Negli Stati Uniti già da tempo si pensa alle prossime elezioni presidenziali e, mentre ci si prepara al dibattito tra i candidati democratici previsto a Miami il 26 e 27 giugno, non si può trascurare l’altro indiscusso protagonista di questa campagna: Donald Trump.
Lo scorso 21 giugno il presidente americano ha pubblicato un tweet dove lo si può osservare con la sua abituale espressione austera e scettica e il suo cognome scritto a caratteri cubitali, accostato agli anni che aumentano inesorabilmente fino alla provocatoria scritta: Trump 4ever. La breve animazione riproduce una cover animata del Time, che ha infatti risposto al tweet, allegando il video originale risalente al mese di ottobre 2018. Non è un caso che Trump abbia fatto riferimento al settimanale, dal momento che è apparso ancora una volta sulla sua copertina. Edward Felsenthal, attuale redattore capo, ha spiegato che, nonostante il rapporto conflittuale con il mondo dell’informazione, l’attuale inquilino della Casa Bianca padroneggia il linguaggio dei media ed è stato intervistato nello Studio Ovale lo scorso 17 giugno prima di annunciare ufficialmente l’avvio della sua campagna elettorale. Trump è apparso molte volte in copertina e, sebbene sia lontano dal record di Richard Nixon, apparso 55 volte, vanta già 29 cover.
Trump fa una dichiarazione controversa e fa aumentare le ricerche online su un determinato argomento, a quel punto gli algoritmi spingono annunci mirati e incoraggiano i sostenitori a supportare quella posizione
“La mia intera vita è una scommessa. Dentro il piano di Trump per mantenere la Casa Bianca” si legge sul Time e al centro della sua campagna c’è ancora una volta un tratto caratteriale ormai noto, l’istinto. La dinamica infatti ha uno schema di fondo che si ripete in maniera sostanzialmente identica. Trump fa una dichiarazione controversa e fa aumentare le ricerche online su un determinato argomento, a quel punto gli algoritmi spingono annunci mirati e incoraggiano i sostenitori a supportare quella posizione, sia con i messaggi che con il merchandising. Pur essendo l’unico presidente a non aver mai infranto il tetto del 50% di approvazione nei sondaggi Gallup, Trump è convinto di potercela fare ancora. Il fattore chiave è l’affluenza e l’auspicio è che chi ha fiducia in lui, abbia voglia di mostrarlo agli altri.
Dietro la campagna del 2016 c’era Brad Parscale, un imprenditore di marketing digitale, che ora guida la campagna online. Come riporta il Time, Parscale ha assunto circa sessanta dipendenti e sta collaborando con il Republican National Committee per creare una piattaforma di raccolta fondi online, chiamata WinRed, in grado di competere con quella democratica, detta ActBlue. Inoltre, sta sviluppando una app per smartphone che sfrutta la cosiddetta gamification, ovvero l’uso di elementi presi a prestito dai giochi per incrementare ulteriormente il coinvolgimento dei sostenitori.
Ronna McDaniel, che è a capo del comitato nazionale del partito repubblicano, ha scritto che in ventiquattro ore sono stati raccolti 24,8 milioni di dollari per la rielezione dell’attuale inquilino della Casa Bianca
Intanto martedì scorso Trump ha avviato la sua campagna a Orlando, Florida e il New York Times ha sintetizzato i punti chiave del suo discorso. Chi cercava messaggi nuovi, probabilmente non è rimasto soddisfatto, dal momento che si è parlato di nuovo del controverso muro con il Messico e della vicenda relativa alle presunte interferenze russe. Ancora una volta la paura è stata usata per motivare i suoi sostenitori, il quarantacinquesimo presidente Usa ha elencato come elementi da temere il pericolo del socialismo, la concorrenza sleale sul mercato del lavoro, la criminalità e l’immigrazione. Sebbene la strategia per la campagna elettorale sia sostanzialmente nota, molti si chiedono quale possa essere il messaggio principale da diffondere questa volta e soprattutto, chi sia stato identificato come avversario politico. Molti si aspettano che si tratti di Joe Biden perché è per lui un personaggio noto. Ma se a vincere le primarie democratiche dovesse essere Bernie Sanders o Elizabeth Warren, allora probabilmente Trump opterebbe per una retorica ideologica, tirando di nuovo in ballo il pericolo del socialismo. Nell’attesa di capire contro chi puntare il dito, lo slogan scelto è “keep America great”, in continuità con il “make America great again” che gli ha aperto le porte del primo mandato e che è apparso per la prima volta in un tweet del 13 marzo scorso.
Ronna McDaniel, che è a capo del comitato nazionale del partito repubblicano, lo scorso 19 giugno ha scritto su Twitter che in ventiquattro ore sono stati raccolti 24,8 milioni di dollari per la rielezione dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Eric Trump ha quindi replicato che Joe Biden aveva raccolto 6 milioni di dollari e i primi cinque candidati democratici assieme 14 milioni di dollari. Non si è fatto attendere il tweet di Trump che ha commentato lapidario, “dobbiamo vincere e mantenere l’America grande” e per farlo Trump 2020 da slogan deve diventare una realtà.