«Tassi d’interesse? È calma piatta. L’unica variabile fuori controllo, la meno prevedibile, riguarda l’assetto politico italiano e gli strascichi che potrebbe avere uno stato di ingovernabilità». Se pensavate che gli strascichi elettorali fossero senza conseguenze, dovrete rivedere le vostre teorie. Ne è convinto Roberto Anedda, direttore marketing del Gruppo Mol, leader nel mercato italiano della distribuzione di prodotti di credito e assicurativi tramite Internet. Secondo Anedda, è un rischio sistemico a bassa intensità, certo, ma anche l’unica perturbazione possibile in un contesto di relativa stabilità.
Anedda, come mai la situazione politica di un Paese come l’Italia dovrebbe incidere sui mutui?
Perché, allo stato attuale, l’unica variabile fuori controllo, la meno prevedibile, è l’assetto politico italiano, con gli strascichi che potrebbe avere. Per il resto, nel suo ultimo intervento, il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha confermato la stabilità e la positività della congiuntura economica dell’Eurozona.
Questo vuol dire…
Vuol dire che si va verso tassi bassi fino a fine anno. Le offerte immobiliari sono ai minimi storici, del resto, e c’è molta disponbilità delle banche a erogare mutui, cosa che genera competizione tra le banche stesse e condizioni molto convenienti per il cliente. Nessun problema per chi vuole acquistare, quindi.
A meno che?
L’unica cosa che potrebbe incidere sul costo del denaro è una deriva particolarmente instabile, dopo l’esito del voto. Ma la settimana successiva al voto sta mitigando anche questa eventualità: i mercati si sono ripresi bene dopo il leggero shock negativo di lunedì 5 marzo.
«A mio avviso l’establishment finanziario si è ormai adattato all’idea dei nuovi assetti: molti tra loro, in Italia, simpatizzano per il Movimento Cinque Stelle. È in atto una grande normalizzazione di quest’esperienza politica peraltro, e le recenti uscite di Luigi Di Maio lo confermano. La Lega spaventa un po’ di più, certo. Diciamo che se l’incarico andasse verso il centrodestra, con Salvini che ha superato Berlusconi, ci sarebbe qualche fibrillazione in più»
Però il lunedì successivo alle elezioni sono state proprio le banche. Come se lo spiega? Sono ancora l’anello debole della catena?
Le banche nei giorni successivi si sono riprese subito. Peraltro, sono tra le più solide come outlook e già il mercoledì successivo alle elezioni Intesa San Paolo e UniCredit erano sopra i valori pre elettorali. Segno che il mercato sta già considerando i fondamentali e non i rischi di indebolimento esogeno. Non c’è una pericolosità Italia. A mio avviso l’establishment finanziario si è ormai adattato all’idea dei nuovi assetti: molti tra loro, in Italia, simpatizzano per il Movimento Cinque Stelle. È in atto una grande normalizzazione di quest’esperienza politica peraltro, e le recenti uscite di Luigi Di Maio lo confermano. La Lega spaventa un po’ di più, certo. Diciamo che se l’incarico andasse verso il centrodestra, con Salvini che ha superato Berlusconi, ci sarebbe qualche fibrillazione in più.Torniamo sulla terra. Cosa consiglierebbe a chi sta pensando di fare un mutuo? Tasso fisso o variabile?
Indicativamente siamo ancora in una fase da tasso fisso. Bisogna ragionare nella logica a lungo termine del mutuo. L’euribor negativo, sulla quale si calcola il mutuo a tasso variabile, così come il misero punto differenziale di partenza non deve ingannare. È ovvio che chi accende un mutuo con un tasso variabile adesso, si garantisce un risparmio considerevole nei primi tre, quattro, cinque anni.Quindi, pare di capire, dipende dalla durata del mutuo…
Il 70% dei mutui ha una durata che va dai 20 ai 30 anni. Il motivo prescinde dai tassi: una durata più lunga diluisce il peso della rata e permette a chi ha redditi meno elevati di accedere al credito. Certo, se fai un mutuo a tasso variabile dovresti fare un calcolo per far fronte ad aumenti di rata futuri e in caso di mutui lunghi forse è un rischio che non correrei. Anche perché può accadere che le coincidenze sfortunate capitino assieme.Quando, invece, ha senso scegliere un tasso variabile?
Fino ai 10-15 anni consiglierei tutta la vita un mutuo a tasso variabile. C’è anche un altro aspetto di cui tenere conto: in tempi normali, il differenziale medio tra il tasso fisso e quello variabile era di circa 2-3 punti, a favore del variabile. i tempi normali (di differenziale di 2-3 punto tra fisso e variabile) potrebbero tornare presto, perché al momento le prospettive sono all’opposto. Proprio il fatto che il differenziale sia ridotto e che non dovrebbe aumentare presto porta a rendere il tasso fisso particolarmente conveniente e consigliabile anche per chi sia eccessivamente preoccupato di sottoscrivere, con il tasso fisso, un mutuo inizialmente più costoso rispetto alla sua alternativa a tasso variabile.