Lega e Movimento 5 stelle hanno raggiunto l’accordo: Paolo Savona sarà il nuovo presidente della Consob. Ma non si può fare. Da 150 giorni l’Authority che controlla i mercati mercati finanziari è senza un Presidente, dopo le dimissioni di Mario Nava, perché la Lega non era favorevole alla nomina di Marcello Minenna responsabile dell’ufficio Analisi Quantitative e Innovazione Finanziaria della Consob. Il nome che mette tutti d’accordo è quello del ministro degli Affari europei ma ci sono almeno quattro motivi per cui la sua carica non è compatibile, ma tre di questi si possono aggirare.
In un Paese normale basterebbe citare la legge 281/1985, quella che ha istituito la Consob. Nell’articolo 1 c’è scritto che il presidente della Consob deve essere scelto “tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza”. Nulla da dire sulla competenza, ancor meno sull’esperienza. E sulla moralità di Savona siamo tutti d’accordo, ma non si può considerare indipendente in materia finanziaria un ministro dell’attuale Governo. Lasciamo perdere piani B sull’euro o la sua visione personale sul futuro dell’Unione europea. Il problema vero è che Savona avrebbe dovuto ricoprire a giugno il ruolo di ministro dell’Economia nel governo gialloverde. Poi la nomina saltò per il veto di Sergio Mattarella che costrinse Conte a spostarlo al ministero degli Affari europei. Ma il nodo politico rimane. È un tecnico, non un politico, ma otto mesi fa era considerata dal Governo l’ideale per ricoprire un ruolo che in teoria non dovrebbe mettere bocca sulla Consob. Come si può pensare che la sua presidenza sarà realmente indipendente visto quanto successo otto mesi fa. Tecnicamente è una norma aggirabile, politicamente non sarebbe giustificabile. Nemmeno per Lega e 5 stelle che hanno costretto alle dimissioni Nava perché il suo nuovo ruolo nella Commissione europea era «incompatibile con la presidenza di un’autorità indipendente italiana».
Il vero e unico impedimento che bloccherebbe la nomina di Savona è la legge n.39 del 2013 sull’incompatibilità delle cariche pubbliche. Secondo l’art 23.bis comma 6 chi ha svolto attività professionali retribuite da un soggetto vigilato deve aspettare due anni prima di assumere la guida di quell’Authority. Tradotto: fino a maggio 2018 Savona è stato direttore dell’hedge fund lussemburghese Euklid Master Fund e presidente di Euklid ltd, società basata Londra e per questo non potrebbe assumere la guida della Consob. Questa norma non è aggirabile e qualcuno lo farà notare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando dovrà vagliare la nomina di Savona. Un altro no dopo l’economia creerebbe un problema politico grave ma dura lex, sed lex.
La legge Madia del 2015 impedisce a chi è in pensione di assumere incarichi dirigenziali in enti pubblici a meno che non lo facciano per un anno a titolo gratuito. Ma il mandato della Consob dura sette anni. Perché creare ancora incertezza?
Intanto il Governo sta già lavorando su come superare altre due leggi che ostacolerebbero la nomina alla Consob dell’attuale ministro degli Affari europei. La legge Madia del 2015 impedisce a chi è in pensione di assumere incarichi dirigenziali in enti pubblici a meno che non lo facciano per un anno a titolo gratuito. Ma il mandato della Consob dura sette anni. Perché creare ancora incertezza? Per guadagnare un anno e far decidere un altro governo? Con tanto coraggio politico e un po’ di malizia giuridica la norma si potrebbe aggirare perché si tratta di un’authority indipendente e non di un ente pubblico normale.
Infine ci sarebbe anche la la legge Frattini del 2004 sul conflitto di interessi che vieta per un anno a chi ha avuto incarichi di governo di ricoprire cariche o uffici in enti di diritto pubblico. Senza aspettare il maggio del 2020 il Governo potrebbe aggirare il provvedimento provando che non c’è un vero conflitto di interessi perché l’82enne Savona non ha deleghe riguardo banche e mercati finanziari come ministro degli Affari europei. Il Movimento cinque stelle potrebbe dire “E allora il Pd?” riferendosi al sondaggio fatto nel 2016 dal governo Gentiloni che chiese all’avvocato Andrea Zoppini che definì la Consob una “amministrazione dello Stato” e non un semplice “ente pubblico”. Gentiloni lo chiese per capire se l’ex ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti fosse compatibile come presidente dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Nonostante il parere dell’avvocato la nomina saltò. E la sensazione è che anche quella di Savona non avrà vita facile.