“Più gare, meno poltronifici: solo così il trasporto pubblico locale sarà sostenibile”

Parla Alberto Cazzani (Anav Lombardia): “Referendum Atac? Non è rimasta ai cittadini, ma a un gruppo di persone che se ne fregano dei cittadini. Il governo gialloverde? Evidentemente i poltronifici stile Prima Repubblica piacciono ancora”

«Un trasporto pubblico è sostenibile se viene interpretato come un bene di pubblica utilità. Non come un bene universale sprovvisto di strategia economica, o peggio ancora mandato avanti come una mera leva elettorale». Se ci sono due cose di cui non è sprovvisto Alberto Cazzani, imprenditore pavese nel trasporto pubblico locale e presidente di Anav Lombardia, l’associazione che riunisce gli operatori del settore, sono coerenza e tenacia. Sono anni, infatti, che Cazzani e l’associazione che presiede si battono per la liberalizzazione del settore, «che non vuol dire privatizzare il trasporto pubblico, ma bandire più gare possibili. E il più possibile contendibili».

Concetti ribaditi all’Assemblea annuale di Anav Lombardia del 21 novembre scorso, in cui il tema della sostenibilità è stato al centro della discussione, con un occhio all’Italia e al referendum fallito sulla revoca dell’affidamento diretto ad Atac del trasporto pubblico romano, uno alla Lombardia, con la decisione di Trenord di usare autobus per sostituire i convogli vuoti nelle ore non di punta, ma anche all’Europa e al mondo, con un Expo alle porte, quello del 2020 di Dubai, che parlerà proprio del futuro della mobilità: «Milano avrà il compito di portare sulle coste del Golfo persico l’ideale testimone di questa grande manifestazione. “Connecting minds, creating the future” sarà il tema della sua Expo. Trasporti fisici e digitali, trasferimento dei dati, connessione ma ancor più contaminazione tra popoli, culture e paesi. La mobilità e la sostenibilità della mobilità saranno temi fondamentali della modernità»

Cazzani, di cosa parliamo quando parliamo di un trasporto publico sostenibile?
Lo è se viene considerato come un servizio di rilevanza economica, quindi facendolo funzionare come un motore produttivo, a beneficio e alla stessa stregua degli altri settori industriali. Lo è se risponde alle dinamiche di mercato e fornisce una soluzione innovativa in tema di ambiente e di problematiche di decongestionamento del traffico. Lo è se riesce a convincere un qualsiasi cittadino a lasciare la macchina a casa e a spostarsi con i mezzi pubblici!

Un esempio?
Su tutti mi piace citare Parigi, dove proprio grazie alle imprese italiane – imprese private, ma è un caso – verrà presto varato il progetto “Grand Paris Express”: il più vasto progetto di mobilità in Europa, un sistema interconnesso ferro/gomma a disposizione di circa 8 milioni di abitanti (banlieu comprese). Circa gli stessi numeri della Lombardia.

A Parigi si fa sistema tra ferro e gomma, da noi si vogliono accorpare Alitalia e Ferrovie dello Stato…
Siamo senza parole. La cacciata di un Amministratore delegato che aspirava a un monopolio di fatto sulla terra ci avevano fatto ben sperare. Purtroppo, ora questo monopolio cercano di replicarlo anche in aria. A quando il mare?

Qualcuno dice: il trasporto pubblico è bene comune: perché regalarlo ai privati che lo usano per fare profitto?
Voglio ribadirlo con forza: noi non siamo a favore delle privatizzazioni! Noi siamo contro i monopoli, pubblici o privati che siano! ATAC non è “rimasta ai cittadini”, come ho sentito dire, ma a un gruppo ristretto di persone che se ne fregano dei cittadini, i quali tutt’al più posseggono un pezzo del debito dell’azienda, che così come è però non vale niente!

Quindi?
Quindi servono gare contendibili, tra privato e privato, tra pubblico e privato, addirittura – non me ne vogliamo gli amici dell’Istituto Bruno Leoni – tra pubblico e pubblico. Anzi, lancio una provocazione: perché a Roma non fanno delle belle gare dove far partecipare solo aziende pubbliche? Sono disposto a scommettere quello che volete che il livello del servizio migliorerebbe sensibilmente! E il costo per i cittadini diminuirebbe di molto!

Il Disegno di Legge di Bilancio 2019 infatti limita ancora di più la vendita e la dismissione di municipalizzate. Altro che cambiamento: siamo all’accanimento terapeutico dell’ultima roccaforte della Prima repubblica. Evidentemente c’è chi rimpiange quel mondo di poltronifici, luoghi improduttivi e della dimenticanza dove i politici locali erano soliti parcheggiare amici, alleati e protegé


Alberto Cazzani, Anav Lombardia

L’Italia sembra allergica alle gare…
A oggi il sistema gare, in Italia e in Lombardia, non è né diffuso né contendibile. Non è uno strumento di concorrenza e tanto meno un incentivo all’innovazione. Al contrario, spesso è schiavo di un groviglio burocratico in cui si nascondono i più scandalosi conflitti di interesse che la mano pubblica può fornire come immagine negativa del Paese. Atac a Roma, Anm a Napoli, Amt a Genova e via così. Sono povere e ammalate. Però ci si accanisce a dire che non è vero e a farle sopravvivere.

Il governo del cambiamento non vi viene incontro?
Tutt’altro. Il Disegno di Legge di Bilancio 2019 infatti limita ancora di più la vendita e la dismissione di municipalizzate. Altro che cambiamento: siamo all’accanimento terapeutico dell’ultima roccaforte della Prima repubblica. Evidentemente c’è chi rimpiange quel mondo di poltronifici, luoghi improduttivi e della dimenticanza dove i politici locali erano soliti parcheggiare amici, alleati e protegé e da dove potevano prelevare facilmente preferenze al momento del voto.

Cambiamo argomento: che ne pensa della decisione di Trenord di sostituire linee ferroviarie semideserte con servizi su gomma?
Che non è mai troppo tardi. Ci sono troppi casi di treni vuoti con indennità di solitudine al macchinista che girano a 16 euro al chilometro sulle nostre strade ferrate! Progetti del genere sono utili a iniziare una progressiva trasformazione organizzativa modale, che consideri con più attenzione il costo reale e l’allocazione più efficiente delle risorse. Tuttavia, quello che serve è una visione strategica, un piano industriale.

E da dove bisogna partire, per costruirlo?
Dal principio che la mobilità non è un diritto assoluto come la sanità: gratuita e per tutti. È un servizio di rilevanza economica con un alto potenziale produttivo e di carattere industriale, in cui le imprese – con le loro progettualità innovative – possono dare un contributo determinante. È necessario quindi identificare il giusto equilibrio tra l’interesse sociale e quello imprenditoriale. La nostra proposta a Regione Lombardia è quella di lavorare in autonomia sulla definizione dei ricavi standard, proponendo una soluzione coerente con la situazione socio-economica e territoriale. Questo lavoro dovrà porre una particolare attenzione alle potenzialità derivanti dalle segmentazioni della clientela e della diversa disponibilità di spesa.

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