Avendo un po’ di tempo libero e ispirandosi ai ritmi lenti imposti dalla quarantena, Naresh Ramchandani ha creato insieme con il suo team dieci cortometraggi sui piccoli piaceri della quotidianità come concedersi una doccia tiepida, bere una tazza di tè, svegliarsi con il canto degli uccellini o meditare sulla perfezione di un uovo sodo. La serie Home Poems è il risultato di un collage di competenze diverse, espresse a distanza e poi riunite sullo schermo.
Anche Fabio Cappello e Marta Marotta, coppia di architetti napoletani che vive a Londra, hanno dato vita a una bella storia di creatività a distanza. Insieme ad altri due colleghi, Fabiana Dicuonzo e Giuseppe Resta, hanno fondato Profferlo architecture, un collettivo che lavora su spazi pubblici, piccole architetture e curatele di mostre sotto il nome di Antilia Gallery. Poi è arrivata la quarantena e Fabio e Marta si sono chiusi nel loro piccolo appartamento londinese. Per non impazzire, una sera dopo cena hanno iniziato a fotografare gli oggetti che avevano a portata di mano: così un portauova, un foglio di carta, una ciotola e del prezzemolo riccio si sono trasformati, giocando sul fuori scala e aggiungendo un pizzico di fantasia, in un avveniristico centro di ricerca nella giungla. Quel primo scatto, realizzato per gioco, ha ispirato i loro amici a produrre altre architetture fantastiche e a condividerle sul profilo social creato ad hoc. In poche settimane è arrivato di tutto: palazzi realizzati con grattugie d’acciaio, chiese fatte con le mollette per il bucato, tempietti di cartucce esaurite, grotte di pane. Una mole di creatività che sfocerà in una mostra itinerante e in una piccola pubblicazione. Perché, come dicevamo qui la creatività è contagiosa. Non ci credete? Leggete quante belle storie sono arrivate in redazione in questi giorni.
Da un porta uova, una scodellina e del prezzemolo è nata una mostra
Little Domestic Architectures nasce lo scorso aprile come nostro personale archivio fotografico di piccole architetture fatte con gli oggetti trovati in casa durante il periodo di lockdown. La prima LDA è nata quasi per gioco mettendo insieme, una sera dopo cena, un porta uova, una scodellina e una piantina di prezzemolo riccio. Era da qualche giorno che cercavamo un’occasione per interagire con la nostra casa e vederla con occhi differenti. Vivere gli spazi domestici contemporaneamente come casa, ufficio, palestra, pub, ristorante, ecc, ci stava facendo maturare una certa ostilità verso tutto quello che ci circondava. Abbiamo deciso di inventare, con occhi diversi, un paesaggio architettonico tra quattro mura. L’idea è piaciuta molto ai nostri amici, tanto che hanno iniziato a contribuire e nel giro di qualche settimana abbiamo aperto una pagina Instagram per rendere il progetto pubblico e permettere a chiunque di partecipare. In due mesi, abbiamo raccolto circa cento contributi provenienti da Italia, Regno Unito, Argentina, Ecuador, Portogallo, Marocco, Serbia e Australia. Un piccolo successo. La nostra più grande soddisfazione è vedere interagire studenti di architettura, appassionati della materia e affermati professionisti. Il progetto andrà avanti fino a quando non sarà conclusa la quarantena globale, poi diventerà una mostra che stiamo organizzando qui a Londra e forse toccherà altre città; pensiamo anche a una piccola pubblicazione cartacea. Ci farebbe piacere portare tutti i contributi in giro, mostrarli e raccoglierli su carta, sarebbe un piccolo ringraziamento a chi ci ha sostenuto.
Fabio Cappello e Marta Marotta, su Instagram @littledomesticarchitectures
Ho raccolto le cose buone dal mondo
Il cibo si è rivelato, in questi mesi, un bene primario e dalla varietà dell’offerta cittadina rimasta invariata possiamo renderci conto della ricchezza della società nella quale viviamo. Avevo iniziato questa serie di still life prima del lockdown ma durante questi ultimi tre mesi ho avuto il tempo di finirla: è ispirata ai prodotti alimentari acquistati nei minimarket etnici di Milano, a partire dalla Chinatown nella quale abito. I prodotti etnici, destinati sopratutto alle comunità straniere presenti in città, costituiscono il legame con la cultura e la cucina di provenienza. Allo stesso tempo il cibo è anche una merce prodotta, assemblata, confezionata e distribuita all’interno di circuiti globalizzati in cui una confezione di carne in scatola può partire dall’Olanda, passare dalle Filippine e da lì ripartire verso gli Stati Uniti. Questi prodotti alludono a una condizione di apertura, transito, curiosità e internazionalità. Anche i colori, le forme, il packaging raccontano storie di paesi lontani, come “mirabilia” nella wunderkammer del commercio globale. In questi tre mesi c’è stato il desiderio, forse il bisogno, di tornare a cucinare il proprio cibo, di ripartire dal pane fatto in casa, di richiudere i confini anche in cucina, destinando a un nebuloso futuro i viaggi esotici e lontani che ci hanno fatti sentire padroni del pianeta. Mi auguro che queste immagini possano farci viaggiare un po’ con la fantasia, se non altro.
