Il Futuro dell’Europa
Secondo Carnegie Europe, il futuro dell’Unione Europea sarà legato a doppio filo al cambiamento di mentalità delle élite tedesche. Judy Dempsey sostiene che i tratti distintivi della politica europea della Germania negli ultimi anni sono stati da un lato l’austerità e dall’altro una scarsa propensione verso una maggiore integrazione dell’Eurozona. Tuttavia le politiche macroeconomiche ortodosse, orientate al lato dell’offerta, non sono state sufficienti a limitare i danni causati dalla crisi.
Per questa ragione, secondo Dempsey, la principale sfida per il prossimo Ministro delle Finanze tedesco sarà orientarsi verso un approccio più flessibile. Gli elementi di una rinnovata politica europea dovrebbero essere: la revisione del Patto di Stabilità e Crescita, la creazione di un budget per l’Eurozona, una qualche forma di mutualizzazione del debito e l’istituzione di un solido sistema di garanzia dei depositi.
La combinazione di queste riforme potrebbe rafforzare la capacità di governance dell’UE e migliorare le relazioni tra Berlino e la Banca Centrale Europea. Col tempo l’architettura istituzionale europea finirebbe per assomigliare sempre più a quella americana.
Dempsey ritiene tuttavia difficile, al momento, immaginare un cambiamento politico così radicale da parte delle élites tedesche. Il Presidente francese Emmanuel Macron potrebbe ricoprire un ruolo chiave in questo processo, ma alla fine l’esito di ogni percorso di riforma sarà determinato dalle preferenze di Berlino.
Un diverso punto di vista emerge dalle pagine di Project Syndicate, in un articolo di Christoph M. Schmidt, Presidente del Consiglio tedesco degli esperti economici. Schmidt sostiene che le elezioni francesi abbiano portato all’emergere di un rinnovato entusiasmo per il progetto di integrazione europea. Questa audacia, tuttavia, potrebbe riflettersi in politiche inconcepibili a livello comunitario. “I sistemi di responsabilità condivisa sarebbero un errore. Finché gli stati membri continueranno a mantenere la propria sovranità nell’elaborazione di politiche economiche e fiscali, Francia e Germania dovrebbero concentrare i propri sforzi per rendere l’Eurozona meno instabile”.
Schmidt invita Macron a cogliere l’opportunità che gli è stata data e a concentrarsi sulle politiche economiche interne. La Francia ha bisogno di creare un ambiente favorevole all’iniziativa economica, invece di focalizzarsi sui “sistemi di investimento comune” tra gli stati membri dell’UE. La creazione di un budget per l’Eurozona o di un sistema europeo per l’indennità di disoccupazione metterebbe a rischio, nel lungo periodo, proprio la stabilità dell’Eurozona. Ogni riforma dovrebbe basarsi su tre principi. Il primo è il principio della diversità: qualsiasi sia l’architettura di cui l’UE si doterà in futuro, dovrà riconoscere che gli stati e le loro economie divergono all’interno dell’Unione. Il secondo principio è quello della sussidiarietà e infine, il terzo, il principio di congruità o di responsabilità, che dovrebbe ricoprire un ruolo chiave in ogni processo di riforma.
Schmidt auspica un nuovo focus del processo di integrazione su questioni quali il cambiamento climatico, la crisi dei rifugiati e l’antiterrorismo. Questo perché “le cause del basso potenziale di crescita dell’Eurozona non risiedono in una insufficiente solidarietà, ma nel rifiuto da parte dei singoli stati membri ad adempiere alle proprie responsabilità nazionali.”
La riforma del mercato del lavoro francese
A proposito delle riforme economiche promosse da Macron, Philippe Aghion e Benedicte Berner discutono su Project Syndicate le ultime mosse del presidente francese, sottolineando i tentativi del governo di implementare due riforme in particolare.
La prima è volta a riformare la burocrazia dello Stato attraverso una revisione del sistema della spesa pubblica e un rinnovamento della politica fiscale. La seconda manovra, invece, punta a incrementare la flessibilità del mercato del lavoro, nel tentativo di accontentare le imprese che necessitano di maggiore flessibilità nella gestione dei propri dipendenti. Allo stesso tempo si pone l’obiettivo di ridurre la differenza degli standard di sicurezza sociale tra lavoratori con contratto a tempo determinato e indeterminato.
I due economisti valutano positivamente il programma di Macron, sostenendo che le riforme potrebbero contrastare il declino industriale del paese e bilanciare il potere delle corporazioni. Eppure numerosi editoriali, sia di media europei di sinistra che di destra, hanno preso di mira le riforme economiche francesi. Pauline Bock e Harriet Wolff, rispettivamente per Newstatesman e Taz, hanno criticato Macron da una prospettiva di sinistra. Bock sostiene che, contrariamente agli slogan elettorali, il presidente francese si stia dimostrando “mai di sinistra, sempre più di destra” (un altro articolo sulla frattura sinistra-destra del governo francese è stato pubblicato da Le Monde). Wolff, analogamente, afferma che le misure avanzate dal governo francese, a lungo andare, cureranno solamente i sintomi dei problemi economici del paese, lasciando inalterate le cause.
Persino Martina Meister, sulle pagine del giornale liberal-conservatore tedesco Die Welt, attacca le politiche del presidente francese. Meister sostiene che l’esito del processo di riforma, portato avanti insieme ai sindacati negli ultimi mesi, può essere letto come una “rinuncia” da parte del governo all’annunciata “rivoluzione neoliberale”.
Leggi anche:
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- Don’t be fooled: Brexit Britain wants a deal. Europe just wants a clean break – The Guardian
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- The Guardian view on the Brexit talks: clouds of delusion – The Guardian
- Em defesa de um populismo – Publico
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- How Brexit reveals the inherent flaws of Devolution –IdeasonEurop
Traduzione dall’originale inglese a cura di Alister Ambrosino