Chi pratica il ciclismo sa bene che stare a ruota consente di risparmiare molte energie; sa che non si può diventare grandi campioni senza avere a fianco degli straordinari gregari. Per vincere una volata è fondamentale il treno di compagni di squadra, che negli ultimi chilometri porta il velocista a non più di 200 metri dal traguardo.
Il gregario è colui che va a prendere le borracce all’ammiraglia e le porta al capitano, colui che tira in salita quando l’avversario è in fuga, colui che con fatica lavora per un bene superiore.
Ma i libri di Storia sono pieni di capitani, eroi, condottieri, inventori, profeti. Nessuno di loro sarebbe tale se sulla propria strada non avesse incontrato buoni gregari.
Troppo spesso ci dimentichiamo dell’importanza di chi segue per primo un’idea giusta, narra nel modo corretto le gesta epiche dell’eroe, corrobora nuove teorie o nuove scoperte.
E’ proprio questo il punto: il buon gregario è il primo a capire il genio, il nuovo, l’epico, il profetico. Si innamora dello scopo dell’innovatore puro e ne fa motivo della propria lotta quotidiana.
Ebbene sì, il genio del gregario risiede per l’appunto nel saper riconoscere il genio altrui. Non stiamo parlando di una qualità banale, ma di una capacità straordinaria: quella di vedere oltre la siepe, ascoltare oltre il rumore e leggere oltre la parola.
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