Mancano pochi giorni all’avvio dell’erogazione del reddito di cittadinanza, ma sul fronte dei navigator si è registrata un’altra fumata nera. L’accordo tra il governo e le Regioni sulle assunzioni dei 3mila tutor che dovranno guidare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella ricerca di un lavoro è slittato di un’altra settimana. L’approvazione era attesa nella Conferenza Stato-Regioni del 10 aprile, ma i Cinque Stelle hanno cambiato le carte in tavola e alla fine è saltato tutto. A poche ore dall’incontro, è stato recapitato alle regioni un nuovo piano, che fa rientrare dalla finestra la figura del navigator in affiancamento e non come “assistente tecnico” dei befiniciari, come invece era stato concordato in precedenza. «Abbiamo deciso di darci delle ore, massimo dei giorni, lasciando aperta la Conferenza Stato-Regioni, in modo che si riesca a limare qualche dettaglio tecnico che non ci fa riconoscere in pieno con l’accordo che abbiamo siglato qualche settimana fa», ha spiegato la coordinatrice della Commissione Lavoro delle Regioni Cristina Grieco. Le Regioni hanno chiesto «ulteriori approfondimenti». Anche perché – dicono – «il testo finale ci è stato inviato soltanto il giorno prima».
Si riapre così il muro contro muro. Ma finché non sarà ratificato l’accordo, non potrà essere pubblicato il bando di selezione dei navigator da parte di Anpal Servizi, la società controllata dall’Agenzia nazionale per le politiche attive. Intanto i Cinque Stelle premono per accelerare i tempi e pubblicare il bando il prima possibile. La sottosegretaria al ministero dell’Economia 5S Laura Castelli ha chiesto addirittura di procedere con la pubblicazione del bando anche senza accordo e provando a ottenere una nuova convocazione della Conferenza prima del 17 aprile. Ma è stata la stessa ministra leghista agli Affari regionali Erika Stefani a bocciare la richiesta di Castelli. Le due anime del governo, insomma, sul reddito e i navigator non sembrano avere la stessa fretta. Anche se, dicono alcuni, il ritorno dei Cinque stelle al disegno originale potrebbe anche essere un pretesto per dare alle Regioni la colpa dei ritardi. Visto che Anpal è nel pieno caos, non ha scelto ancora la società che gestirà la selezione ed è pure in attesa di nominare il nuovo direttore generale.
Ma i dettagli tecnici che non tornano nel nuovo piano sono diversi. L’accordo di marzo, dopo settimane di scontri sulle competenze in materia di politiche attive, aveva previsto il taglio dei navigator dai 6mila previsti dal governo a 3mila, derubricandoli da tutor ad «assistenti tecnici», mentre l’affiancamento vero e proprio dei beneficiari del reddito sarebbe affidato ai soli dipendenti dei centri per l’impiego. Sembrava tutto fatto e invece il nuovo testo sembra voler tornare al disegno iniziale del ministro Luigi Di Maio, che dava un ruolo di vere e proprie guide ai navigator.
Quello che non torna alle Regioni è anche il cosiddetto “case management”, di cui più volte si parla nel piano. L’accettazione di questa metodologia giustificherebbe anche l’uso di un software di incrocio di Big Data, aprendo così alla possibilità d’un conflitto di interessi di Parisi
Non solo. Quello che non torna alle Regioni è anche il cosiddetto “case management”, ovvero la presa in carico e la gestione del beneficiario del reddito, di cui più volte si parla nel piano. Il presidente di Anpal, l’italoamericano Mimmo Parisi, ha parlato di questa modalità per le politiche attive nella sua prima uscita pubblica – illustrandola poi anche davanti alle telecamere di Report. L’idea di Parisi è che il navigator faccia la “parte umana” della presa in carico del lavoratore, sulla base del lavoro di un software che a monte raccoglie, incrocia ed elabora i dati che riguardano il beneficiario del reddito, indicandogli così il percorso più adatto. «Ci sarà un’intelligenza dietro il sistema che consentirà, sulla base dell’interesse della persona, di elaborare i dati per suggerire in che modo proseguire. E quindi il navigator utilizzerà questi strumenti, fornendo anche la “parte umana” su come creare piani individuali di sviluppo», ha detto Parisi nel suo primo intervento pubblico. Tra gli aspetti tecnici da limare, secondo le Regioni, c’è proprio questo punto. L’accettazione di questa metodologia, temono, giustificherebbe anche l’uso di un software di incrocio dei dati, aprendo così al rischio del conflitto di interessi di Mimmo Parisi. Il professore esperto di Big Data a sua volta ha creato in Mississippi un’applicazione di questo tipo, rischiando di trovarsi – come abbiamo più volte raccontato – a comprare e vendere allo stesso tempo la sua stessa creazione. Non a caso, per evitare equivoci, le Regioni ora hanno chiesto di eliminare la dicitura “case management” che compariva in più parti del piano.
Insomma, prima di metterci la firma, gli enti regionali vogliono vederci chiaro. I tempi intanto si allungano. Anpal, per giunta, non ha scelto ancora la società selezionatrice del concorso né è stato definito il luogo nel quale si faranno le selezioni. Il primo bando per la ricerca della struttura è andato deserto. Al secondo ha risposto invece solo la Fiera di Roma, tant’è che Anpal servizi ha deciso invitare alla procedura negoziata anche Ergife Spa e Palazzo dei Congressi, lasciando tempo fino al 23 aprile per la presentazione dell’offerta.
L’ultima previsione, ora, è che, una volta pubblicato il bando, arriveranno fino a 100mila curriculum per i 3mila contratti di collaborazione suddivisi tra le Regioni a seconda delle esigenze. Nel capitolato del bando si parla già di selezioni da fare tra aprile e luglio. A conti fatti, quindi, la procedura – se va bene – sarà chiusa non prima dell’estate. Mentre le prime erogazioni del reddito partiranno già a maggio. Senza che nessun navigator possa proporre ai beneficiari un posto di lavoro. O, per dirla all’americana, un “case management“.