A volte la ragione sì dà ai fessi, a volte bisogna essere ostinati e tenere fede al proprio credo, altre volte ancora bisogna essere coerenti ma, in giro, si dice che cambiare idea è cosa da intelligenti. E allora, dopo sei giornate, sei sconfitte e 16 gol subiti da parte del Benevento, forse, ha ragione il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis, quando dice che la Serie A con 20 squadre è una pagliacciata, semplice business e non vero sport.
Forse esagera a voler solamente 16 squadre nella massima serie, ma di certo la strada della classe d’élite non può essere percorsa da squadre come il desolante Benevento, finito in Serie A con grande merito ma pochi soldi, poca qualità (per la categoria) e forse anche poca convinzione. Una squadra che dopo sei giornate ragiona già in funzione del prossimo anno, che con tutta probabilità giocherà nella serie cadetta. Una squadra che ha gioco per la Serie B, ha nomi da Serie B, ha uno stadio da Serie B e anche un allenatore, incolpevole dopo queste sei giornate, da Serie B. E pure un capitano positivo ai controlli antidoping, Lucioni, il primo dopo quattro anni in serie A.
Certo, anche il Crotone sembrava spacciato l’anno scorso, direte voi, ed è vero. E prima ancora anche il Carpi e il Frosinone. E allora forse è il caso di pensare che il presidente del Napoli non abbia detto una cazzata. Certo, spesso i toni sono inappropriati ma fa parte del suo essere parte integrante di quel grande film che è il calcio. Un calcio popolare, e per popolo si intende che fa parte di tutti: dalla Juventus al Crotone, dal Napoli al Benevento, dal Milan al Carpi. Tutti hanno diritto a sognare che la loro squadra vada in Serie A. Nessuno dovrebbe permettersi di interrompere questo sogno. D’accordo.
Parliamo di una squadra che dopo sei giornate ragiona già in funzione del prossimo anno. Una squadra che ha gioco per la Serie B, ha nomi da Serie B, ha uno stadio da Serie B e anche un allenatore, incolpevole dopo queste sei giornate, da Serie B. E pure un capitano positivo ai controlli antidoping, Lucioni, il primo dopo quattro anni in serie A
Basta intenderci: stiamo parlando di un business che fa girare centinaia di milioni di euro e dà lavoro a migliaia di persone in Italia? Bene: allora non si fa business facendo carità alle piccole squadre che grazie a materassi come il Benevento non retrocederanno mai. Se il calcio è business, anche se è brutto e poco romantico pensato così, allora bisogna prendere una grande decisione, ascoltare cosa hanno da dire tutti e scegliere una soluzione netta, sensata, per il bene della lega e non per favorire i sogni dei tifosi che comunque continuerebbero a coltivarli, indipendentemente dalla difficoltà di arrivare e rimanere in Serie A.
Sei partite, sei sconfitte (ieri 2-0 contro il Crotone), 16 gol subiti e uno solo realizzato, tra l’altro dall’unico giocatore di talento della squadra, Ciciretti. Un gol che dà speranza ma sei, come le sconfitte consecutive, sono le ragioni per cui pensare che forse ‘sto campionato qui va rivisto un po’. E la frase di Lotito, di qualche tempo fa, che lamentava un’eccessiva presenza di squadre provinciali in Seria A, che sottraevano cospicue somme dei diritti televisivi alle società medio-grandi, prende tutto un altro sapore. Forse, aveva ragione. Bisogna solo decidere quale strada percorrere: volete sognare o competere davvero?