Climate changeCiclone in Mozambico, l’emergenza climatica fa strage ancora una volta

A un mese di distanza da Idai, il Mozambico è stato colpito dal ciclone Kenneth, il più forte mai registrato nella regione. Tassi di precipitazioni e intensità dei cicloni tropicali aumenteranno in futuro, a causa del riscaldamento antropogenico. È colpa nostra

«La tempesta è arrivata alle 14.30. Alle quattro il tetto della casa di fronte è volato via. Il vento ha continuato a soffiare fortissimo fino a mezzanotte. Quando siamo usciti di casa, la nostra è una delle poche in cemento, pensavamo di trovare morti ovunque». La voce di Tania Miorin, cooperante della ONG Oikos, raggiunta tramite whatsapp sull’isola di Ibo, arcipelago delle Quirimbas, Mozambico è ancora scossa. «È il caos, ma fortunatamente sull’isola non ci sono stati morti. Al momento sono arrivati gli aiuti e la gente ha cominciato a raccogliere le macerie per rimettere in piedi una capanna, o costruire un tetto di fortuna con giunchi e palme».

Nella giornata di ieri sono stati distribuiti teloni per i rifugi temporanei e biscotti ad alto contenuto calorico come derrate di emergenza. La priorità è il trattamento dei pozzi comuni per evitare che si diffonda il colera». Nella piccola fortezza portoghese sul mare hanno trovato rifugio oltre 100 persone. Sia l’ospedale che la scuola elementare hanno subito enormi danni e non possono più garantire nessun tipo di assistenza. A Matemo, l’isola adiacente, le scuole sono state interamente rase al suolo. Le piogge continuano incessanti mettendo a rischio la popolazione colpita.

A solo un mese di distanza dal ciclone tropicale Idai, il Mozambico è stato colpito dal ciclone Kenneth, il più forte mai registrato nella regione, classificato forza 4 su una scala che arriva a un massimo di 5. Forti venti con picchi fino a 180 Km/h e incessanti piogge di circa 300-500 mm – oltre 8 volte la media di stagione – hanno distrutto interi villaggi nell’Arcipelago.

Secondo dati del governo mozambicano il 95% della popolazione è rimasta senza casa. Al momento i morti nell’area sono 38, ma il numero potrebbe salire rapidamente. «Il suolo è saturo di pioggia e i fiumi sono già straripati, quindi l’emergenza probabilmente peggiorerà», ha dichiarato Michel Le Pechoux, vice rappresentante dell’UNICEF in Mozambico. «Stiamo facendo tutto il possibile per ottenere risorse umane e forniture sul campo per mantenere le persone al sicuro».

Il caso del Mozambico riapre una domanda chiave dell’emergenza climatica: stanno aumentando di numero e intensità le tempeste sul nostro pianeta? Che impatto possono avere sulla sicurezza di una nazione? È un’ulteriore ragione per dichiarare l’emergenza climatica?

Il mese precedente il ciclone Idai aveva colpito violentemente le coste centrali del Mozambico per poi spostarsi in Zimbabwe e in Malawi. Più di mille i morti, 344 in Zimbabwe, 602 in Mozambico e almeno 59 in Malawi, ma la cifra rimane ancora parziale. Al momento si registrano quasi 6 mila casi di colera tra i sopravvissuti, soprattutto in Mozambico. Un evento del genere non si era mai verificato, spiega il governo. Ed ora il paese è in ginocchio, con miliardi di dollari di danni da sanare. Il caso del Mozambico riapre una domanda chiave dell’emergenza climatica: stanno aumentando di numero e intensità le tempeste sul nostro pianeta? Che impatto possono avere sulla sicurezza di una nazione? È un’ulteriore ragione per dichiarare l’emergenza climatica?

La scienza ha dati significativi sulle variazioni temporali di lunga data del numero ed intensità degli uragani e cicloni. I modelli proiettano un aumento del 45-87% nella frequenza degli uragani di categoria 4 e 5. Nel 2017 ben 10 cicloni si sono abbattuti sulle coste atlantiche di Caraibi e Stati Uniti. Tutti ricordano la fotografia satellitare dei tre uragani simultanei, Harvery, Irma, Maria.
Secondo il Geofisical Fluid Dynamics Laboratory dell’Agenzia Americana NOAA ci sono una serie di elementi da considerare, che sono critici per la sicurezza globale, legati alle tempeste.

I tassi di precipitazioni dei cicloni tropicali probabilmente aumenteranno in futuro a causa del riscaldamento antropogenico e del conseguente aumento del contenuto di umidità atmosferica. L’intensità dei cicloni tropicali aumenterà dall’1 al 10% se la temperatura salirà di 2°

I tassi di precipitazioni dei cicloni tropicali probabilmente aumenteranno in futuro a causa del riscaldamento antropogenico e del conseguente aumento del contenuto di umidità atmosferica. L’intensità dei cicloni tropicali aumenterà dall’1 al 10% se la temperatura salirà di 2°. Questo implicherebbe un maggiore potenziale distruttivo per tempesta. Infine l’innalzamento dei mari renderà più impattanti i cosiddetti storm surge, ovvero il temporaneo innalzamento del mare dovuto ai forti venti e alla bassa pressione della tempesta.

Muterà anche la geografia delle tempeste, che nel mar Mediterraneo diventeranno sempre più potenti nei prossimi anni fino a raggiungere la forza dirompente di veri e propri uragani, sostiene uno studio dell’Università di Castiglia – La Mancha. La frequenza sarà minore, ma la potenza sarà devastante. Come diceva il climatologo James Hansen, l’era delle tempeste è iniziata.

Per sostenere le popolazioni del Mozambico Istituto Oikos lancia una raccolta fondi: un appello urgente per fornire alle comunità locali acqua, cibo e ripari di emergenza. È a disposizione il conto corrente bancario intestato a Istituto Oikos Onlus c/o Banca Popolare di Sondrio: IBAN IT80R0569601602000006906X78. Chiediamo di specificare nella causale “EMERGENZA MOZAMBICO” : Si può donare online a questo link: https://www.paypal.com/donate/?token=Gqtq9o8Tv-xI-O3E-LenVupvFKwxuWbOAaqalUYwAIfc4-JMUqkiGVFhu8QzZtwvRpMDaW&country.x=IT&locale.x=IT

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