Tutto sotto controlloLa gran bufala dello scazzo Di Maio-Di Battista: è solo marketing della Casaleggio Associati

Nessuno scontro sull’espulsione di Paragone, il quale ha fatto di tutto per farsi cacciare perché non ha ottenuto il posto alla Commissione Banche. Il ticket tra tra i due grillini è sempre operativo

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Diciamolo chiaramente: da ore state leggendo una balla, una ricostruzione falsa e fuorviante. La fake news è quella dello scontro ai vertici del Movimento tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Scontro che secondo le cronache sarebbe stato causato dall’espulsione di Gianluigi Paragone. Nulla di vero e qui spieghiamo il perché. Che l’ex-direttore della Padania fosse sulla graticola era noto e da tempo. Tutto nasce da una delusione, da una mancata nomina, quella di Paragone alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario.

«Sono perfetto per questo ruolo» – ha detto più volte nei mesi scorsi Paragone al capo politico del Movimento. Ma Di Maio tra le mille beghe con il gruppo parlamentare ha preferito fossero i senatori a decidere il candidato del M5S. Scelta che ha incoronato invece Elio Lannutti, candidatura poi tramontata per le note esternazioni a carattere antisemita del vulcanico parlamentare.

Così la mission di Paragone prende un’altra strada, cerca lo scontro, il braccio di ferro. La sfida arriva al culmine quando vota contro la legge di bilancio. «Come fa a dire che lui non tradisce gli ideali del Movimento se poi vota contro il bilancio che rifinanzia il reddito di cittadinanza, la nostra legge bandiera», dicono dall’inner circle della Farnesina.

La morale è semplice: non avendo ottenuto nulla dal Capo, Paragone gli si è rivoltato contro. Prima lo spinge allo scontro pro domo sua e poi lo colpisce. Questo il retroscena su cui però nasce la leggenda che sull’espulsione del Senatore M5S si sia consumato uno scontro tra Di Maio e Di Battista.

Falso. Di Battista anzi aveva avvertito Di Maio che avrebbe pubblicamente “difeso” Paragone, ma anche che sarebbe stato un appoggio privo di valenza politica. Una difesa di bandiera quella di Di Battista, che però ha scatenato una piccola rivolta sui social. Far passare Paragone, paracadutato in Parlamento per volere di Di Maio, per un attivista della prima ora è una classica “paraculata” in stile Di Battista. Alla quale in tanti non hanno abboccato.

Così come è davvero miope la narrazione dello scontro tra le due principali figure del presepe a Cinque Stelle messo in piedi dai Casaleggio. Una serve all’altra, una esiste per l’altra, il marketing perfetto: l’inamidato e lo stropicciato. Di Maio è alla sua seconda legislatura, Di Battista ne ha una ancora di riserva. Solo che il primo sarà capo politico fino al 2022.

Ecco il ticket, quello che ha sempre fatto muro contro le scalate esterne. Impensabile che si rompa per un Paragone qualsiasi. O per uno spin di Palazzo Chigi.

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