Il termine per le offerte per Alitalia è arrivato a scadenza e le nubi non si diradano per il contribuente italiano. La compagnia aerea continua a perdere oltre un milione di euro al giorno, ma quel che è certo che dopo 18 mesi sembra di essere ancora al punto all’inizio. Le offerte che sono arrivate chiedono tutte una ristrutturazione aziendale e questo non deve sorprendere visto che anche nel 2018 il passivo della compagnia sarà di circa 500 milioni di euro.
La prima offerta arrivata sul tavolo è quella di Ferrovie dello Stato, sospinta dai desiderata del Governo. Questa offerta è condizionata dal fatto che si possano trovare dei partner economici ed industriali, ma da un punto di vista del contribuente rischia di essere ancora molto pericolosa. L’utile nel 2017 di FS, al netto delle poste straordinarie è stato di 424 milioni di euro, vale a dire inferiore alle perdite di Alitalia che è stato di 616 milioni di euro. Se FS comprerà Alitalia, c’è il serio rischio che parte dei soldi per i pendolari o altri servizi possano finire nel buco di Alitalia.
Le altre due offerte arrivate in serata sono quelle di Easyjet e Delta. Quest’ultima, essendo una compagnia americana, potrà prendere solo il 49 per cento di Alitalia e non potrà avere il controllo di fatto per le normative europee vigenti, così come era successo per Etihad. Oltretutto Delta non ha presentato un’offerta vincolante e dunque si parte per una due diligence di Alitalia dopo 18 mesi di processo di vendita.
Il punto principale è dunque che ci sono tre offerte, ma tutte e tre vincolate a delle condizioni molto complicate da soddisfare e al tempo stesso non ci sono numeri chiari su investimenti e ricapitalizzazioni (così necessari per Alitalia)
Easyjet invece vuole un’azienda ristrutturata prima di entrare in Alitalia. Un’altra offerta vincolata più che vincolante. Il business di Easyjet è focalizzato al corto e medio raggio e non è interessata dunque al business del lungo raggio. La compagnia inglese ha interesse a “conquistare” Milano Linate e al 60 per cento di quota di mercato che ha Alitalia su tale mercato, dato che Easyjet già detiene oltre il 35 per cento del mercato di Milano Malpensa. Di fatto sarebbe l’opzione spezzatino, così come quanto successo proprio con Easyjet nel caso di Air Berlin (compagnia fallita nell’estate 2017).
Ma come è stato possibile che la compagnia ha perso quasi 600 milioni di euro per tornare di fatto alla casella del via?
Il punto principale è dunque che ci sono tre offerte, ma tutte e tre vincolate a delle condizioni molto complicate da soddisfare e al tempo stesso non ci sono numeri chiari su investimenti e ricapitalizzazioni (così necessari per Alitalia). Nel frattempo 18 mesi sono passati dall’inizio della procedura di vendita e l’unica cosa che sembra essere certa è quella che sarà il contribuente a dover pagare. Infatti anche i 900 milioni del prestito ponte si stanno consumando velocemente con l’arrivo dell’inverno.Al tempo stesso, c’è una clausola nascosta di cui la politica non ama parlare: Alitalia ha un debito di 3 miliardi di euro.
Cosa ne sarà di questo debito? In realtà, il Governo sembra avere in mente la creazione di una BadCo, nella quale finiranno i debiti e una NewCo, dove potrebbero entrare i nuovi azionisti. Dunque una vecchia soluzione, molto simile a quella del 2008, dove i creditori e lo Stato (dunque i contribuenti) ci rimetteranno i soldi, e i nuovi entranti la compagnia ripulita.
La clausola del debito che sarà ancora una volta molto cara agli italiani.