ComunicazioneAl di là del marketing, un’azienda risulta vincente per quello che fa

Sono le scelte imprenditoriali che descrivono competitività, paure e reale capacità di innovare. Non basta fare un restyling della propria immagine. I consigli di “Make a Plan”

In collaborazione con Make a Plan

Ho scritto questo articolo per spiegarti come l’azienda comunica il proprio livello di competitività e fa percepire all’esterno forza innovativa, solidità e timori solo attraverso le scelte imprenditoriali, ancora prima che inizi a fare comunicazione strutturata. Anche il fine tuning della comunicazione può supportare o sbilanciare un processo di crescita della competitività attivando dinamiche del mercato più o meno desiderabili per un’azienda in posizione challenging o per una startup che non ha ancora visualizzato bene gli incumbent sul mercato.

Affrontare il mercato e le relazioni con le altre organizzazioni ci conferisce oggi un forte spirito di osservazione e approfondisce la conoscenza che ogni azienda ha di tutte le organizzazioni che le circondano, permettendo di cogliere delle informazioni e avere percezioni che arrivano all’esterno, spesso molto prima di quei messaggi di comunicazione che diffondiamo tramite un piano di comunicazione strategica strutturato.

Nel proprio lavoro lo strategist di comunicazione impara a rilevare il posizionamento di un’azienda non a partire da quanto i membri dell’organizzazione dichiarano di essere o voler far, ma dalle reali scelte aziendali, che si riflettono:

  • nell’organizzazione dello staff (la formazione, il tipo e il livello di specializzazione, le retribuzioni medie, i vincoli e i permessi legati a ciascuna funzione lavorativa),
  • nella distribuzione dei costi e nella composizione del budget (anche da un semplice bilancio di previsione),
  • negli elementi valorizzati all’interno di un processo di produzione
  • nei piani di azioni strategiche e comunicative precedentemente messi in atto e nelle azioni che sono state considerate prioritarie
  • nella strategia con cui porta un’innovazione sul mercato: l’azienda in questione tutela le proprie innovazioni per evitare ingresso di incumbent diretti sul mercato, crea nuove catene del valore stabilendo una posizione di controllo e disgregando i paradigmi di riferimento di un settore, concorre con idee originali al pari della sua concorrenza e combattendo a suon di creatività o attenzione alla micro-targetizzazione, si concentra sui bisogni di una categoria specifica di stakeholder chiave per legarsi a loro a doppio filo su una value chain ambita anche dai competitor, lancia un’idea agli stakeholder e poi li utilizza come gradini della propria scalata..qual è la strategia utilizzata?
  • Negli accordi legali e nelle policies esterne a cui l’azienda ha dato priorità,
  • Nei ritmi con cui un nuovo progetto raggiunge il mercato (che la dicono lunga su quanto un’azienda è affamata di visibilità ma soprattutto denaro) es. Investe sull’innovazione proteggendo i brevetti in modo da poter evitare ingresso di altri sul mercato e guadagnare tempo in cui potrà vendersi a premium prices? Conta sull’esclusione degli incumbent dal mercato o sulle proprie capacità competitive?)
  • nei fattori che ritiene rilevanti quando studia i propri competitor e il mercato, poiché in molti casi gli elementi analizzati riguardano un aspetto della minaccia percepita e rimandano al fattore cui l’azienda si sente debole,
  • nei rapporti societari e nei profili delle persone e società che partecipano al capitale di un’azienda
  • nell’uso che l’azienda fa di dati e informazioni che riguardano il mercato (ne ha e ne usa, non ne ha, ma li cerca affrontando i propri limiti di budget, non li contempla come asset strategici, ..),
  • nel rapporto con le mode e nella capacità di distinguerle dai trend di mercato soprattutto in ambito tecnologico,
  • nella proporzione tra tempi dedicati alla focalizzazione degli obiettivi definizione delle strategie ed execution,
  • Nelle tempistiche necessarie alla rilevazione degli effetti di un errore strategico e nella prontezza nel mettere in campo azioni di recovery.

Tutte queste prime informazioni sono utili allo strategist, perché lo aiutano capire bene con chi andrà a lavorare e a pianificare il modello di analisi più adatto alla base degli ulteriori step che portano alla definizione di un piano di comunicazione strategica.

Ma anche all’occhio di uno stakeholder attento o di un potenziale investitore allenato questi dati diventano rilevanti, poiché contribuiscono a far sedimentare delle prime sensazioni “a pelle” che nessuna campagna di comunicazione esterna creata a tavolino potrà poi contrastare.

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