Il vecchio continenteLo strumento per incentivare l’Iniziativa dei cittadini europei è un fiasco per la democrazia

Tra le istituzioni del Trattato di Lisbona c’è l’Ice: una misura che consente ai cittadini di proporre modifiche legislative concrete in qualsiasi settore. O almeno questo era l’obiettivo iniziale. Il racconto del fallimento nel secondo episodio del podcast “The Grassroots View”

Alla fine l’Europa ha deciso: il mandato della nuova Commissione europea a Ursula Von Der Leyen è definitivo. E lo scorso settembre, proprio la Von Der Leyen ha stabilito come priorità della Commissione quella di rilanciare la democrazia europea. Un’affermazione che ha coinciso con il decimo anniversario del Trattato di Lisbona. Il primo dicembre a Bruxelles, i nuovi leader dell’Unione Europea, tra cui il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen e la presidente della Banca Centrare Europea, Christine Lagarde, hanno infatti presenziato congiuntamente alla cerimonia commemorativa del Trattato.

In quell’occasione, la Von Der Leyen ha ricordato come l’Europa sia un “tesoro che va preservato e la nuova Commissione europea ha la responsabilità di lasciare un’Unione più forte di quella che ha ereditato”. Tra le tante novità istituite nel Trattato dieci anni fa, la più incisiva a livello di democrazia partecipativa è stata l’istituzione dell’ICE (Iniziativa dei cittadini europei), uno strumento che consente ai cittadini di proporre modifiche legislative concrete in qualsiasi settore in cui la Commissione europea abbia facoltà di proporre un atto legislativo, ad esempio l’ambiente, l’agricoltura, l’energia, i trasporti o il commercio. Nel concreto: per lanciare un’iniziativa occorrono 7 cittadini dell’UE residenti in almeno 7 diversi Stati membri che abbiano l’età per votare. Una volta che un’iniziativa ha raggiunto un milione di firme rispettando le soglie minime in almeno 7 paesi, la Commissione europea decide se agire o meno, senza obbligo alcuno.

“Lo strumento dell’ ICE – afferma Alberto Alemanno, professore di European Law a l’École des hautes études commerciales di Parigi (HEC) e fondatore della ONG The Good Lobby – deriva dall’idea della petizione, che è comune a tutte le tradizioni costituzionali delle democrazie liberali, con la differenza che nell’Unione europea è diventato transnazionale. Tuttavia, esistono dei problemi oggettivi. Il controllo di ammissibilità, in primis, significa di fatto che il comitato di 7 cittadini deve già sapere se l’Unione può effettivamente agire in quel settore che a loro interessa. In più, una volta registrata l’ICE, bisogna iniziare la raccolta firme e la convalida deve avvenire nello Stato membro di riferimento, non solo a livello europeo. Tutto questo rende complicato soddisfare i requisiti richiesti”.

Non a caso, subito dopo l’introduzione dell’ICE, i cittadini hanno utilizzato lo strumento in forma massiccia, ma il numero di iniziative presentate è diminuito negli ultimi anni. Mentre nel 2012, i cittadini hanno presentato 27 proposte di ICE, questo numero è sceso a 8 nel 2014 e a 6 nel 2017. Varie parti interessate descritto questa tendenza in termini di preoccupazione per l’effettivo esercizio della democrazia diretta, segnalando come il processo fosse troppo impegnativo. Un numero importante di iniziative, in particolare quelle presentate durante i primi anni di esistenza dell’ICE, si sono bloccate al primo ostacolo: il controllo di ammissibilità legale nella fase di registrazione. La Commissione europea ha respinto circa un terzo delle iniziative presentate come “manifestamente al di fuori” dei suoi poteri di proporre un atto giuridico nel rispetto dei trattati, delineando un approccio eccessivamente “restrittivo” e “formalistico” della Commissione al test di ammissibilità legale.

Negli ultimi anni, quindi, è stato sviluppato un nuovo regolamento dell’ICE grazie ai contributi della società civile e del Comitato economico e sociale europeo che si applicherà a partire dal 2020. Ma cambierà il gioco?
Nel secondo episodio della serie podcast The Grassroots View, prodotto da Bulle Media in collaborazione con il Comitato economico e sociale europeo, Linkiesta è Vox Europ, si discutono gli obiettivi e le prospettive dell’Iniziativa dei cittadini europei con Alberto Alemanno (professore di European Law a l’École des hautes études commerciales di Parigi e fondatore della ONG The Good Lobby ), Antonio Longo (relatore del Comitato economico e sociale europeo sull’iniziativa dei cittadini europei) e Pablo Sánchez (funzionario della campagna della Federazione europea dei servizi pubblici e promotore di Right2Water).

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