Si agita, sbraita, irrompe e poi sferza l’alleato di governo. Dalle prime ore del 2019 Alessandro Di Battista, tornato dal viaggio sabbatico in Sudamerica, ha un solo obiettivo: rianimare i delusi del Movimento Cinque Stelle e di conseguenza indebolire Matteo Salvini in vista delle elezioni europee del prossimo maggio.
Una strategia concordata con i vertici della Casaleggio & Associati e con il capopolitico della galassia pentastellata, Luigi Di Maio. D’altro canto, il ruolo del poliziotto cattivo che fa le pulci ai leghisti, che spara ad alzo zero contro Salvini e Giorgetti, sembra ritagliato su misura sul corpo di Dibba. «È l’anticapitano», ironizza un pentastellato in Transatlantico.
Eppure una domanda sorge spontanea: fino a quando si potrà giocare al poliziotto buono e al poliziotto cattivo? Fino a quando i leghisti potranno digerire le bordate di Dibba? L’ultimo episodio che ha fatto imbufalire i leghisti e il suo “capitano” riporta a martedì sera quando il vicepremier del Carroccio si è palesato alla cena organizzata dalla giornalista nazarenica Annalisa Chirico in nome del partito del Pil per una giustizia più veloce.
Ecco in quell’istante Dibba non c’ha più visto: ha vergato un post su facebook al vetriolo: «Ma Salvini che ci va fare a una cena da ancien régime insieme alla Boschi, ai Letta, ai Lotti e ai Carrai? Quel mondo lì è un mondo grigio dal quale chi parla di cambiamento farebbe bene a stare lontano. Molto lontano». E poi la stoccata finale: «Salvini, queste sono serate da Malagò, torna in te!».
Fino a quando si potrà giocare al poliziotto buono e al poliziotto cattivo? Fino a quando i leghisti potranno digerire le bordate di Dibba?
Boom. L’uscita non è stata gradita dai vertici di via Bellerio che invece hanno apprezzato il silenzio di Luigi Di Maio. «Se continua così, arrivederci e grazie», si lascia andare alla buvette un parlamentare che appartiene al cerchio magico di Salvini. «Sta esagerando, è inaffidabile. Di Maio ci aveva assicurato che non avrebbe mai superato un certo livello di scontro», rincara un’altra voce autorevole del mondo leghista. E invece Dibba è messo lì per esagerare, per sparigliare, per riagguantare i delusi dai primi mesi del governo cambiamento. «Abbiamo perso un punto al mese. Con Dibba cercheremo di recuperare il terreno perduto», replica un cinquestelle a pochi metri dai colleghi del Carroccio.
Eppure questi ultimi non scherzano, sono infuriati e sostengono che «Dibba si dovrà dare una regolata. Altrimenti…». Altrimenti, cosa? «Se insiste con questi toni rischiamo di non fare nulla per i prossimi cinque mesi». La preoccupazione dei leghisti è che lo scontro Dibba versus Salvini potrebbe alla fine impantanare la marcia dell’esecutivo e condurre la legislatura allo stallo.
Ecco perché, secondo alcuni rumor raccolti fra Montecitorio e palazzo Madama, nei prossimi giorni i leghisti recapiteranno a Di Maio una lettera il cui contenuto suonerà così: «D’accordo la campagna elettorale, d’accordo il gioco delle parti, qui c’è un Paese che ribolle, che soffre. Gli imprenditori protestano, il ministro dell’economia parla di stagnazione. Diamoci una regolata, altrimenti finisce tutto…». Con una postilla finale: «Fermate il compagno Dibba».