Mes

Nuovi complottiLa gran bufala sovranista sul Fondo Salva Stati

Da settimane sui social spopola l’hashtag #StopMes e molti accusano il Governo di aver firmato una riforma segreta del meccanismo europeo di stabilità che ruberà i soldi agli italiani. Ma la firma non c’è ancora stata e il Parlamento può bloccarla

PHILIPPE HUGUEN / AFP

C’è un complotto europeo per mettere in ginocchio l’Italia, ma nessuno se n’è accorto. Questa è la tesi che da settimane sostengono sui social molti esponenti sovranisti. A colpi di hashtag #StopMes, accusano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte di aver approvato la riforma dell’ex Fondo salva-Stati senza sentire prima il Parlamento italiano. Parliamo del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, l’organizzazione intergovernativa creata nel 2011 dai Paesi della zona euro per intervenire in aiuto degli Stati con la moneta unica in caso di crisi finanziaria o default. «Pare che nei mesi passati Conte abbia firmato di nascosto, magari di notte, un accordo in Europa per trasformare il Fondo Salva Stati in fondo ammazza Stati» ha accusato Matteo Salvini su Facebook. Il segretario della Lega e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni hanno chiesto a Conte di riferire in aula per difendersi dall’accusa di Alto Tradimento. In effetti c’è stato un tradimento, ma alla logica. Perché ci sono molte cose che non tornano nel presunto complotto Mes.

Primo, la riforma non è stata ancora approvata. La firma è prevista per il Consiglio europeo di dicembre, ma dovrà essere ratificata dai 19 Parlamenti nazionali dei Paesi con l’Euro. Secondo, lo scorso 19 giugno Conte ha informato la Camera sullo stato dei lavori e ha accettato una risoluzione in cui si impegnava a dare l’ok su un pacchetto completo di riforme che oltre al Mes comprendesse lo Schema europeo di garanzia sui depositi (Edis) e il budget dell’area Euro. E soprattutto non penalizzasse l’Italia. «Non si proceda con singole approvazioni o singoli approfondimenti senza procedere unitariamente» aveva spiegato in azzeccagarbugliese Conte. Già, a giugno, quando Matteo Salvini era vicepresidente del Consiglio e governava con il Movimento Cinque Stelle. Perché la Lega non ha denunciato la riforma al tempo? Non solo. Secondo il MeF prima che scoppiasse il caso mediatico, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva chiesto il 7 novembre al presidente della Commissione Finanze Alberto Bagnai di essere audito sulla riforma. Sarà sentito il 27. Ci sono modi migliori per fare le cose in segreto.

Anche qui cade una delle teorie sovraniste delle ultime ore. Ovvero il fatto che l’Italia dovrà pagare nei prossimi anni per un fondo di cui non potrà beneficiare. Il nostro Paese finora ha messo solo 14 miliardi e non un centesimo in più perché il MSE si autofinanzia sul mercato

Ma cosa fa in concreto il Mes? Dal luglio 2012 ha aiutato Paesi molto indebitati in momenti di difficoltà fornendo oltre 295 miliardi in prestiti a Cipro, Spagna e Irlanda. E soprattutto Grecia, di cui possiede il 53% del debito pubblico. Lo ha fatto grazie a un capitale di 705 milairdi, ma solo 80 sono stati messi dagli Stati membri. Tra questi c’è l’Italia che è il terzo azionista con il 17% delle azioni dopo Francia e Germania. Gli altri miliardi a disposizione il Mes li ha raccolti usando i finanziamenti dei fondi precedenti più gli 80 messi dagli Stati come capitale iniziale, investendoli poi in obbligazioni sul mercato a tassi molto convenienti con scadenze che arrivano fino a 45 anni.

Anche qui cade una delle teorie sovraniste delle ultime ore. Ovvero il fatto che l’Italia dovrà pagare nei prossimi anni per un fondo di cui non potrà beneficiare. Il nostro Paese ha sottoscritto un capitale di 125 miliardi in potenza, ma finora ha messo solo 14 miliardi e non un centesimo in più perché il MSE si autofinanzia sul mercato. In generale il Meccanismo europeo di stabilità è decisivo perché fa da prestatore di ultima istanza per molti Paesi che perdono l’accesso al mercato a causa dei loro bilanci pubblici. La sua esistenza rassicura i mercati e riduce la probabilità che si possano presentare potenziali crisi speculative su alcuni Paesi perché esiste questa mega assicurazione.

