Dilemma nuovo governo? Il cubo di Rubik lo può risolvere solo Mattarella

Nonostante i due giri di consultazioni, la formazione di un nuovo governo appare ancora come un miraggio. Non è emersa nessuna intesa per formare una coalizione forte e in grado di sostenere un Paese. E la scelta del Presidente è dietro l'angolo

Il risultato del voto del 4 marzo è sotto gli occhi di tutti. La lungimiranza prevarrà sui calcoli dei partiti politici? Non è dato saperlo e così il vero protagonista di questa fase è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il cubo di Rubik della politica italiana sarà risolto solo grazie alla sua saggezza. Ma andiamo con ordine. Di fatto Di Maio e Salvini hanno vinto le elezioni, il PD e Forza Italia le hanno perse. Ci sono due maggioranze relative, nessuna assoluta, e diverse minoranze possibili, compreso il PD. Le maggioranze di governo possibili sono molteplici, e poiché nessuna è uscita dalle urne, inevitabilmente saranno frutto di compromessi e di accordi, d’altronde parliamo di politica.

Gli elettori hanno scelto che il Pd sia in minoranza, quest’ultimo tuttavia, essendo una forza riformista e istituzionale, non può disinteressarsi di ciò che accade in Italia. Forse è improbabile che M5S e Lega possano formare un esecutivo insieme, non perché non ci siano convergenze su almeno una decina di punti, ma perché non conviene a nessuno dei due, soprattutto a Salvini, nei fatti il leader del centrodestra. L’unico governo che potrebbe appoggiare è quello con Salvini premier. Altrimenti per lui il ricorso alle urne con questa legge elettorale o con una ancora più maggioritaria non è una pessima prospettiva, anzi. Lo stesso discorso vale per i 5stelle, dove in panchina (si fa per dire), c’è Di Battista.

I grillini e i leghisti sono in una posizione speculare. Se il M5S sostiene un governo con PD o con la Lega ha vinto, se non lo fa e lo fanno PD e centrodestra, ha vinto, se non si fa il governo e si va a votare, ha vinto. Se la Lega forma un governo con il M5S, ha vinto, se Salvini fa il premier di un governo sostenuto dal centrodestra e dal Pd, ha vinto, se si torna al voto, ha vinto. Mentre si fanno ipotesi, l’ultima delle quali è quella del cosiddetto governo del Presidente, lo scenario internazionale si complica con la necessità di assumere su di sé la responsabilità e la maturità che la Politica impone, altrimenti non è affatto da escludere il voto anticipato.

Da un lato quindi ci sono le forze politiche che provano a ottimizzare l’esito del voto, dall’altro vi è un Paese che ha la necessità di disporre di un governo. Da una parte vi sono considerazioni e tatticismi, dall’altra c’è la lancetta della storia che va avanti come stanno dimostrando drammaticamente gli eventi di politica internazionale

Intanto ci sono stati due giri di consultazioni. Il primo è avvenuto tra mercoledì 4 e giovedì 5 aprile, quando Sergio Mattarella ha incontrato prima i neo- eletti presidenti di Senato e Camera, il Presidente Emerito Giorgio Napolitano e poi le delegazioni delle formazioni e dei partiti presenti in Parlamento. Nella successiva dichiarazione, il Presidente della Repubblica ha ricordato che pur avendo due partiti ottenuto gran parte dei consensi degli elettori, nessuno schieramento politico e nessuna coalizione ha ottenuto la maggioranza dei seggi né alla Camera né al Senato. Tuttavia dopo i primi due giorni di confronto, non è emersa alcuna intesa per formare una coalizione in grado di sostenere un Governo e sono state annunciate altre consultazioni giovedì 12 e venerdì 13 aprile, invertendo l’ordine degli interlocutori del Presidente della Repubblica.

Nei giorni intermedi sono state numerose le dichiarazioni e le prese di posizione dei protagonisti, sintetizzate dall’espressione usata da molti di veti incrociati. Infatti anche dopo il secondo giro di consultazioni è emerso che il confronto tra i partiti politici per sostenere un governo, non ha fatto progressi. Mattarella invece ha espresso la necessità che l’Italia possa disporre di un governo nella pienezza delle sue funzioni adducendo numerose motivazioni che vanno dalle attese degli Italiani alla situazione economica, dalle scadenze dell’Unione europea alle tensioni internazionali.

Da un lato quindi ci sono le forze politiche che provano a ottimizzare l’esito del voto, dall’altro vi è un Paese che ha la necessità di disporre di un governo. Da una parte vi sono considerazioni e tatticismi, dall’altra c’è la lancetta della storia che va avanti come stanno dimostrando drammaticamente gli eventi di politica internazionale. Al centro vi è la figura del Presidente della Repubblica, di cui tra pochi giorni non apprezzeremo solo lo stile sobrio, le dichiarazioni misurate e la lunga esperienza istituzionale ma anche la capacità di condurre il Paese fuori dal ginepraio della politica italiana post-voto.

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