Spread in crescita e tensioni sulla Borsa. Alla vigilia della nascita del governo Conte, a maggio, è bastata l’ipotesi di nominare come ministro dell’Economia l’economista Paolo Savona, noto per le sue posizioni critiche sulla moneta unica, per scatenare apprensione sui mercati e investitori, preoccupati dalla possibilità che l’Italia, tra i sei Paesi fondatori dell’Unione, potesse prendere in considerazione l’ipotesi di abbandonare la moneta unica. Il tema ha tenuto banco per giorni e ha quasi pregiudicato la nascita del governo gialloverde di Lega e M5S, causando una crisi istituzionale e ponendo in forte contrapposizione gli esponenti dei due partiti di maggioranza e il Capo dello Stato, fino a che non si è trovato un accordo sul nome dell’economista Tria per la guida del ministero di Via Nazionale.
Oggi il tema dell’appartenenza alla moneta unica rimane sottotraccia. Uscito dall’agenda della politica, rimane però al centro dei pensieri di alcuni investitori internazionali. Reuters a giugno ha raccontato della nascita di una “clausola Quitaly”, pensata per le transazioni internazionali anche se mai utilizzata. Si tratta di una clausola che scatterebbe se l’Italia mettesse in moto la procedura per lasciare l’eurozona o l’Unione Europea (ma anche se ne fosse espulsa contro la propria volontà), e che servirebbe a tutelare investitori stranieri, ad esempio prevendendo che il debito sia comunque saldato in Euro, anche in caso di abbandono della moneta. Si tratta di una clausola la cui legalità è tutta da dimostrare, ma dà la misura del senso del rischio percepito nei confronti dell’Italia da parte dei capitali globali.
Sky TG24 ha deciso di affrontare l’argomento con uno speciale, “Euro sì, Euro no. La parola agli italiani” in onda stasera alle 21, in cui, oltre a spiegare vizi e le virtù della moneta unica e la praticabilità di un suo abbandono, diffonderà i dati di un sondaggio, a cura dell’istituto di ricerca Quorum/Youtrend, che misura la propensione degli italiani a un referendum sulla moneta unica e le relative intenzioni di voto
Sky TG24 ha deciso di affrontare l’argomento con uno speciale, “Euro sì, Euro no. La parola agli italiani” in onda stasera alle 21, in cui, oltre a spiegare vizi e le virtù della moneta unica e la praticabilità di un suo abbandono, diffonderà i dati di un sondaggio, a cura dell’istituto di ricerca Quorum/Youtrend, che misura la propensione degli italiani a un referendum sulla moneta unica e le relative intenzioni di voto. La ricerca non indaga soltanto quanti italiani sarebbero favorevoli ad una consultazione e quanti, in caso, si esprimerebbero a favore, ma anche il rapporto con lo spread e la Germania e la scelta di lasciare o meno i propri risparmi in banca qualora si profilasse il rischio di un’Italexit.
L’ultimo sondaggio realizzato da Eurobarometro a giugno, a meno di un anno dalle elezioni Europee, ha registrato una buona soddisfazione dei cittadini dell’Unione: più di due terzi degli europei (il 67%) ritiene che l’appartenenza all’Ue abbia portato benefici al proprio Paese, il dato più altro mai registrato dal 1983. Tuttavia, in questo scenario, l’Italia è il Paese con la soddisfazione più bassa: solo 44% dei nostri connazionali pensa che l’Italia abbia avuto benefici all’appartenenza all’Ue (il 5% in più rispetto all’ultima rilevazione), mentre il 41% nega questo vantaggio (il 7% in meno dall’ultima ricerca). Solo il 38% degli italiani ritiene l’appartenenza all’Unione una cosa positiva. Anche questo dato è in crescita del 3% dall’ultima rivelazione, ma è decisamente al di sotto della media europea del 61%. Dati che indicano un malcontento, ma che non dicono molto circa le soluzioni che i nostri connazionali vorrebbero fossero intraprese, se all’interno o fuori dall’Europa.