Un’altra critica riguarda l’indipendenza. Alcuni giornali di destra hanno criticato la riforma perché darebbe ancora più potere in mano a un organo intergovernativo fuori dalla giurisdizione dei trattati europei con i dirigenti che godrebbero di immunità anche se causassero con le loro regole stringenti il default di uno Stato. Bisogna ricordare due cose. Primo, l’immunità è prevista solo per l’attuale Managing Director del Mes, il tedesco Klaus Regling e solo per delle funzioni specifiche. Secondo, è vero che il Mes è una istituzione fuori dai trattati europei ma è controllata direttamente dai ministri delle finanze dell’Eurogruppo che fanno parte del consiglio dei governatori. Tradotto: non esistono liquidatori fallimentari né bottoni rossi. Nessuno, nemmeno Regling, può prendere le decisioni da solo sul futuro economico di un Paese. La decisione è sempre nelle mani dei minsitri delle Finanze e quindi dei governi Ue.

I rischi ci sono ma l’atteggiamento del movimento #StopMes è quello di gettare il bambino con l’acqua sporca prima che ci sia il tempo di pulirlo o almeno togliere le macchie più evidenti

Ma cosa prevede la bozza di riforma? Prima le note positive: ci sarà una rete di sicurezza finanziaria al Fondo di Risoluzione delle Banche. Se non avrà più denari per affrontare crisi bancarie dal 1 gennaio 2024 potrà accedere a quelli del Mes. Inoltre sarà automatico e più veloce il meccanismo dei prestiti per i Paesi che rispettano i parametri di Maastricht: non superare il 3% nel rapporto deficit-Pil e 60% in quello tra debito pubblico e Pil. Riceveranno subito fondi senza dover firmare protocolli d’intesa o attuare riforme. Il problema però riguardano i Paesi come l’Italia che non rispettano i parametri, come ha sottolineato un insospettabile, l’economista Carlo Cottarelli. Se passerà la riforma i Paesi meno virtuosi che non rispettano i parametri di Maastricht subiranno un’analisi sulla “sostenibilità” del debito prima di ricevere i prestiti. E se avranno un parere negativo dovranno più o meno ristrutturarlo. Chiariamo però una cosa: il termine ristrutturazione non c’è nel testo ma si fa riferimento alla possibilità che si possa rinegoziare la scadenza o l’importo detenuto dai creditori.

A preoccupare è l’introduzione delle Cac, clausole di azione collettiva, single limb. Ovvero, chi comprerà nuovi titoli non avrà più la garanzia giuridica di rivalersi su uno Stato che ristruttura il debito. Tradotto: chi ha un titolo di Stato che vale 100, può sentirsi dire: o la metà o niente. Il rischio è che nessuno compri più i titoli di Stato italiano, considerati rischiosi visto che il nostro Paese è a crescita zero con una delle produttività più basse del Continente. A pagare quindi sarebbero i privati che hanno i titoli di Stato. E una volta sparsa la voce potrebbero scattare delle scommesse contro il nostro debito pubblico.

Questo potrebbe causare potenziali problemi come ha ricordato di recente il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. «I piccoli e incerti benefici di una ristrutturazione del debito devono essere ponderati rispetto all’enorme rischio che il mero annuncio di una sua introduzione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default. Dovremmo tutti tenere a mente le terribili conseguenze dell’annuncio del coinvolgimento del settore privato nella risoluzione della crisi greca dopo il vertice di Deauville a fine 2010». Anche se il capo dell’eurogruppo e ministro delle Finanze portoghese Mario Centeno ha chiarito il 19 novembre all’eurodeputato della Lega Antonio Maria Rinaldi durante l’audizione al Parlamento Ue che «non c’è nessuna ristrutturazione automatica. Anzi, al contrario, stiamo riprogettando, ridisegnando e proponendo nuovi strumenti per impedire l’effetto contagio che si è verificato nella crisi del 2009-2010».

I rischi ci sono ma l’atteggiamento del movimento spontaneo #StopMes è quello di gettare il bambino con l’acqua sporca prima che ci sia il tempo di pulirlo o almeno togliere le macchie più evidenti. Perché invece di elaborare teorie complottiste dell’ultimo minuto su accordi firmati di notte in gran segreto, non si è cercata una soluzione bipartisan per migliorare il negoziato? La risposta forse la conosciamo già. C’è un altro aspetto da non sottovalutare. Ovvero il fatto che nella narrazione sovranista #StopMes si dà per scontato che l’Italia sarà di sicuro un futuro beneficiario del Mes, anche se in realtà è il terzo azionista di maggioranza. La speranza è che non dovrà mai accedere ai prestiti del Fondo. O forse chi agita lo spettro pensa possa accadere, magari dopo l’ennesimo braccio di ferro con Bruxelles? Senza contare che secondo alcuni analisti finanziari contattati da Linkiesta il problema non è la riforma del Mes in sé, quanto dal fatto che una modifica tutto sommato negoziabile sia considerata l’apocalisse da coloro che prima o poi torneranno al governo del Paese. E ancora non hanno chiarito la loro posizione sull’uscita o meno dall’Euro. Lì si che bisognerà avere paura della reazione dei mercati.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter