Giro di vite sugli stage fasulli, gli ispettori promettono: nel 2018 più controlli

I tirocini sono uno strumento di cui molti – aziende private, enti pubblici, perfino associazioni non profit – abusano per avere personale a basso costo. Scovare i tirocini "farlocchi" non è facile, ma c'è una buona notizia

Milleottocento casi di stage fuori dalle regole scovati dagli ispettori del lavoro italiani nel corso del 2017. Milleottocento stage fasulli, farlocchi, stagisti sfruttati, usati malamente, piazzati lì per sostituire lavoratori; stagisti di nome, lavoratori di fatto.

È il dato inedito che emerge dall’intervista che Eleonora Voltolina – fondatrice della Repubblica degli Stagisti, testata online dedicata proprio ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro – ha fatto a Paolo Pennesi, che da tre anni guida l’Ispettorato nazionale del lavoro coordinando l’attività di 2.100 ispettori del ministero del Lavoro, 1.200 ispettori dell’Inps e 290 ispettori dell’Inail.

In tutto fa tremilaseicento ispettori: pochi, senz’altro, per tenere monitorato il mare magnum delle imprese italiane – oltre quattro milioni secondo l’Istat. Ma da qualche parte si deve pur cominciare.

Questi milleottocento stage fasulli scovati dagli ispettori l’anno scorso sono solo un inizio. Un paio di mesi fa i tirocini, infatti, sono stati per la prima volta ufficialmente indicati «tra gli ambiti principali di intervento per l’attività di vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro per l’anno 2018». C’è anche una circolare che lo mette nero su bianco: il giro di vite contro lo sfruttamento degli stagisti – quantomeno, di quei circa 300mila all’anno qualificabili come extracurricolari – è cominciato.

Ora dunque gli ispettori incaricati di verificare il rispetto delle normative sui luoghi di lavoro hanno indicazioni molto precise su cosa fare quando incrociano uno stagista, cosa controllare per accertarsi che il tirocinio sia in regola, e come agire in caso non lo sia. E i controlli si stringeranno in particolare su quei settori produttivi che fanno un uso più disinvolto di questo inquadramento estremamente vantaggioso (lo stage infatti non è un contratto di lavoro, non prevede il diritto alla retribuzione ma solo a un minimo di “indennità mensile” variabile da regione a regione, non contempla il versamento di contributi, si può interrompere facilmente…) finendo spesso per approfittarne: call center, piccola e grande distribuzione, per citarne un paio.

Il controllo dei tirocini è da oggi dunque «una priorità di azione comune» per gli ispettori del lavoro di tutta Italia, anche come contrappeso a «un orientamento della giurisprudenza di merito un po’ troppo confusionario e avventurista sulla identificazione dei presupposti del tirocinio», come dice Pennesi, citando «alcuni pronunciamenti del tribunale di Napoli quasi imbarazzanti…».

L’intervista integrale al capo degli ispettori del lavoro è disponibile qui

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