Boon Cotter scoppia a piangere al colloquio di lavoro dei suoi sogni ci racconta Ilaria Betti in un articolo e questa reazione gli vale l’assunzione. Il giovane Boon va a fare un colloquio di lavoro presso l’azienda dei suoi sogni e alla domanda sul perché volesse lavorare per loro risponde, inizialmente, in modo canonico per poi fermarsi, emozionarsi e dire cosa realmente significasse per lui poter entrare in quella compagnia. Il pianto che ne è seguito gli ha permesso di realizzare il suo sogno.
“Non sottovalutate l’autenticità. Siate naturali, vulnerabili, siate reali. È così che la vostra unicità potrà brillare” dice Boon alla fine del suo post e non c’è alcun dubbio sulla veridicità di queste parole.
Lo psicologo Stephen Joseph, nel suo ultimo libro “Authentic: How to be yourself and why it matters” invita a sperimentare, sviluppare e consolidare la propria autenticità.
Ma essere autentici non è semplice come sembra. Siamo condizionati dall’ambiente, dai ruoli che la società ci impone, dalle relazioni interpersonali e tutti questi fattori influenzano inevitabilmente la nostra identità personale. Essere autentici diventa quindi una sfida e Joseph delinea tre tappe fondamentali che portano l’individuo a gettare la maschera:
1) conosci te stesso;
2) possiedi te stesso;
3) sii te stesso.
Le persone autentiche sono consapevoli delle loro capacità, dei loro gusti, delle loro emozioni e del mondo che li circonda. Essere onesti con se stessi è dunque il primo punto verso l’autenticità, per poi essere in grado di affrontare il secondo che porta ad essere responsabili verso ciò che si prova e questo permette di resistere alle varie influenze sociali che portano ad essere altro.
Infine, l’essere se stessi in tutti i contesti della vita quotidiana, personali e professionali.
Per ogni passo è fondamentale sospendere il giudizio su stessi, così come ha fatto il nostro Boon durante il colloquio.
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