C’è un nuovo supereroe in città, da quattro anni a questa parte. Si chiama Super Ufficiale Giudiziario, ma nessuno lo conosce. Può sembrare l’incipit di un fumetto Marvel riuscito male, ma in realtà è la triste storia dell’ennesima riforma mancata all’italiana. Facciamo un passo indietro: è il 12 settembre del 2014 quando entra in vigore il decreto legge numero 132, la riforma della giustizia del ministro Orlando che ha lo scopo di rendere più veloce la giustizia italiana e di smaltire l’arretrato che si è accumulato negli archivi dei tribunali. Nel contesto di tale decreto, tuttavia, c’è pure una norma che, in teoria, va a favore dei creditori, una delle specie peggio protette d’Italia.
Succede infatti che buona parte dei debitori insolventi, al momento dell’ingiunzione di pagamento, si dichiari nullatenente. È a questo punto che entra in scena l’ufficiale giudiziario: che su esplicita richiesta del creditore al tribunale, può accedere alle banche dati, all’anagrafe tributaria, per l’individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti al pubblico registro automobilistico e agli enti previdenziali, per accertare se il debitore nullatenente sia effettivamente tale.
Tutto fa pensare che il creditore abbia un nuovo e prezioso alleato. Piccolo dettaglio: a oggi quella norma è rimasta solo sulla carta o quasi, e del Super Ufficiale Giudiziario non c’è traccia. Ad esempio, perché, si dice, ai Presidenti di Tribunale questo nuovo sistema piaccia poco e che di autorizzazioni ne vengano concesse poche
Non sono poteri di poco conto. Basti pensare, ad esempio, che la legge di stabilità del 2014 ha istituito una sorta di “mega” anagrafe dove confluiranno tutti i rapporti degli istituti di credito e degli altri intermediari finanziari con i clienti, vale a dire tutti i conti corrente dei contribuenti. Non solo: grazie a questa legge il creditore può chiedere di partecipare alle operazioni di ricerca e pure farsi assistere, a sue spese, dal difensore o da un esperto. Non bastasse, per “incentivare” l’ufficiale giudiziario a compiere le ricerche telematiche è previsto per lui un compenso aggiuntivo, a carico del creditore, in percentuale variabile e in relazione al valore del bene o credito pignorato.
Insomma, tutto fa pensare che il creditore abbia un nuovo e prezioso alleato. Piccolo dettaglio: a oggi quella norma è rimasta solo sulla carta o quasi, e del Super Ufficiale Giudiziario non c’è traccia. Ad esempio, perché, si dice, ai Presidenti di Tribunale questo nuovo sistema piaccia poco e che di autorizzazioni ne vengano concesse poche. O perché mal si sopporta l’idea che agli ufficiali giudiziari siano offerti incentivi monetari, una percentuale dell’1, 2 e 5 per cento sul valore di assegnazione o sul ricavato della vendita dei beni mobili pignorati, o del 3, 4 e 6 per cento sul ricavato della vendita o sul valore di assegnazione dei beni e dei crediti pignorati. E forse è per questo che nessuno parla di questa norma, e che sui giornali non ne sia mai stata data adeguata pubblicità.
«Questa – commenta Marianna Vintiadis, country manager di Kroll, la multinazionale americana della corporate intelligence – è un’opportunità mancata per ripulire un settore pieno di persone che agiscono ai margini della legalità, sfruttando il fatto che i creditori hanno necessità di reperire informazioni per riuscire a recuperare i crediti, una volta emessa la sentenza». E insomma, siamo al paradosso. Quello di uno Stato che si fa una legge per consentire al debitore (e a volte pure a se stesso) di farsi pagare, e poi non usa, né fa usare quella legge. O peggio ancora, che passa per essere un cattivo pagatore e che invece si rivela essere pure un pessimo debitore. Miracoli italiani.