Margherita del Piano, fotografa. Su Intagram è @margherita_del_piano. Gli still life sono in vendita da @galleriavaleriabella
Chi pensa ai gatti liberi?
«Buonasera carissimi, avrei autotrasportato un signore malconcio che ha bisogno delle vostre cure. Volete provvedere prego?». Inizia così l’avventura del nobile Gian Maria Catalan Belmonte – alias Alberto Sordi nel film I nuovi Mostri – che, dopo diversi tentativi falliti negli ospedali della città, decide di riportare il ferito là dove l’aveva trovato. Mi è tornato in mente questo episodio quando in una Milano deserta, in piena fase 1, mi sono imbattuta in un gatto di colonia proprio malridotto che ho subito ribattezzato Malconcio. Per fortuna la sua avventura è finita molto meglio. Dopo una serie di telefonate, grazie all’intervento del consigliere regionale Gianluca Comazzi e il ricovero in ATS veterinaria Milano, Malconcio è stato curato a dovere. Fine della storia? Affatto! Dal momento che in casa mia non mancano i designer (oltre che i gatti) abbiamo disegnato una linea di mangiatoie e rifugi in fase di prototipazione per gatti di colonia che abbiamo chiamato Design Urbano “for cats”. Pensati come arredi urbani, sono studiati sulle esigenze dei felini liberi che hanno bisogno di ripari accoglienti e di una postazione per il cibo protetta dalla pioggia. Il progetto è stato presentato in questi giorni in Regione e speriamo diventi presto realtà.
Sara Gecchelin, architetto e giornalista, Studio Gecchelin
Mi sono imposta di spegnere il computer e tornare a fare le cose con le mani
In questo periodo di isolamento forzato ho dedicato più tempo a me stessa e alle mie passioni. Ho deciso volontariamente di lasciare da parte i progetti dello studio e mi sono dedicata alle attività che mi rendono felice e che coltivo nel tempo libero: calligrafia, disegno a mano, lettura e in generale tutto quello che amo ma che lascio in secondo piano. Mi sono imposta di spegnere il computer e tornare a fare le cose con le mani. È stato un periodo di scoperte: non amo cucinare e mi sono ritrovata a sfornare focaccia e brioche; adoro i tessuti, le trame e i colori ma non ho mai messo in pratica nulla legato alla tessitura. Non mi era mai capitato di tessere o praticare il “macramè”, arti che ho sempre visto fare in casa dalla nonna, da mia mamma, delle zie sarte e soprattutto da mia sorella che lavora nell’ambito del costume per il teatro e ha fatto di quest’arte la sua professione. Attraverso qualche tutorial mi sono appassionata e mi sono ritrovata davanti un piccolo telaio dove ho lasciato lavorare la fantasia. I punti non sono sempre fedeli, la trama totalmente libera, lo definisco il mio “freestyle” del tessere e in questi mesi mi ha regalato grande soddisfazione e libertà.
Katia Meneghini, designer, Studio ctrlzak. Su Instagram è @katia_ctrlzak
Siamo chiamati a vedere la profondità che c’è intorno a noi
Vivo a Seattle, negli Stati Uniti. Quando sono stata bloccata a casa come tutti ho iniziato a osservare le cose che mi stavano intorno, partendo dai piccoli oggetti sulla mia scrivania, accorgendomi di quanto fossero belli. Da poco tempo studio buddhismo e ho scoperto la teoria delle 10mila cose. Una citazione trovata negli scritti taoisti e buddhisti che mi piace molto recita: “Studiare il sé è dimenticare il sé. Dimenticare il sé è essere illuminato dalle diecimila cose”. Eihei Dogen, 1200-1253. Mi sembra che la pandemia ci stia chiedendo di rallentare e vedere la profondità di ciò che ci circonda. Questo dipinto è il mio modo di essere qui in modo co-creativo e rispettoso con tutto il resto. Crystal Egg on My Desk è il primo dipinto della mia serie sulle 10.000 cose. Ho intenzione di dipingere altri oggetti speciali che si trovano nel grande mondo della mia casa e poi esplorare il cortile e il quartiere. In questo piccolo raggio sono sicura di trovare l’intero universo!
Kristin Costello, pittrice. Su Instagram è @kristincostello2000
Ho aperto un canale Youtube per insegnare ai bambini a disegnare
La cosa che mi è mancava di più in quarantena era il rapporto con i bambini e i ragazzi con cui stavo lavorando prima del Coronavirus. Così ho aperto un canale Youtube in modo da rimanere in contatto con i miei studenti e aiutare chiunque avesse voglia di imparare a disegnare. Questo mi ha permesso di ritrovare amici, ex-compagni di classe e scoprirne di nuovi! Inutile aggiungere che questo progetto ha aiutato tanto anche me tenendomi impegnata in qualcosa di davvero importante. Ovviamente preferisco rapportarmi con le persone dal vivo ma è stato un bell’esperimento per arrivare più lontano. Ho ricevuto mail anche dalla Colombia! Il corso è articolato secondo vari livelli di difficoltà e il tema è imparare a disegnare gli animali. Il progetto continua anche in questa fase di semi normalità ma con ritmi meno serrati per permettere a tutti di seguirmi.
