Tutto quello che volevate sapere su Bojack Horseman, raccontato in un libro

Pubblicato in Italia da Edizioni BD, il volume racconta la genesi, l’evoluzione e le storie dell’universo di una delle serie Netflix più amate dal pubblico

Fuori da Hollywood uno come Todd, per fare un esempio, potrebbe sembrare un personaggio strano. Ma di gente come lui «qui ne gira tantissima: dormono sui divani delle case degli altri, cominciano cose che non sanno come finiranno, hanno idee ed espedienti tutto il giorno», assicura Lisa Hanawalt, disegnatrice e creatrice, insieme a Raphael Bob-Waksberg, della ormai celebre serie animata di Bojack Horseman, il cavallo-umano depresso e nevrotico, prodotta da Netflix e ora omaggiata anche da un libro che ne racconta genesi, evoluzione e curiosità.

Si intitola “Bojack Horseman: tutto quello che avreste voluto sapere”, scritto da Chris McDonnell e tradotto in italiano da BD srl. Si parla di Bojack, di Todd (appunto), ma anche di tutti gli altri personaggi dell’assurdo universo parallelo di Holliwoo(d), in cui convivono umani e animali-con-comportamenti-umani, come la gatta Princess Carloyn, o l’ineffabile Mr. Peanutbutter (il labrador giallo sempre ottimista), fino a personaggi minori ma amati dai fan come la cantante Sextina Aquafin o l’anchorman-balena Tom Jumbo-Grumbo.

Il volume raccoglie interviste, commenti e riflessioni dei due creatori effettivi della serie, intervallati a quelli di sceneggiatori, doppiatori (la voce è importantissima per la riuscita di un personaggio), disegnatori e autori delle musiche. E poi ci sono i disegni, tantissimi disegni: bozzetti, storyboard, appunti, schizzi, presentati per illustrare, pagina dopo pagina, la fatica sostenuta per arrivare al risultato finale. Un percorso pieno di ostacoli, idee sbagliate e personaggi imperfetti.

Pensiamo a Bojack: la sua ideazione è stata veloce (a proposito: nel libro c’è anche la mail che Raphael scrive alla sua vecchia amica e compagna Lisa per chiederle di dare un volto e un corpo al personaggio di Bojack: è datata 22 marzo 2010) e, a parte qualche aggiustamento secondario, definitiva. Quella di altri personaggi, si scopre nel libro, ha invece richiesto più lavoro: «C’è stato un lungo dibattito sul colore da dare a Princess Carolyn», per esempio. All’inizio si pensava di farla gialla. Poi, anche per accentuare il suo lato femminile, ha prevalso il rosa.

E Todd? «All’inizio era orrendo – spiega Lisa – La sua prima versione era uno degli elementi di cui Raphael e il team non erano soddisfatti», un disastro assoluto, tanto che la prima puntata è stata rifatta da capo solo per cambiare lui. Nelle prime fasi si era pensato a un ragazzo alto e magro. Poi a uno basso e grasso. In un certo momento ha rischiato di diventare un fricchettone surfista. Solo alla fine, per fortuna, ha prevalso il suo lato stralunato, con un faccione largo e dalle linee morbide. «Con lui si possono sviluppare sottotrame più cartonesche», spiegano gli autori. «I limiti che poniamo alle azioni degli altri personaggi con lui non valgono». E così solo Todd può diventare Ceo di un’azienda con un solo colloquio di lavoro, ma anche lasciare un assegno di otto milioni di dollari come mancia a una cameriera.

Ogni puntata, spiegano, è il risultato di una continua sovrapposizione di idee, spunti, riflessioni sulla psicologia dei personaggi. Quello di Bojack era il più definito fin dall’inizio. La vera sorpresa, forse, è stata «Mr. Peanutbutter. All’inizio era poco più di un fessacchiotto». Sempre di buonumore, allegro fino all’ingenuità, il labrador con lo scollo a V rappresentava il contraltare perfetto di Bojack, sempre, pessimista e cupo, «offrendo una tregua al cinismo di tutti gli altri personaggi». Ma anche lui, continua Raphael, «ha la sua tridimensionalità», che gli autori scoprono di volta in volta, attribuendogli lati ambigui e oscurità.

Ad aiutarli, c’è la fecondità di un universo immaginario popolato da animali con sembianze umane (ma che a volte mantengono caratteristiche proprie della loro specie): prima di tutto, contribuisce a creare un’atmosfera surreale, aprendo possibilità di sviluppo creativo in qualsiasi direzione. Poi arricchisce le battute (e i doppi sensi) con riferimenti al mondo degli animali. E infine, «permette di evitare qualsiasi tipo di problema con la diversità etnica». In altre parole, superano le razze puntando sulle specie. Bojack ha tutte le caratteristiche per essere un uomo bianco, spiegano. Ma in realtà è un cavallo, e «questo permette a tutti di identificarsi con lui e con le sue malinconie senza barriere di alcun tipo», rendendo lo show universale e inclusivo. E anche questo è un miracolo di Holliwoo(d).

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