Il governo italiano sembra voler intervenire per favorire la riduzione dei gas serra prodotti con il trasporto privato, ma si trova di fronte qualche ostacolo. La Lega aveva promesso in campagna elettorale di eliminare alcune vecchie accise sui carburanti per un totale di circa 20 centesimi di euro al litro. Il taglio è rimasto finora nel cassetto e rappresenta un primo motivo per evitare di toccare la tassazione sulla benzina. Il secondo motivo viene dalla Francia. La proposta di aumentare le tasse sul carburante ha creato diversi grattacapi al governo francese. Il governo italiano ha scelto allora un intervento indiretto, proponendo di tassare benzina e diesel al momento dell’acquisto delle nuove auto.
Secondo l’Istat, nel 2017 gli italiani hanno pagato 11 miliardi di euro di imposte e tasse sulla proprietà dei mezzi di trasporto e 26,1 miliardi di euro in imposte sul consumo di oli minerali e derivati. Il bollo auto, ad esempio, è già differenziato in base alla potenza del motore e alla classe ambientale. Da una ventina di anni ci sono già esenzioni parziali o totali per le auto a minore impatto ambientale, come quelle a metano, a GPL e, più recentemente, elettriche.
L’ecotassa sui veicoli con motore a combustione interna, cioè benzina, diesel o GPL, ha un importo che varierebbe dai 150 ai 3000 euro e dipenderebbe dalle emissioni del veicolo. I modelli con emissioni di CO2 inferiori ai 110 g/km non sarebbero soggetti all’imposta. Questo intervento presenta due criticità dal punto di vista della politica ambientale. Innanzitutto, è una tassa che colpisce i modelli più inquinanti fra quelli in vendita e, paradossalmente, non tocca quelle auto già in circolazione che emettono ancora di più.
La seconda criticità riguarda il fatto che con una simile ecotassa il costo non è proporzionale all’inquinamento prodotto. Il grafico mostra una semplice simulazione per una Fiat Tipo 5 porte a benzina che emette 148 grammi di CO2 per km, con un consumo medio di 5 litri ogni 100 km. Il modello sarebbe tassato 500 euro (fonte: il Sole 24 Ore). Considerato che gli italiani percorrono in media ogni anno circa 10 mila km, possiamo stimare che l’ecotassa equivarrebbe ad un incremento medio delle accise sulla benzina di circa 13 centesimi al litro per chi acquista quel modello. Chi guida di più può però spalmare la tassa su più chilometri, con un risultato paradossale. Rispetto ad un vero aumento delle accise di 13 centesimi alla pompa, l’ecotassa del governo è meno efficace nel convincere all’acquisto di modelli alternativi, a metano o elettriche, proprio chi guida e inquina di più.
Bisogna dare atto al governo del tentativo di trovare coperture per i nuovi sussidi alle auto a minore impatto ambientale. L’ecotassa aiuterebbe a non far gravare quella spesa sul deficit di bilancio. È però un compromesso politico al ribasso e il governo dovrebbe avere il coraggio di trovare un’alternativa. Perché far pagare la benzina più cara solo a chi compra una nuova auto non è il modo più equo ed efficiente di favorire la mobilità sostenibile.