«Il 2017 è stato un anno da record per Messe Frankfurt». Sorride soddisfatto Detlef Braun, uno dei tre componenti del consiglio direttivo di una delle più grandi società fieristiche del mondo, sicuramente la più antica con 778 candeline all’attivo, di cui 20 appena soffiate di attività in Italia. Per l’appunto è a Bari, Braun, per officiare uno degli eventi di accompagnamento a SPS IPC Drives Italia, che si terrà a Parma tra il 22 e il 24 maggio prossimo, la fiera dell’automazione italiana per antonomasia, prima dell’hype e degli incentivi di industria 4.0.
Si parla di meccatronica e di rivoluzione digitale, sul palco, ma nel mondo sono anche giorni di minacce e contro-minacce di dazi e barriere. Braun non è tipo da fare spallucce di fronte a Trump e all’ombra del protezionismo che non riguarda solamente Washington: «È un vento che gira il mondo – racconta a Linkiesta -: l’abbiamo avuto in Russia, in Turchia, ora negli Stati Uniti. A dispetto delle promesse, è una pessima notizia per il business e per le economie locali: spaventa la gente, produce inquietudine e instabilità».
Il peggio deve ancora venire, se mai arriverà. Anzi, a quanto pare, dalle parti di Francoforte, nulla lascia presagire a una contrazione dei mercati e degli scambi globali: «Noi quest’anno abbiamo soffiato su 778 candeline, siamo dei dinosauri del mercato – spiega Braun -. E il 2017 è stato il migliore dei nostri 778 anni. Il turnover è stato pari a 661 milioni di euro e abbiamo avuto 4.2 milioni di buyer professionali che hanno visitato i nostri eventi. Anche il 2018 si prospetta, di nuovo, un anno da record».
«Noi quest’anno abbiamo soffiato su 778 candeline, siamo dei dinosauri del mercato. E il 2017 è stato il migliore dei nostri 778 anni. Il turnover è stato pari a 661 milioni di euro e abbiamo avuto 4.2 milioni di buyer professionali che hanno visitato i nostri eventi. Anche il 2018 si prospetta, di nuovo, un anno da record».
Per le cassandre e i declinisti, insomma, meglio rivolgersi altrove: «Questi sono ottimi segnali perché noi siamo lo specchio delle economie reali: se l’economia reale va bene, noi andiamo bene. Noi replichiamo l’andamento del mercato, non può avvenire il contrario. – spiega Braun – E sono ottimi segnali, aggiungerei, soprattutto per le piccole e medie imprese con orientamento all’export: sono loro, nel 94% i nostri espositori. Ed è il loro sviluppo che sta spingendo il nostro business e le economie dei Paesi da cui provengono».
Detta così, sembra che Messe Frankfurt viva di rendita. Non esattamente, in realtà. Competere sui mercati fieristici internazionali come Informa, colossi senza quartieri che organizzano eventi in tutto il mondo, non è esattamente uno scherzo: «Noi abbiamo un modello di sviluppo diverso rispetto a loro – spiega Braun -: stiamo per investire 1,2 miliardi nei prossimi anni per il nostro quartiere fieristico, perché crediamo nel potere della localizzazione, perché crediamo che quello sia uno dei nostri punti di forza». Gli altri punti di forza? «La più grande forza vendita del mondo e un’organizzazione in cui ogni manager si concentra in modo olistico sul proprio brand fieristico, dalla A alla Z».
Il futuro? »Brasile, Russia, India, Cina, Turchia, Messico sono i mercati su cui puntiamo di più», spiega Braun, senza tuttavia dimenticare l’Italia, «il più importante mercato estero che abbiamo, parlando di espositori, il secondo, se si parla di visitatori». «Qui da voi abbiamo Sps che sta andando benissimo – continua -. E vogliamo farla crescere ancora, per espandere la nostra presenza in Italia, dovunque ci sia la possibilità di farlo». Evidentemente, per qualcuno questo non è un Paese morto. Prendete nota.