“It’s the economy, stupid!”: è questo il famoso mantra coniato da James Carville nel 1992 per lo staff della campagna di Bill Clinton, con il quale voleva ricordare il tema su cui concentrare ogni sforzo comunicativo. Il significato implicito era: non perdetevi nelle polemiche su tematiche non rilevanti, ricordatevi sempre di parlare di ciò che interessa agli americani. L’economia.
In Italia ha spesso funzionato: negli anni novanta e nel primo decennio degli anni 2000, il vincitore delle elezioni era generalmente il candidato ritenuto più credibile e rassicurante nella gestione dei conti del Paese.
Qualcosa, negli ultimi tempi, sembra però essere cambiato. Negli Stati Uniti, Trump ha perso duramente le elezioni di midterm nonostante i risultati economici di questi anni siano piuttosto positivi. Le ha perse per diverse ragioni, prima fra tutte la personalizzazione del voto su di lui. In Italia lo scenario è ben diverso, quasi opposto, ma conferma le tendenze emerse oltreoceano. L’Italia è entrata in recessione, i numeri economici sono negativi e – come mostrano i dati Ipsos raccontati da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera – la manovra economica non ha convinto gli elettori, che la bocciano chiaramente. Solo il 33% è convinto che questo governo favorisca la crescita, il 54% pensa che la sfavorisca, mentre solo il 37% ha fiducia nell’attuale gestione dei conti pubblici, quando il 48% la giudica invece in modo negativo. Eppure, l’indice di gradimento dell’esecutivo arriva ad un elevato 59%.
La manovra economica non ha convinto gli elettori, che la bocciano chiaramente. Solo il 33% è convinto che questo governo favorisca la crescita, il 54% pensa che la sfavorisca, mentre solo il 37% ha fiducia nell’attuale gestione dei conti pubblici, quando il 48% la giudica invece in modo negativo. Eppure, l’indice di gradimento dell’esecutivo arriva ad un elevato 59%
Non è più l’economia quindi a guidare le tendenze politiche ed elettorali; non è più l’economia il tema più rilevante per i cittadini.
Questo risultato dimostra l’ennesimo successo della strategia di comunicazione del governo e della sua sapiente gestione dell’agenda mediatica. I temi lanciati dall’esecutivo riprendono costantemente i frame favorevoli al Governo. Nei momenti positivi, sono spesso riconducibili alla questione migranti e alla sicurezza; nei momenti negativi, invece, come ad esempio nei momenti di pubblicazione di dati economici preoccupanti, la comunicazione del governo cerca “diversivi”, o approfitta di avvenimenti esterni come l’arresto di Cesare Battisti, al fine di “distrarre” dai temi principali.Così, il giudizio degli italiani sulla gestione dell’economia punisce il governo, ma l’economia non è più la priorità degli italiani, sostituita dall’immigrazione, e anche dal rifiuto verso la vecchia politica, che aiuta gli elettori a perdonare all’esecutivo qualche peccato d’inesperienza. Conte e Salvini hanno quindi un motivo in più per festeggiare. La vera incognita è se sia possibile, per un esecutivo, mantenere un consenso elevato anche nel lungo termine in un Paese che lo considera inadeguato a gestire i propri conti pubblici.