La fredda cronacaFestival di Sanremo, seconda serata: un mare di noia e canzoni di Baglioni

Ritmi soporiferi, gag che non fanno ridere, chiusura a notte fonda. E le onnipresenti canzoni del cantautore romano, quasi fosse un tributo in vita. A salvarsi, Daniele Silvestri con Rancore, Simone Cristicchi e Paola Turci. E ora esplode pure la polemica Sanremo Giovani

Una immane e snervante rottura di palle.

Se uno dovesse riassumere queste prime serate del Festival di Sanremo, il Festival di Sanremo nella sua edizione più punk, o quantomeno rock ‘n’ roll, con questo attacco dai ritmi forsennati, inchieste nostre, inchieste di altri, interrogazioni parlamentari, domande, domande senza risposte, fonti che parlano non ufficialmente, smentite fatte a mezza voce, insomma, il secondo Festival di Sanremo targato Baglioni/ Salzano, ecco, se uno dovesse riassumere queste prime serate del Festival di Sanremo non avrebbe alternative, dovrebbe dire che è una immane e snervante rottura di palle. Magari potrebbe svisare su un meno fine rottura di coglioni, ma sarebbero sfumature, perché la sostanza stavolta resta la stessa nonostante la forma.

Il fatto è che il palese nervosismo di Baglioni e il suo team si è mangiato il ritmo dello show tv, così di colpo ci siamo trovati a dover fronteggiare qualcosa di decisamente troppo lento e decisamente troppo lungo.

E se la prima serata era stata qualcosa di lancinante, con ventiquattro concorrenti in gara, tutti lì, uno appresso all’altro, o meglio, uno appresso all’altro ma con in mezzo gag che non facevano ridere, canzoni di Baglioni, ospiti vari, canzoni di Baglioni, monologhi dei due partner di Baglioni, canzoni di Baglioni e soprattutto canzoni di Baglioni, con l’ultimo concorrente, Mahmood, arrivato sullo schermo praticamente dopo Uno Mattina, ieri la faccenda non è che sia andata meglio.
E dire che sulla carta tutto sarebbe dovuto andare più veloce, con solo dodici cantanti in gara. Ma anche stavolta tra una canzone e l’altra c’è stato il solito tran tran, cioè gag che non facevano ridere, canzoni di Baglioni, ospiti vari, canzoni di Baglioni, monologhi dei due partner di Baglioni, canzoni di Baglioni e soprattutto canzoni di Baglioni, con il risultato che i dodici cantanti si sono si esibiti entro la mezzanotte, ma lo show è poi finito all’una passata in virtù dei successivi interventi di Pio e Amedeo, intelligenti e ruvidi come sempre, di Riccardo Cocciante e il cast di Notre Dame de Paris, di Michele Riondino e Laura Chiatti, che hanno devastato Un’avventura di Battisti per promuovere un film che, se tanto mi da tanto, deve essere proprio una bella merda, e infine, al primo canto del gallo, la premiazione post mortem a Pino Daniele, ritirato dalle figlie. Tutte cose, a ben vedere, che avrebbero meritato di andare assai prima di Mengoni, superospite di stocazzo che Baglioni ha addirittura paragonato a Battisti (in verità ha paragonato L’essenziale a Emozioni, Dio abbia pietà di lui, ma tant’è). Tutte cose, forse, che avrebbero pure potute non esserci, o quasi.

Col risultato, comunque, di persone cadute in catalessi come River Phoenix in Belli e dannati di Gus Van Sant, e i poveri cantanti in gara lasciati al loro destino.

Anche stavolta tra una canzone e l’altra c’è stato il solito tran tran, cioè gag che non facevano ridere, canzoni di Baglioni, ospiti vari, canzoni di Baglioni, monologhi dei due partner di Baglioni, canzoni di Baglioni e soprattutto canzoni di Baglioni

Del resto Baglioni, a cui evidentemente le polemiche non bastano mai, come le ciliegie, al loro destino aveva appena lasciato tutti i finalisti di Sanremo Giovani, la gara che da ventiquattro concorrenti aveva portato alla vittoria di Einar e Mahmood, approdati tra i Big. Ricorderete che nel salutarti, a dicembre, era stata promessa loro una comparsata sul palco dell’Ariston e lo stesso, del resto, era stato ripetuto alla concorrenza stampa di inizio Gennaio. Infatti i ragazzi sono stati tutti convocati su Sanremo, col dire che sarebbero dovuti salire sul palco per interpretare con Baglioni, guarda te, Noi no dello stesso Baglioni, una delle circa cinquanta canzoni del repertorio del cantautore romano che anche quest’anno ci hanno accompagnato e ci accompagneranno, con buona pace della Rai che dovrà sborsare alla Siae un ulteriore emolumento per il nostro. Tutto molto bello, coi giovani e i loro entourage che si affrettano a arrivare a Sanremo, nonostante la fatica, fisica e economica, di trovar alberghi in riviera sotto Festival. Coi giovani e i loro entourage che si affrettano a arrivare a Sanremo giusto in tempo per sapere che no, Noi no non la avrebbero poi cantata, affidata a dei figuranti, e che no, grazie lo stesso, la loro presenza non era più necessaria. Bye bye.

Insomma, tutto molto bello. Volendo anche qualche canzone.

Quale?

Argentovivo di Daniele Silvestri e Rancore su tutte. Davvero gigantesca nel raccontare i problemi di bambini e adolescenti ingabbiati in logiche incapaci di decodifica delle difficoltà e delle diversità, con un punto di vista di un padre di adolescenti che prova a dialogare col rancore del proprio figlio.

Abbi cura di me di Simone Cristicchi, poi, brano mondo, o brano vita, che affronta il tema della fragilità della vita, la nostra, quella dei nostri cari, quella di chiunque, ballo a sapere, e lo fa coi toni aulici delle preghiere, i piedi a terra e lo sguardo al cielo.

L’ultimo ostacolo di Paola Turci, canzone che porta un passo avanti la maturazione, o meglio, la presa di coscienza di sé raccontata in Fatti bella per te, e lo fa raccontando la necessità di avere qualcuno accanto, che sia un padre protagonista di ricordi di bambina o un compagno oggi.

Tre canzoni con testi che lasciano segni, cui potrei aggiungere quella di Motta, quella dei Negrita, quella dei Zen Circus, quella di Enrico Nigiotti, ma oggi state leggendo solo il resoconto della seconda giornata del Festival e se vi dico tutto ora domani che scrivo?

X