Sproporzioni di genereI talk show non fanno bene ai modelli di ruolo femminili

Il mondo italiano è ancora maschilista, in particolare quello politico e giornalistico. Per le donne essere brave, avere qualcosa da dire, conoscere le cose e saper ragionare pare non basti

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L’intervista di ieri su Repubblica a Corrado Formigli, che proprio giovedì sera ha riaperto la stagione del suo Piazzapulita, si conclude così: «Domanda: Ha ingaggiato Selvaggia Lucarelli. Risposta: Sì, che si affiancherà a Tito Boeri, Mario Calabresi, Alessandro De Angelis e Antonio Padellaro». Si desume che Formigli citi un parterre di ospiti fissi nel ruolo di commentatori e opinionisti: cinque, una signora e quattro signori.

Le proporzioni sono pressoché sempre queste (quando va bene, anche se con qualche eccezione) nell’infotainment italiano, che riproduce e amplifica il maschilismo della nostra politica, mentre fortunatamente la nostra società, pur arretrata e ancor troppo machista rispetto agli altri paesi europei, faticosamente, ma più lestamente, avanza verso obiettivi di maggiore civiltà.

Ma oltre al problema delle proporzioni (che temo sarà amplificato dalla natura degli ospiti “ordinari”), colgo un’altra nota dissonante. E qui so che mi attendono accuse sui social di sessismo, di essere una racchia ormai anziana invidiosa delle donne belle e più giovani, quel che è peggio qualche stilettata delle sue di Lucarelli. Anzi, mentre scrivo già immagino che al massimo mi dirà: «ma chi sei, ma chi ti fila?». Tutto sommato se così fosse me la caverei anche piuttosto bene.

La nota dissonante è data dal fatto che l’unica donna tra gli opinionisti fissi possiede un certo profilo. Lucarelli è una giornalista anche, ma non solo, di costume. “Non solo” perché i suoi articoli, come collaboratrice del Fatto Quotidiano e responsabile della cronaca e degli spettacoli della testata online Tpi, spaziano dalla politica alla società ai faits divers. Col suo stile pungente, brillante, cattivo e spesso narrativo racconta tanti aspetti del mondo. Ma non la si può considerare un’analista politica o economica, come sono invece gli altri signori. Il che non significa che non possa dare contributi acuti e interessanti alla discussione, anzi, rispetto a certi inossidabili del talk show tremendamente prevedibili e molto soloni (da Padellaro a Mieli, ospite della prima puntata) me lo aspetto.

Ma perché l’unica donna (e già è grave che sia l’unica) che è stata scelta è una giornalista che unisce a un certo stile della professione, il fatto di essere un noto personaggio televisivo e social dall’innegabile natura pop (è stata confermata anche quest’anno come membro della giuria di Ballando sotto le stelle ed è spesso stata protagonista della “cronaca pop” del piccolo mondo italiano). Perché una sola donna e guarda caso con quel profilo? Perché non si è pensato anche ad un uomo dal profilo analogo (ve ne sono)? Perché non si è pensato di coinvolgere anche donne dal profilo più simile a quelli di un De Angelis, di un Calabresi o di un Boeri (ve ne sono)?

La risposta è complessa perché scaturisce dall’intreccio di diversi fili che provo a districare uno per uno. Gli uomini fanno squadra, si sostengono a vicenda. Il potere in Italia è ancora un potere prevalentemente maschile e fa scudo a chi, giovani e, soprattutto, donne, cerca di sfidarlo: il giornalismo non fa eccezione. Se proprio si deve dare spazio alle donne che almeno posseggano un sovrappiù che favorisca l’audience. Un sovrappiù rispetto a quello che hanno da dire (in alcuni casi, purtroppo, nemmeno di sovrappiù si tratta, ma non è il caso di Lucarelli).

Riassumendo: in un mondo ancora maschilista e dominato da maschi, quale è quello italiano, in particolare quello politico e giornalistico italiano, per le donne essere brave, avere qualcosa da dire, conoscere e saper ragionare, rischia di non bastare. Ti viene chiesto quel di più che fa di te un personaggio, più o meno pop, ma che certo attira gli ascolti. E la cosa non va bene. Non va bene perché è discriminante e mantiene dispari opportunità.

E non va bene perché si comunica alle nuove generazioni, alle ragazze di oggi, un modello di ruolo distorto, si fa capire loro che studiare, nutrire la mente, sforzarsi di essere professioniste serie può non bastare. Meglio aggiungere anche un élan pop e magari buttarsi nel mercato social delle influencer. Tutte attività legittime, ma perché le donne non possono trovare spazio anche se un po’ grigie, seriose e sobriamente meticolose?

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