Laura Fuzzi, illustratrice. Su Instagram è @trallalaura
Abbiamo vissuto ogni giorno come fosse domenica
Sono una fotografa freelance e sono circondata da amici e colleghi che come me hanno fatto del loro tavolo da pranzo il desk da lavoro. In questo nuovo scenario per lo smart working laptop, hard disk, agende e libri condividono quasi naturalmente lo spazio con pentole, dispense, boccacci (concedetemi il termine da pugliese quale sono) e stoviglie. Riflettevo in questi giorni su come questa quarantena abbia cambiato il modo di vivere la cucina della propria casa; un ambiente che, ultimamente, è sempre più il centro della vita quotidiana di ciascuno di noi. Una cucina non “alla moda”, come siamo stati abituati spesso a vedere in questi anni – complici i social network come Instagram, ad esempio, che continua ad imboccarci con immagini patinate – ma uno spazio reale, divenuto sfondo delle situazioni più disparate. Mossa dalla curiosità di vedere come le persone abbiano iniziato a reinventare la cucina ho chiesto di farmi entrare nella loro casa scattando la foto che avrebbe narrato la storia, la loro storia. È stato di ispirazione osservare come questa pandemia abbia fatto riscoprire la bellezza di pranzare a casa, di stappare una bottiglia di vino, di vivere ogni giorno come fosse domenica; di preparare ricette che in altre circostanze non avremmo mai fatto perché magari “stasera sono troppo stanco”, o semplicemente riprendere una passione parcheggiata da mesi, perfino da anni. È vero, è un momento difficile, a tratti surreale, eppure pensiamoci: quando ci ricapiterà di avere tutto questo tempo a disposizione per noi e per la nostra casa?
Paola Ressa, fotografa. Su Instagram è @paolaressa15
La didattica a distanza parte dalle stanze dei miei studenti
La quarantena ha stravolto completamente la didattica tradizionale costringendo noi insegnanti a ripensare le lezioni attraverso il computer. Per me che insegno disegno tecnico ai ragazzi di medie e liceo, la difficoltà sembrava doppia. Righe, squadre e compassi erano rimasti a scuola, impossibile realizzare un video durante le esercitazioni, né mantenere attiva la partecipazione. Così ho pensato di partire dalla realtà che i miei studenti conoscono meglio di qualsiasi forma geometrica, la loro camera. È bastato mostrare loro il procedimento teorico per eseguire pianta, prospetti e viste assonometriche e senza alcuno sforzo i ragazzi hanno appreso come rendere la visione dello spazio intorno a loro con una inaspettata ricchezza di dettagli, fantasia nella composizione degli elaborati e curiosità nei confronti delle stanze dei propri compagni. Il “room tour virtuale”, organizzato grazie alla condivisione sullo schermo di tutti i lavori, è stato un ulteriore mezzo per capire come attraverso il disegno tecnico si può leggere la realtà anche senza averla vista. Le stanze nelle case si sono aperte, accogliendo virtualmente l’intera classe. Una lezione che proporrò anche l’anno prossimo.
Arianna Gecchelin, insegnante, su Instagram è @ag_miniature
Nella gara per la sopravvivenza non vince chi arriva primo ma chi arriva più lontano
Nelle settimane di lockdown Galleria Milano ha chiesto a oltre settanta artisti di creare un’opera d’arte che fosse riproducibile da tutti nelle proprie case. Io ho scelto di riprodurre il collage di Pierpaolo Lista. L’opera, realizzata con cartone, terra e Graptopetalum, rappresenta la natura che si riprende il suo spazio quando non è ostacolata dall’intervento dell’uomo. Il Covid-19 si è diffuso a macchia d’olio per tutto il globo come una nuvola carica di pioggia che spinta dal vento scarica tutta la sua energia. È sempre la natura a dettare le regole e l’uomo, se anche arriva a scoprire il fuoco, deve allo stesso tempo imparare a non bruciarsi. All’improvviso tutto si è fermato in un silenzio irreale: le strade trafficate intrise di idrocarburi, gli alberi dalle foglie grigie che faticavano a ossigenare i viali inquinati hanno avuto una tregua. Il virus ha modificato profondamente le nostre vite, rendendoci più consapevoli delle nostre risorse più preziose, lo spazio e il tempo. Spero che non si perdano tutte quelle piccole piante nate attorno alle nostre case, quei semi di consapevolezza che ci ricordano che nella gara per la sopravvivenza non vince chi arriva primo, vince chi arriva più lontano.
Sara Sallemi, su Instagram è @sarasallemi. I progetti di autoproduzione sono raccolti qui: @autoprogettazione