È disseminato di tizzoni ardenti il cammino a vista di Silvio Berlusconi e della sua Forza Italia. E quel letto di cenere, che in molti ormai considerano essere il partito del Cav, attende sola la folata di vento giusto per profondere altrove i vecchi e stanchi residui dirigenziali. Quella folata potrebbe, da poco, avere un nome: Marco Bestetti.
Fonti vicine ad Arcore e al giovane politico lo descrivono, infatti, l’unico al quale non sia stata (ancora) mozzata la cresta dall’ex premier, l’unico in grado di calamitare a sé una nuova scuderia di razza formata da promettenti personalità (dai 28 ai 35 anni) già dentro al mondo della politica locale e nazionale e l’unico, dopo i molti flop durante il corso degli anni, ad avere i numeri giusti per candidarsi come volto nuovo della Milano liberale.
Un po’ come un ’93 bis, con la differenza, però, che la formazione partitica questa volta non affonda le sue radici nella cultura aziendale, bensì in quella politica e istituzionale.
Milanese di nascita, origini benestanti e una carriera pubblica fondata su un cursus honorum esemplare, nonostante i soli trentadue anni, Bestetti rappresenta in toto l’ascesa del Municipio, il 7 ovvero San Siro-Biaggio, di cui è presidente dal 2016: ambizioso, in crescita e con un futuro inedito.
Il palcoscenico meneghino ha cominciato fin da subito a conoscerne dialettica e presenza, come del resto la sfera politica verte il suo ascendente su quel bravo ragazzo, dalla faccia pulita e i buoni voti, sin dagli anni del Liceo. Laureatosi in Giurisprudenza alla Cattolica e attuale dipendente nell’ufficio legale di una società, Bestetti inizia la sua militanza politica negli anni del diploma e successivamente dell’Università, aderendo prima al movimento giovanile “Forza Italia Giovani”, poi a quello accademico “Studenti per le Libertà”. Dopo la gavetta come Consigliere di Facoltà, nel 2011, appena 23enne, è il primo degli eletti nella lista del “Popolo della Libertà” al Consiglio di Zona 7 di Milano, al quale affianca, dal 2012 al 2016, il ruolo di Coordinatore cittadino di Forza Italia Giovani. Per arrivare poi all’exploit più recente: con un 42,3% e la vittoria al primo turno con 28.852 voti alle elezioni per la carica da presidente del Municipio 7 di Milano nel 2016 come candidato per il Centrodestra.
La corrente dei “Colonnelli” di Forza Italia, giovani di talento, allora considerati il futuro della classe dirigente tra i berluscones, ha allevato fin da subito – sia per identità di quartiere sia per feeling ideologico – muscoli e mente del giovane Bestetti, che adesso, però, è un battitore libero
Non è un caso, quindi, che nell’estate appena trascorsa sia arrivata anche la nomina dal presidente Berlusconi come commissario nazionale di Forza Italia Giovani, con tanto di elogi da parte delle capigruppo di Fi di Senato e Camera, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. Complimenti di quest’ultima al sapore di beneplacito per un’investitura da parte del Cavaliere a quel figlio – in termini politici – che non ha mai avuto e che vanta legami proprio con i due ex enfant prodige, croce e delizia dell’ex ministro dell’Istruzione forzista, Pietro Tatarella e Fabio Altitonante (finiti al centro dell’inchiesta monstre che ha colpito i Palazzi lombardi lo scorso maggio). La corrente dei “Colonnelli” di Forza Italia, giovani di talento, allora considerati il futuro della classe dirigente tra i berluscones, ha allevato fin da subito – sia per identità di quartiere sia per feeling ideologico – muscoli e mente del giovane Bestetti, lanciandolo già nel 2015 nella fauci del grande pubblico e in quelle del padre emerito Silvio Berlusconi durante l’evento «Rialzati Milano».
Lo smistamento al Quartiere 7 di Bestetti, ai tempi, sembrò una punizione disciplinare diretta ai due capi corrente, vicini sì a Giovanni Toti ma non troppo a Berlusconi, se non a Paolo, molto amico in particolare di Altitonante. Tatarella invece minacciò molte volte l’addio a Forza Italia, dopo che con la stessa Gelmini, mentore originaria sopratutto di quest’ultimo, aveva avuto scontri profondissimi, risolti tuttavia in una pax che lo aveva sancito vicecoordinatore regionale del partito.
Berlusconi come l’ultimo Totti, tirato in campo nei minuti finali (in questo caso nell’eventualità di una chiamata alle urne) più per simbolismo e maieutica che per condizione fisica e morale
Disegni e convergenze a parte, Bestetti adesso è un battitore libero, pronto a essere incoronato e aprire un stagione di restyling per il partito. Ma sarà davvero lui il prescelto del Cavaliere? Chi lo conosce bene e fa eco dei suoi passi, dipinge le caratteristiche di “Marco” come quelle di un “leader con carisma e visione politica”. Il fine impero del partito, così viene definito da chi sta alla sua corte, ha fatto diventare Silvio Berlusconi sospettoso di qualsiasi cosa, ma non di Bestetti, considerato essenziale per lenire lo spegnersi di un cerchio magico e in egual modo provvidenziale per rivitalizzare una leadership, sotto l’aspetto fisico nonché morale, spossata.
Al di là di un rimbrotto di qualche anno fa per un bottone rimasto aperto, da Silvio Berlusconi sembra esserci piena stima e simpatia per Bestetti. Forte anche e sopratutto di una schiera di seguaci che nel suo aplomb alla Leonardo Notte, il personaggio della serie Tv 1992, 1993, 1994, buono per tutte le stagioni e per tutte le età, rivedono quello del primo Cav. E in quel programma politico (anche se solo locale) costellato da un incremento della sicurezza, garanzia assistenziali ma zero tolleranza per gli abusivi, e un occhio di riguardo per piccoli e grandi progetti, il connubio calzante per trovare uno spazio tra Renzi, Toti e Calenda, al comando di una Forza Italia, a loro avviso, tutt’altro che cenere spenta.