Nella vicenda Tim-Vivendi, in attesa di scoprire se Palazzo Chigi finirà davvero per ricorrere alla golden power in nome degli interessi italiani (la decisione è attesa entro fine ottobre), c’è un risvolto della partita fra Roma e Parigi che permette di coglierne – forse meglio di altri – l’attualità. Ed è quello che ruota attorno al futuro di Sparkle, campione tricolore nell’industria dei cavi di trasmissione intercontinentali: nonostante il saldo controllo francese, non è un caso se le sue deleghe in Telecom siano rimaste nelle mani del Vicepresidente Giuseppe Recchi e al suo timone vi sia un veterano del gruppo come Alessandro Talotta.
L’ex Italcable si colloca infatti al 10° posto a livello globale per traffico internazionale voce e al 7° per qualità dati grazie a una rete ad altissima capacità che collega oltre 50 paesi dall’Europa al Sud America. Con apparati e server disseminati in 37 paesi per garantire in ogni momento la ridondanza dell’intelaiatura, il suo vero punto di forza sono i 450 mila chilometri di collegamenti sottomarini.
Già definita strategica dallo stesso Premier Gentiloni, la rete di Sparkle gestisce il traffico internazionale di Telecom e con esso anche le comunicazioni di diversi governi e servizi di sicurezza di paesi esteri, fra cui l’80% del traffico internet di Israele. Quanto basta, insomma, per giustificare l’intervento del governo contro il pericolo di un controllo estero, magari con vendita a un altro soggetto italiano di fiducia come Cassa Depositi e Prestiti? Non è detto.
Come spiega Franco Debenedetti, «Sparkle è strategica nel senso non tecnico-giuridico del termine: deve offrire garanzia di integrità, fisica e dei contenuti. Questa strategicità vale per tutti i paesi serviti da Sparkle e per tutti allo stesso modo. Se di golden power si tratta, tutti hanno lo stesso diritto di averne un pezzetto».
Di recente è intervenuto nel dibattito anche il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, per suggerire che la partita per il futuro del campione nazionale possa dirsi tutt’altro che conclusa. Per Giacomelli è mutato soprattutto il mondo che ruota attorno all’azienda, la quale, non a caso, «non vale le cifre di cinque anni fa» e «gestisce solo il 30% delle comunicazioni provenienti da Asia, Africa e Medio Oriente. La fetta di Sparkle si è assottigliata anche per quanto riguarda le comunicazioni con Israele, operate “al 60% da Bezeq International».
Negli ultimi anni nuove realtà si sono affacciate con prepotenza nel mercato del traffico globale dei dati internet, destinato a passare nel 2019 a 24,3 exabyte (un trilione di byte) al mese contro i 6,8 del 2016 e a raggiungere un valore di business di circa 142 miliardi di dollari. L’esplosione della domanda (+45%) è dettata dalla crescita per molti versi irresistibile della richiesta e dell’offerta asiatica.
Negli ultimi anni nuove realtà si sono affacciate con prepotenza in un mercato – quello del traffico globale dei dati internet – destinato a passare nel 2019 a 24,3 exabyte (un trilione di byte) al mese contro i 6,8 del 2016 e soprattutto a raggiungere un valore di business di circa 142 miliardi di dollari. L’esplosione della domanda (+45%) è dettata dalla crescita per molti versi irresistibile della richiesta e dell’offerta asiatica e non è un caso se le nuove infrastrutture di trasporto siano orientate geograficamente proprio in quella direzione.
Paradigmatico è il caso del nuovo cavo intercontinentale per le comunicazioni gestito dal consorzio internazionale AAE-1 (Asia Africa Europe 1). Correndo per 25 mila chilometri sul fondale marino, il cavo collega il grande hub europeo di Marsiglia a Hong Kong e Singapore e interseca lungo il suo tragitto i più importanti mercati di Sud Est Asiatico, India, Africa, Europa e Medio Oriente ove si concentra qualcosa come il 40% della popolazione mondiale.
L’approdo nel Belpaese avviene a Bari ed è assicurato dalla landing station gestita da Retelit, operatore di servizi dati e infrastrutture per le Tlc che è anche l’unico attore italiano ad aver aderito al consorzio internazionale fondato nel 2014. Con un investimento di quasi 50 milioni di euro, la società guidata dall’AD Federico Protto si è mossa con decisione per essere pronta a soddisfare le nuove esigenze dei traffici internazionali, soprattutto se si considera che già dal 2019 potranno affluire dall’Asia in Europa più dati che merci.
«Il Sud Italia – spiega Federico Protto, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Retelit – rappresenta il punto ideale per raccogliere e i ribilanciare i flussi di dati che provengono dal Medio ed Estremo Oriente e diretti verso l’Europa, che oggi vengono invece deviati in gran parte verso gli hub di Marsiglia. Per rendere il Mediterraneo la rotta centrale per il traffico di dati è prioritario investire su queste infrastrutture. Con il progetto AAE-1, che atterra a Bari, vogliamo creare un polo strategico, complementare con la Sicilia, in cui gli OTT (Over-The-Top come Google, Facebook, Amazon, Netflix), che forniscono attraverso la rete Internet contenuti (soprattutto video) e applicazioni, potranno trovare sempre maggiore interesse a investire».
La commercializzazione dell’AAE-1, iniziata a giugno, già dà riscontri positivi. «Sulla base dei primi risultati, siamo confidenti» – ha commentato Federico Protto – «che questo investimento darà gli attesi risultati in termini di fatturato, marginalità e di ampliamento della proposta commerciale. Al 30 giugno 2017 l’investimento complessivo per il progetto ammonta a €46,3 milioni. In particolare, €38,9 milioni rappresentano l’investimento relativo alla costruzione del cavo sottomarino, attraverso la partecipazione in un Consorzio che comprende 19 operatori di telecomunicazione a livello mondiale, €2,1 milioni sono invece relativi alla realizzazione della landing station di Bari, quindi dell’unico punto di approdo italiano del sistema, e infine €5,3 milioni si riferiscono agli investimenti per il potenziamento della rete Italiana, necessario a consegnare e trasportare il traffico del cavo. “La sfida che ci aspetta adesso – conclude Protto – dopo aver rispettato tempi e investimenti previsti, è quella di portare la maggior parte del traffico in Italia, in particolare in Puglia, facendola diventare il principale punto di snodo dei flussi di traffico provenienti da Asia e Middle East».