Iperconnesse, intelligenti e pure sostenibili: le città del futuro sono il posto migliore dove vivere

Entro il 2050 più di due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città. Questo comporta delle sfide, soprattutto ambientali, che non vanno sottovalutate. Ma per fortuna i progetti per le città di domani sono ben chiari già oggi - e prevedono che la tecnologia sia al cuore di tutto

Photo by Andreas Brücker on Unsplash

Se potessimo costruire una città da zero, come andrebbe fatta? È la domanda che si pone Peter Diamandis, quel geniaccio della Singularity University, che oltre a essere grande esperto di innovazione, è ingegnere, medico e imprenditore di successo. Ma anche noto blogger da seguire con piacere e attenzione sul suo omonimo sito, dove appunto riflette sulle città del futuro alla luce di due scenari piuttosto prevedibili. Il primo è che secondo i trend attuali entro il 2050 due terzi della popolazione, ossia più di 6 miliardi di esseri umani, vivranno in aree urbanizzate. Il secondo è che lo sviluppo tecnologico esponenziale cambierà radicalmente il modo in cui costruiamo e organizziamo le nostre future città.

Andiamo per gradi. Nelle città del presente vive oltre il 50% della popolazione mondiale, generando l’80% del Pil planetario. Per le Nazioni Unite l’urbanizzazione mondiale, nel 2050, vedrà una crescita di 2,5 miliardi di persone. Con un dato di grande impatto: il 90% di tale aumento sarà concentrato tra Asia e Africa. Chiaramente, a fronte di questa crescita, le aree delle città vedranno un grande aumento dei chilometri quadrati di estensione con la relativa diminuzione delle densità abitative, ossia meno persone per chilometro quadrato. Mentre l’altro dato emblematico è che l’aumento previsto della superficie urbana nei primi tre decenni del XXI secolo sarà maggiore dell’espansione urbana di tutta la storia umana!

Per le Nazioni Unite l’urbanizzazione mondiale, nel 2050, vedrà una crescita di 2,5 miliardi di persone: il 90% di tale aumento sarà concentrato tra Asia e Africa

Ecco quindi da dove arriva la domanda di Diamandis. Che serve a rispondere a una delle grandi sfide che ci riserva il futuro: la sostenibilità ambientale, visto che le città a bassa densità tendono a produrre emissioni nocive più elevate rispetto alle città ad alta densità su dimensioni simili. Con la domanda di acqua ed energia che al 2050 aumenterà del 55% (del 33% quella di energia al 2035). A fronte di queste potenziali criticità è lo sviluppo tecnologico che può contrastarle. Ma quale sviluppo tecnologico, nel dettaglio? Soprattutto Big data, sensori ovunque, Intelligenza Artificiale, Smart Grid (per diffondere e ottimizzare le energie verdi) e trasporti innovativi (dalla guida autonoma ai droni), al fine di ottimizzare ogni processo.

Poi Diamandis cita tre progetti che lo hanno colpito. Il primo è Sidewalk Labs, ossia costruire una città – o parti di essa – a misura di Internet. Con la conversione dei vecchi telefoni pubblici in punti di accesso tecnologicamente avanzati, completi della possibilità di videochiamare e di usare un Wi-Fi potenziato; a New York City sono previsti 7500 di questi punti di accesso da installare nei prossimi anni, mentre a Toronto, nell’ottobre 2017, è partita la costruzione del quartiere ultra-tecnologico Quayside.

Il Piano strategico 2021 di Dubai la farà sempre più assomigliare a una città uscita da un film di fantascienza, con il 25% degli edifici costruiti con stampanti 3D

Il secondo è Belmont, la città intelligente immaginata – e sovvenzionata con 80 milioni di dollari – da Bill Gates insieme alla società d’investimenti Belmont Partners – da qui il suo nome – e che verrà costruita alle porte di Phoenix, in Arizona. Super-tecnologica, progettata attorno a reti digitali ad alta velocità, data center, nuove tecnologie di produzione e modelli di distribuzione, veicoli e centri logistici autonomi, sarà costruita da zero su una superficie di 24.800 acri che adesso è semplicemente deserto, e prevederà 80mila abitazioni, 3800 acri di aree industriali, uffici e negozi e 470 acri per le scuole pubbliche. Perché da zero? Perché immaginare le infrastrutture future da zero è molto più semplice ed economico rispetto all’adattamento di un tessuto urbano esistente.

Il terzo progetto è il Piano strategico 2021 di Dubai, che la farà sempre più assomigliare a una città uscita da un film di fantascienza, con il 25% degli edifici costruiti con stampanti 3D! Il 25% del trasporto cittadino automatizzato e senza conducente. Installazione di centinaia di stazioni artificiali simili ad alberi che utilizzano l’energia solare per fornire alla città Wi-Fi gratuito, informazioni logistiche e prese per la ricarica dei telefonini. Per essere, entro il 2020, una delle 10 città più sostenibili del mondo.

Tutto ciò farà sì che Dubai, oltre a un’efficienza mai vista, sarà sempre più turistica e l’aumento di tali flussi innescherà un volano di emulazione per le altre città che seguiranno il suo esempio. E questo significa che la strada per le città tecnologiche è già tracciata e farà andare tutti più forte.

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