Lo strano caso dei Cinque Stelle, costretti a subire la Lega con 150 parlamentari in più

Da primo partito che era, il MoVimento è sceso di 7 punti sotto alla Lega. Da quando il vicepremier ha chiesto al parlamento di non autorizzare il processo per il caso Diciotti, poi, è il caos. In ballo c'è la tenuta del governo. Ma i grillini non possono proprio permettersi nuove elezioni

Alberto PIZZOLI / AFP

È un momento di grande difficoltà per i 5 Stelle, che si trovano imbrigliati in una situazione complessa, da cui è difficile uscire: il processo Salvini sul caso Diciotti.

Nel MoVimento le posizioni sul tema sono quantomeno articolate: si va da chi sostiene la linea dura e vuole quindi autorizzare il processo, come il sottosegretario Sibilia, a chi, terrorizzato dal ritorno al voto, preferirebbe una linea più governista, di difesa del partner di governo. Nel mezzo, c’è la posizione attendista espressa dal senatore Giarrusso, che rappresenta il MoVimento nella Giunta per le Immunità: “leggeremo le carte e infine valuteremo”.

Dietro questo evidente imbarazzo c’è un problema strategico di prospettiva. Si trovano, i 5 Stelle, in una situazione lose/lose, dalla quale difficilmente usciranno in modo positivo: se voteranno sì, la rottura con la Lega può portare alla caduta del governo e a un nuovo voto politico dal quale verosimilmente uscirebbero con decine di parlamentari in meno; se voteranno no, proseguirà invece la fase di subordinazione di Di Maio e i suoi nei confronti di Salvini, il vero leader di questo governo.

Il Movimento 5 Stelle quindi prende tempo, nella speranza di trovare appigli per uscire da questa situazione complicata in un periodo ancor più complicato: per Swg, il partito di Di Maio è sceso sotto il 25%, staccato dalla Lega di quasi 7 punti.

Per Swg, il partito di Di Maio è sceso sotto il 25%, staccato dalla Lega di quasi 7 punti. L’ultima rilevazione di Ipsos per il Corriere della Sera invece sottolinea come, secondo quasi un elettore su due (il 47%), sia Salvini il leader che conta di più nel governo

L’ultima rilevazione di Ipsos per il Corriere della Sera invece sottolinea come, secondo quasi un elettore su due (il 47%), sia Salvini il leader che conta di più nel governo: il Premier Conte è molto staccato, al 22%, mentre Di Maio viene considerato il più rilevante solamente da un italiano su dieci.

Il MoVimento 5 Stelle è in discesa nei sondaggi e viene visto come un partito secondario nel governo, quasi un junior partner della Lega, nonostante possa contare su 150 parlamentari in più rispetto al Carroccio. Salvini lo sa, ed è per questo che sta utilizzando il caso Diciotti per giocare in contropiede: alla strategia più aggressiva messa in campo dai Cinque Stelle nelle ultime settimane, con Di Battista all’attacco contro di lui, il vicepremier risponde con la trappola del voto sul suo processo, chiedendo al parlamento di negare l’autorizzazione.

L’ennesima retromarcia su una questione di principio può allontanare un’altra fetta di elettori storici del MoVimento, scontenti dal dominio di Salvini su questo governo e dalle promesse non mantenute degli eredi dei Meet Up.

Ma il braccio di ferro sui princìpi rischia di riportare Di Maio e Di Battista in mezzo a una campagna elettorale nel peggior periodo possibile: difficilmente potranno permetterselo.

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