze di estrema destra in Europa non sono ancora sconfitte e i cittadini francesi dovranno portare a termine la “rivoluzione centrista” iniziata domenica.

Di opinione simile Sonia Delesalle-Stolper, che afferma che il successo di Macron rappresenta uno “shock” per la politica francese, considerato il suo background poco ortodosso. Tuttavia, la vera battaglia politica inizierà a giugno, quando i partiti competeranno per le elezioni parlamentari. Secondo Zack Beauchamp (Vox), il voto francese avrebbe messo in luce i limiti dei movimenti di estrema destra come il Front National, che soffrirebbero di un limite naturale al raggiungimento di un pieno sostegno popolare. Il risultato del primo turno dimostra chiaramente che al momento la maggioranza dei cittadini europei non appoggia i discorsi e le politiche anti-immigrazione e anti-UE.

Più cauto il parere di John Moody, che su Fox News sottolinea le analogie tra le presidenziali francesi e quelle statunitensi dello scorso novembre. La maggior parte dei commentatori sembra sottovalutare “la rabbia che i nativi francesi della classe operaia francese covano nei confronti del sistema”. Infine, è da considerare anche che i sostenitori di Le Pen hanno mostrato un grado di fedeltà e di entusiasmo senza precedenti. Di opinione simile Natalie Nougayrède, che ancora sul Guardian ricorda come, nonostante la performance di Macron, i sentimenti anti-establishment e anti-globalizzazione in Francia non scompariranno dal giorno alla notte. Inoltre i pronostici sul ballottaggio potrebbero ribaltarsi qualora l’affluenza alle urne al secondo turno dovesse risultare scarsa; in questo senso la commentatrice francese rimprovera il mancato appoggio a Macron da parte di Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra radicale.

Queste elezioni rappresentano la caduta della tradizionale opposizione destra-sinistra e rivelano l’esistenza di una nuova linea di conflitto che divide la Francia. In ogni caso i recenti sviluppi politici in Francia possono essere visti come un cambiamento di paradigma che implica una sfida più importante, ossia la “riconquista della fiducia popolare” dopo un decennio di politiche ingannevoli da parte dei partiti tradizionali

Su Le Monde, Francoise Fressoz sottolinea come queste elezioni rappresentino la caduta della tradizionale opposizione destra-sinistra e rivelino l’esistenza di una nuova linea di conflitto che divide la Francia. Emmanuel Macron ha chiamato all’appello i “progressisti contro conservatori”, mentre Marine Le Pen ha fatto riferimento a “patrioti contro europei “. In ogni caso, secondo Fressoz, i recenti sviluppi politici in Francia possono essere visti come un cambiamento di paradigma che implica una sfida più importante, ossia la “riconquista della fiducia popolare” dopo un decennio di politiche ingannevoli da parte dei partiti tradizionali. Tuttavia, sempre su Le Monde, la rubrica les Décodeurs ha evidenziato le spaccature sociali e geografiche che dividono la Francia: secondo gli autori il paese sarebbe diviso come lo era 20 anni fa, tra città e zone rurali.

Secondo Judy Dempsey di Carnegie Europe il successo di En Marche! mostra la “voglia di cambiamento” dei francesi, e il successo della proposta di Macron dimostra che “l’Europa ha a cuore la Francia, tanto quanto la Francia ha a cuore l’Europa”. Secondo Dempsey, la Francia ha bisogno di questo rinnovamento, in quanto la Germania non è in grado di portare avanti il processo di integrazione europea da sola. Toni più moderati in favore di Macron quelli scelti dalla redazione del New York Times, che accoglie favorevolmente il successo del leader moderato, ma ricorda che le speranze per l’Europa “non dipenderanno solo dalla vittoria di Mr. Macron, ma (anche) dalla sua capacità di mantenere gli impegni presi”.

Sul Guardian, Nicola Slawson sostiene che il successo di Emmanuel Macron al ballottaggio potrebbe trasformare i negoziati di Brexit in un affare ben poco vantaggioso per il Regno Unito. Slawson ricorda che Macron ha descritto la Brexit come un “crimine”, sottolineando al tempo stesso l’importanza di difendere “l’integrità dell’Unione”. Tuttavia, Denis MacShane, dalle colonne dell’Independent, afferma che Macron incarna la “maturità politica” francese. Di conseguenza, invita Theresa May a prendere la Brexit più seriamente. Il Primo Ministro britannico dovrebbe moderare le posizioni più radicali, alla luce del fatto che la politica europea sta cambiando. Se questo fosse vero, il Regno Unito non avrebbe interesse a portare avanti la linea dura di Brexit come fatto finora. Inoltre, MacShane sostiene che le elezioni francesi – dopo i risultati elettorali ottenuti nei Paesi Bassi e in Austria – dimostrano che l’Europa non sarà sopraffatta da un’onda populista di destra, come molti hanno paventato.

Traduzione dall’originale a cura di Veronica Langiu

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