Vacanze d’estate: sole, caldo, relax! Sicuri? Godremo finalmente di un po’ di pace, un po’ di riposo dopo un anno di fatiche e di duro lavoro, un bel riposo meritato, guadagnato? Non proprio, spesso iniziano male: molti partono nei giorni e orari di punta e ci si costringe a ore e ore di sofferenza nel traffico. Quest’anno il bollino nero è il 4 agosto, molti si mettono in marcia proprio in quel giorno. Nessuno ha voglia di individuare la data migliore, troppa fatica. Colpa dello spirito vacanziero con cui s’inizia, a non aver voglia di occuparsi di niente, ma di lasciare che le cose vadano come vadano, sarà quel che sarà, chissenefrega. E così il vacanziere si ritrova imbottigliato in code chilometriche di automobili, con mezzo mondo in strada, imprecando.
Tanto – lui pensa – quando sarò lì passerò il tempo a non fare niente o quasi. Ma poi i dubbi lo assalgono, ci riuscirò o ci riuscirò solo a metà? Sarà una vera vacanza, o una “quasi” vacanza? E se anche mi mettessi a camminare avanti indietro, senza meta, in un posto qualsiasi, niente facendo e niente pensando, andrebbe meglio? Forse sarei dovuto andare lontano, dall’altra parte del mondo in un luogo esotico, occupando tutto il tempo nell’esplorarlo e, in quello rimanente, praticando qualche sport estremo, o qualcosa di ancora più estremo, beccandomi pure, perché no, uragani, piogge torrenziali, malattie esotiche, intossicazioni. Per poi accorgermi che stare in giro, credendo di fare chissà che, non è vacanza manco quella, solo un po’ di casino come sempre, e alla fine ho fatto ben poco nutrendomi di niente. Così come la vacanza tutta risate di puro divertimento non è mai soltanto così, né davvero così. Quella ricreazione in cui ci s’intrattiene, andando di qua di là, come se nulla ci trattenesse, anche quella ha qualcosa d’inquietante, magari un’ebollizione frenetica. E che dire della vacanza più programmata, al riparo da ogni imprevisto, in cui non dovrebbe accadere nulla quando, invece, incontra sempre un suo lato oscuro, eversivo, assai poco rassicurante? Forse il traffico mi stando alla testa, pensa tra sé e sé il vacanziere, forse non so più cosa voglio ottenere da questa vacanza.
Insomma inutile elucubrare, si può andare ovunque, o restare a casa, poco cambia, se non entra dell’altro a portare scompiglio non c’è vacanza.
Da un centinaio di anni, vacanze significa, anche, vacanze dal matrimonio, dalla moralità consueta, vacanze da se stessi, autorizzandosi a cose che mai si farebbero in altri momenti. Vacanze: per alcuni è un tempo vacuo da riempire di sesso, sesso rubato, sesso liberato, una di zona franca in cui abbandonarsi all’incontro. Accompagnato da un senso di euforia, quando i limiti imposti dalla vita che si conduce e che si è obbligati a sostenere… saltano via
Vacanza viene da “Vacatio” e significa sospensione o cessazione di qualcosa: si è liberi da qualcosa per dedicarsi a qualcosa d’altro. Al nuovo, finalmente. Ma per incontrarlo tocca uscire dal proprio ego, dai propri schemi. Ma solo ‘Eros’ strappa il soggetto da se stesso e lo catapulta chissà dove. Ah, l’estate! Il sole, il caldo, creano l’atmosfera perfetta per farlo risvegliare in ognuno di noi, lasciando che ci muova verso qualcosa, verso la bellezza, il sogno, l’ebbrezza. Le vacanze ora ci chiamano, mogli, mariti, amanti, si mobilitano alla ricerca di quel assolutamente altro da sé, più distante possibile da quel che, al momento, si è o si pensa di essere. Alleluja! Tra vacanze ed eros è in atto un idillio da quando, non è molto, le vacanze si sono estese a tutti. Da un centinaio di anni, vacanze significa, anche, vacanze dal matrimonio, dalla moralità consueta, vacanze da se stessi, autorizzandosi a cose che mai si farebbero in altri momenti. Vacanze: per alcuni è un tempo vacuo da riempire di sesso, sesso rubato, sesso liberato, una di zona franca in cui abbandonarsi all’incontro. Accompagnato da un senso di euforia, quando i limiti imposti dalla vita che si conduce e che si è obbligati a sostenere… saltano via.
Pirandello, diceva che il comico nasce dal «avvertimento del contrario», dall’inversione del proprio ruolo sociale, soprattutto per chi s’imbriglia, di norma, in esso e si riconosce a partire da quello. Quando il timido, improvvisamente, diviene audace, l’indeciso deciso, l’uomo virile femmineo, la vecchia giovane, e nella realtà accade qualcosa che stona con la realtà e tutto sta per capovolgersi, s’inizia a ridere. Ben venga allora l’inversione dei ruoli sociali, anagrafici e sessuali nelle vacanze. Come succedeva durante il carnevale e i saturnali. La caratteristica più singolare dei saturnali era di sovvertire l’ordine vigente capovolgendolo, senza intaccarlo; ad esempio, gli schiavi, in quei giorni diventavano liberi, e davano ordini ai loro padroni e così anche il ricco vestiva i panni del povero e il povero quelli del ricco. È come dire che lo schiavo è anche un po’ padrone e il padrone è anche un pò schiavo, così come il povero è un po’ ricco e viceversa: si è l’uno e l’altro, ognuno è l’altro da sé. Inutile fissarsi nei ruoli sociali rappresentati, sono maschere. I saturnali, così come le vere vacanze, offrono un teatro che spinge a messinscene, in cui uno incarna le parti più ignote di sé, quelle mai esplorate, creando situazioni evidentemente contrarie a quelle che dovrebbero essere. Questo è più autentico del divertimento.