I millennials hanno poche risorse e investono poco, ma un’app gratuita potrebbe cambiare le cose

I giovani cercano semplicità, velocità , economicità del servizio e maggiori informazioni: l'app Gimme5, made in Italy, permette di investire in fondi comuni a partire da 5 euro

Scarsa partecipazione, poca propensione all’ottica di lungo periodo, non sempre in possesso di risorse da mettere da parte e bisogno di tecnologia. E’ la fotografia che contraddistingue il rapporto tra la generazione dei Millennials ed il mondo della finanza e degli investimenti.

L’idea di iniziare ad accumulare risparmi, oltre ad essere difficoltosa per una serie di motivi, viene spesso rimandata per via di un atteggiamento di scarsa urgenza tipica di chi pensa di avere ancora tutta la vita davanti per raggiungere i propri obiettivi di risparmio.

Chi sono i Millennials e perché non investono?

Stiamo parlando della generazione nata tra il 1980 e l’11 settembre 2001 e che adesso si trova tra i 15-36 anni. Hanno vissuto in prima persona i cambiamenti tecnologici, la crisi economica, e i gli scossoni geopolitici degli ultimi decenni. In Italia sono circa 11,2 milioni, assidui utilizzatori di Internet (quasi l’80%) e dei social network (il 97% ha almeno un profilo). Lasciano la famiglia intorno all’età dei 30 anni, più tardi rispetto alla maggior parte dei Paesi europei, dove la media è di 26 anni. Oggi, si trovano lontani dalle prospettive del lavoro fisso, sono poco avvezzi a progettare sul lungo termine ma, preferiscono le formule della sharing-economy (economia della condivisione) dove tutto è semplice da usare, condivisibile, istantaneo ed economico.

Eppure, fanno proprio fatica ad avvicinarsi al mondo degli investimenti. Come dimostra un recente sondaggio svolto da Bankrate sui Millennials americani, la loro partecipazione nel mondo della finanza non è ancora decollata. Il 65% non investe i propri risparmi, una percentuale che sale all’80% se consideriamo la fascia d’età dai 18 ai 25 anni. Il 57% (tra i 26 ed i 35 anni) ed il 35% (tra i 18 ed i 26 anni) indicano le precarie condizioni economiche come principale scoglio che frena i risparmi.

Stando alle ultime statistiche Istat, in Italia nel 2015 è aumentata dall’8,3% al 10,2% su base annua l’incidenza della povertà assoluta tra i giovani (18-34 anni). Inoltre, è in diminuzione anche la quota di giovani economicamente indipendenti, a conferma di una situazione finanziaria ben diversa da quella delle precedenti generazioni. I Millennials sono rimasti “scottati” dagli effetti della recente crisi economica, un ricordo ancora vivo nelle loro menti e che continua a manifestarsi in un atteggiamento di prudenza e di avversione al rischio.

Non è un caso se l’investimento in fondi obbligazionari viene scelto dal 38,7%, mentre poco più in basso quello in fondi flessibili al 33%. Mentre solo l’8% preferisce fondi azionari. A tale proposito bisognerebbe creare maggior consapevolezza tra i Millennials (e non solo), come la corretta diversificazione (caratteristica tipica dei fondi comuni di investimento) e l’individuazione del livello di rischio che più si adatta al profilo dell’investitore.

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