Verso le europeeForza Italia, l’ultima battaglia di Berlusconi: 10% alle europee e poi un nuovo (o una nuova) leader

L’obiettivo è il 10 per cento alle europee. Per non farsi fagocitare da Salvini e non dare il via alle diaspore. Poi potrà partire la ricerca di un erede. E non è detto che non sia femmina

Sono passati venticinque anni dalla nascita di Forza Italia, forse il partito più rappresentativo della storia italiana post-Tangentopoli, guidato dal leader che più di tutti ha segnato la storia del Paese degli ultimi decenni. All’epoca, fu il muro dell’anticomunismo a spingere quella che era a tutti gli effetti “la novità” del sistema politico italiano. Oggi, con l’ascesa del “fenomeno Salvini” che sta fagocitando tutto ciò che ruota attorno al centrodestra, mancano motivazioni e ragioni forti per votare il partito di Silvio Berlusconi.

Dopo il 4 marzo 2018 infatti, per la prima volta il partito del Cavaliere non è più l’ammiraglia della coalizione di centrodestra: e non è casuale che, pur crescendo elettoralmente, l’alleanza tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia nell’ultimo anno si sia disgregata. Conta, certamente, l’ingresso nell’esecutivo della sola Lega di Salvini, con le altre due forze all’opposizione. Ma ancor di più conta il ribaltamento dei rapporti di forza interni. Berlusconi, infatti, per venticinque anni è stato non solo leader, ma anche aggregatore e tessitore. Servono infatti capacità innate che vadano oltre il carisma per unire e cementare alleanze tra partiti ispirati da valori diversi, ciascuno dei quali concentrato a inseguire elettorati con esigenze spesso opposte.

Lo stato di salute di Forza Italia oggi è quindi precario. I risultati delle elezioni politiche del 2018 hanno deluso le pur basse aspettative, e nell’ultimo anno il partito è calato ancora, prosciugato dalla Lega. Nella politica dei “partiti del capo”, come li ha definiti Fabio Bordignon, la ragione del calo degli azzurri sta tutta nel tramonto di Berlusconi, iniziato in concomitanza con l’ascesa di Renzi e proseguito lentamente in questi anni. Ma il Cavaliere è un leader vero dal talento non ordinario, e sta ristrutturando il posizionamento di un partito profondamento mutato dopo il travaso di voti verso la Lega. Forza Italia si è spostata verso il centro, per cercare un nuovo spazio che le permetta di sfuggire alla nuova fase di espansione della Lega di Salvini. La linea moderata, e il recente ritorno di Berlusconi in tv, non servono a ripartire nel breve termine, bensì a mantenere uno zoccolo duro in attesa del vero scoglio futuro: l’individuazione di un nuovo leader.

La linea moderata, e il recente ritorno di Berlusconi in tv, non servono a ripartire nel breve termine, bensì a mantenere uno zoccolo duro in attesa del vero scoglio futuro: l’individuazione di un nuovo leader

Passa infatti dalle scelte sulla leadership il futuro di Forza Italia – come quello di ogni forza politica al giorno d’oggi, in cui i partiti e i militanti si riconoscono non in un simbolo, ma nel volto e nella voce di un leader. Tajani è stimato ma non scalda, e si è già visto in occasione delle elezioni politiche, dove non ha trainato il partito come ci si attendeva. La sua autorevolezza può accreditarlo come valido traghettatore, ma non può rappresentare il futuro di Forza Italia. È questo il grande scoglio per gli azzurri: il leader del futuro. Manca un erede incoronato, e non è impensabile che l’eredità possa essere colta da una donna. Dopotutto, va riconosciuto a Berlusconi un grande merito: pochi leader hanno creato attorno a sé una classe dirigente femminile di così alto livello in questo Paese dove la politica è stata troppo spesso riservata agli uomini.

La soglia per un risultato accettabile, alle europee di maggio, sarà il 10%. Sotto quell’obiettivo, il partito entrerà in una crisi profonda. Sopra quella soglia, raggiungibile anche grazie a candidature forti per fare il pieno di preferenze, per Forza Italia sarà un buon risultato da cui ripartire.
In attesa di un leader.