Il web è pieno di strategie e suggerimenti operativi per chi cerca un nuovo lavoro. Tuttavia il metodo e le tecniche più efficaci non funzionano se ti trovi nello stato mentale sbagliato.
Cosa significa stato mentale sbagliato? Per spiegartelo ti illustro il processo. Cerchi un lavoro, questo significa o che non hai un lavoro o che hai un lavoro che non ti soddisfa. In entrambi i casi questa consapevolezza, salvo eccezioni, ti fa vivere un senso di privazione (non ho qualcosa che dovrei avere) e un senso di difetto (non sono riuscito a conquistare qualcosa che avrei dovuto conquistare). Questi due sentimenti, privazione e difetto non si escludono, ma si alimentano a vicenda. Non solo. Questi due sentimenti alterano il tuo modo di interpretare ciò che ti accade. Tipicamente quando viviamo un senso di privazione e di difetto più o meno consapevolmente attribuiamo la nostra situazione a tre responsabili: noi stessi (“è colpa mia, ho sbagliato, non sono stato capace di” …), gli altri (“il capo, l’azienda, i clienti, il mercato, il governo”…), il destino (“capitano tutte a me, non me ne va bene una, sono sfortunato”).
Quindi quando vivi un senso di privazione e difetto per il fatto di essere alla ricerca di un lavoro è molto probabile che il tuo modo di vedere le cose e di comportarti assuma tre caratteristiche: 1) scarsa autostima (“è colpa mia, ho sbagliato, non sono stato capace di” …,); 2) risentimento sociale (“il capo, l’azienda, i clienti, il mercato, il governo”…); 3) pessimismo (“capitano tutte a me, non me ne va bene una, sono sfortunato”). Scarsa autostima, risentimento sociale e pessimismo sono dunque il naturale sbocco mentale ed emotivo della tua condizione di “cercatore di lavoro”. Sta qui il corto circuito. Perché per trovare il tuo nuovo lavoro dovresti vedere il mondo e comportarti in modo diametralmente opposto: 1) autostima; 2) apertura agli altri; 3) ottimismo e positività.
Questi ingredienti sono fondamentali perché se ci pensi bene cercare un lavoro consiste sostanzialmente in due attività:
1) Bussare alle porte di qualcuno sapendo che probabilmente riceverai un no;
2) Presentarsi e raccontarsi in modo piacevole agli altri.