Scherzo d’aprileIl Partito comunista (italiano) ha cancellato Trotskij dalla foto con Lenin, di nuovo

Sulla pagina Facebook del partito di Marco Rizzo, la Storia si ripete due volte: la prima come tragedia e la seconda come ritocco di photoshop

Che ingiustizia, però! Trotskij, censurato ancora adesso, oltre cento anni dopo il tempo del suo Regno, cui seguirà la Caduta, l’Esilio e infine l’assassinio, per attenta mano di un agente segreto dell’Nkvd, la polizia staliniana, lo spagnolo Ramón Mercader, prozio per parte materna di Christian De Sica, bizzarrie della storia e del parentado.

Il Partito comunista di Marco Rizzo, idolo femminile, ospite (quasi) fisso de La7, bell’uomo di mondo, figura charmant, nonostante diriga un’organizzazione politica che non teme di rivendicare la “grandezza” e la “gloria” di Stalin, facendo caso al calendario delle ricorrenze dell’album rosso di famiglia, commemora Lenin e le sue “Tesi di aprile”, lanciate il 20 di quel mese del 1917 (il 7 aprile secondo il calendario giuliano) sulla Pravda con un articolo. Lenin riteneva che in Russia fosse giunta l’ora di abbattere la rivoluzione borghese iniziata in febbraio per giungere alla rivoluzione socialista.

 

Caposaldo tattico-strategico di ciò che saranno poi le giornate d’Ottobre, la rivoluzione, o forse il colpo di Stato dei bolscevichi, che farà cessare il governo provvisorio dell’avvocato Aleksandr Kerenskij, forse l’unico spiraglio di democrazia che la Russia abbia mai potuto respirare in tutta la sua storia.

Quest’ultimo, socialista rivoluzionario, morirà nel 1970 a New York, la Cjiesa ortodossa degli Usa rifiuterà di accoglierne le ceneri nei propri cimiteri, ritenendolo il politico maggiormente responsabile della vittoria dei bolscevichi; anche la Chiesa ortodossa serba non gli concesse una tomba, alla fine Kerenskij fu seppellito a Londra.

Ma ecco che sulla pagina Facebook del partito prêt-à-porter di Marco Rizzo, viene pubblicata la foto celebre che mostra Lenin che dalla tribuna protende quasi ad arco il proprio busto verso la massa di operai, contadini e soldati che già plaudono al suo grido-programma: «Tutto il potere ai soviet!». Inciso: la stessa figurina di Vladimir Ilic verrà ritagliata dal costruttivista El Lissitsky per un ulteriore omaggio artistico, immaginando una tribuna futuristica composta da un ponteggio d’acciaio.

Andando ora oltre ogni riflessione culturale e le citazioni storiche, ecco che gli occhiuti grafici e agit-prop del partito di Rizzo si accorgono, forse tardivamente, che sul predellino del podio c’è modo di scorgere proprio Lev Trotskij, il fondatore dell’Armata Rossa, ma anche l’agente del «social-fascismo e dell’imperialismo» così secondo le accuse piovutegli a cominciare dal 1927, con Lenin già morto da tre anni e Stalin al potere, e provvedono immediatamente a cancellarne la sagoma. Se non si trattasse di un, come dire, imbarazzante remake di una cancellazione già avvenuta in epoca proprio staliniana ci sarebbe da indignarsi, invece alla fine ciò che rimane è un ottimo irresistibile senso di pena che volge al ridicolo.

Qualcuno, come c’è modo di leggere tra i commenti che prontamente giungono sulla pagina del social, accanto ai «Viva Lenin», e «Onore alla Rivoluzione d’Ottobre!!!», fa però notare che, proprio al tempo di Stalin sapevano rimuovere assai meglio le figure dalle foto, sebbene i mezzi grafici fossero assai ridotti, si lavorasse di forbici, matita e china, mentre l’applicazione di grafica semplice, fornita assieme a tutte le versioni di Windows, Paint, «è totale, ma ha i suoi limiti».

Intanto ci viene illustrato che «Le Tesi di Aprile contengono lezioni lucidissime per i comunisti, analisi politiche che sono ancora oggi più attuali che mai», aggiungendo come, sempre loro, «i comunisti non possano in alcun modo macchiarsi della partecipazione a governi borghesi (le tristi esperienze del centrosinistra italiano insegnano)».

Nel frattempo, un altro utente, forse mosso da dubbi rispetto alla bontà del sistema concentrazionario dell’Urss di Stalin, posto però che le basi del gulag sono già nell’ “incontaminato” Lenin, lo stesso cui Majakovskij dedicherà il poemetto omonimo, commenta dicendo che «Negli anni ’30 photoshoppavano meglio di voi, fatevelo dire».

Cosa arriva dopo la tragedia cui è già seguita la farsa?

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