Quando ero una persona con una situazione sentimentale “complicata”, o meglio quando-non-ero-aperta-all’amore, ero un invitante bocconcino a cui i maschi inviavano foto dei propri genitali in luogo di inviarmi i sempre graditi fiori.
I filtri di instagram concedevano dei veri e propri prodigi anatomici, confesso che se avessi studiato medicina mi sarebbe stato molto utile. La strada verso il 30 in anatomia sarebbe stata coadiuvata dal prezioso contributo di volontari (forse esibizionisti). Niente di più di questo: non c’era erotismo, ma solo anatomia. Ma non ero l’unica, non sono l’unica: ormai tutte abbiamo una foto di un pene sul cellulare, risalente al passato e al presente, e perché no, al futuro, all’inatteso. “Life is full of unexpected”, “Art is unpredictable”, “you never know what you really don’t know”. Il punto è proprio questo. Vi è mai capitato di ricevere sul vostro whatsapp foto di genitali di una persona con cui flirtate? Stando a uno studio sulla sicurezza online di Mcafee del 2014, almeno il 49% degli americani ha una foto di nudo sul cellulare (ricevuta o spedita). Se sì, quella cosa lì si chiama sexting ed è sempre più frequente. Ma non sostituirà a lungo andare il sesso dal vivo? Sicuramente negli anni i numeri sono aumentati, lo provano i dati su chi possiede uno smartphone, sempre in aumento (nel 2018 +2% dati Gartner), e lo provano le mie amiche che si arrabattano nella conoscenza del maschio tra i bar e tinder e certo come no anche i circoli culturali. Lo prova anche instagram. Un giorno postai una foto con hashtag #sirsasana, ovvero una postura di yoga, e #rishiskesh ovvero il luogo in cui si trova l’Ashram dello yoga Sivananda. Mi scrisse un indiano di Rishikesh – si sentiva afferente alla categoria yogica per prossimità geografica – per chiedermi se volessi gradire di vedere il suo pene.
La mia risposta?
Il punto è proprio questo. Vi è mai capitato di ricevere sul vostro whatsapp foto di genitali di una persona con cui flirtate? Stando a uno studio sulla sicurezza online di Mcafee del 2014, almeno il 49% degli americani ha una foto di nudo sul cellulare (ricevuta o spedita). Se sì, quella cosa lì si chiama sexting ed è sempre più frequente. Ma non sostituirà a lungo andare il sesso dal vivo? Sicuramente negli anni i numeri sono aumentati
Amy Schumer, la celebre comica americana, nel 2013 divulgava un video dal titolo “Sexting” in cui raccontava di come le donne non si eccitino nel ricevere per telefono foto dettagliate di pene. Lo spiegava in modo divertente: al tempo era una pratica tanto voluta dai maschi, e per le donne veniva descritta come “una roba” che rimandava all’infinito un incontro reale che non sarebbe mai avvenuto. L’altro giorno però forse abbiamo raggiunto la tanto ambita parità dei sessi culturale, perché un maschio mi ha confessato, lamentandosene perché pure lui ha studiato scienze al liceo e gli è bastato, che riceve quotidianamente foto e video di vagina, e non intende assolutamente ricambiare inviando foto del suo amato eretto.
“E’ un fenomeno, trasversale e coinvolge tutte le età. Le persone fanno sexting per ragioni diverse, prima si utilizzava molto Facebook, è una metodologia di approccio molto semplice, anche il timido ce la fa” spiega Claudia Popolillo sessuologa, “da un punto di vista psicologico dietro il fatto di inviare foto ci possono essere problemi di autostima: lo fanno uomini e donne, ma anche persone sposate che si sentono trascurate dal partner e così riescono a sentirsi ancora desiderate”. Il punto forse è proprio questo: non c’è pene che una giusta angolazione non possa migliorare; non ci sono pance che non possano essere appiattite, seni ingranditi, corpi fissati nel tempo e nella finzione di una foto. Instagram vs reality? In questo senso ha vinto Instagram, la finzione, o meglio l’autofinzione: come mi rappresento vince su come sono. Voglio essere come mi rappresento.
Il punto forse è proprio questo: non c’è pene che una giusta angolazione non possa migliorare; non ci sono pance che non possano essere appiattite, seni ingranditi, corpi fissati nel tempo e nella finzione di una foto. Instagram vs reality? In questo senso ha vinto Instagram, la finzione, o meglio l’autofinzione: come mi rappresento vince su come sono. Voglio essere come mi rappresento.
Qualche tempo fa, alla Triennale di Milano, Roberto D’Agostino (sì sì quello di Dagospia), parlando delle selfie disse che erano masturbazione. Il sexting, come la si vuole vedere, è un modo per masturbarsi insieme, a diversi gradi di interazione: c’è chi manda video, chi manda foto, chi manda più di una foto o video chi esaudisce le richieste del compagno. Continua Claudia Popilillo: “I motivi per cui si fa sexting sono vari, e non è detto che dietro all’invio di una foto ci sia poi una soddisfazione sessuale, magari chi la riceve la utilizza a uno scopo sessuale, ma non è detto, si tratta di attirare le attenzioni perché in qualche modo sono mancate in chi lo pratica o si hanno dei tratti narcisistici, attraverso le chat si ricevono conferme”. Il sexting non è poi solo cosa da single, anzi, può essere anche una forma di preliminare in una coppia. “Ci sono coppie consolidate che aumentano l’eccitazione attraverso il sexting. Si tratta di attivazione alternativa della sessualità nella coppia, per tenere viva la fiamma della passione”.
Ma dopo questa disamina il punto è: ho risposto all’indiano che sì, volevo vedere la foto? Ammetto che ero curiosa di vedere come si metteva, se veramente mi avrebbe inviato una foto di pene dopo avere postato una foto di yoga. Ma poi un pene è un pene, e senza significato non mi interessa, nemmeno come giornalista d’assalto. Un altro punto è: ma il mondo si è capovolto? Perché le donne hanno cominciato a fare quello che fanno i maschi? “È sicuramente una tendenza più maschile, però le donne lo fanno per varie ragioni: perché hanno difficoltà a relazionarsi dal vivo, o perché sono schizzinose o hanno paura delle malattie, ci sono donne che seguono il partner e quindi come conseguenza praticano sexting. Ma sicuramente è una pratica più maschile: gli uomini attivano il desiderio con la vista, le donne lavorano più di fantasia”. Insomma, fuori ci sono 35 gradi, e la certezza è una: finché c’è fantasia non tutto è perduto.