EcologicamenteLa pasta: storia di un alimento sostenibile, dal chicco di grano al packaging

Il rinnovamento parte dalle piccole cose: come una confezione di spaghetti, che se si trasforma da plastica a carta pesa sull’ambiente decisamente meno, senza alcuna variazione per chi la compra. Una piccola modifica che può portare a cambiamenti radicali

Che la pasta sia buona è un dato di fatto incontestabile per ogni Italiano che si rispetti. Che faccia anche bene ormai è noto. Ma non basta: oltre a essere buona e a fare bene, è anche amica della Terra.
«La pasta è uno degli alimenti al mondo con il miglior rapporto tra impatto ambientale e risultato nutrizionale». Lo afferma Riccardo Felicetti: al timone del pastificio di famiglia, si impegna per portare avanti di pari passo qualità e sostenibilità.

«Tutto nasce da un chicco di grano che, per crescere, richiede pochissima acqua». Spiega Felicetti, che continua: «poca è anche l’acqua che occorre per la lavorazione in pastificio. Proprio il consumo di acqua è uno dei parametri utilizzati per calcolare l’impatto ambientale di una produzione.
A questi fattori si può aggiungerne un terzo, la cottura: pure in questo caso non serverebbero grandi quantità di liquido, anche se noi Italiani siamo abituati a veder “nuotare” la pasta in cottura.
Se si considerano tutti questi aspetti, emerge che la pasta ha un impatto ambientale davvero basso».
Certo, l’acqua non è l’unico elemento a entrare in gioco nella produzione: «per questo – continua Felicetti – nel nostro pastificio abbiamo lavorato il più possibile per ridurre l’uso di carburanti fossili, e adesso oltre il 90% dell’energia elettrica che utilizziamo viene prodotta qui a Predazzo attraverso un sistema fotovoltaico combinato con un impianto di cogenerazione». Anche il fatto di trovarsi a Predazzo, nel cuore delle Dolomiti, ha contribuito alla volontà di intraprendere questa ricerca volta a minimizzare il “peso” che il pastificio ha sull’ambiente.

«Guardando al paesaggio che ci circonda, alla ricchezza e alla bellezza di queste montagne, abbiamo capito di dover andare oltre, di dover ideare modi diversi per confezionare la pasta. Così abbiamo iniziato un percorso di ricerca per ridurre se non addirittura eliminare la plastica monouso dalle nostre confezioni».
Un percorso che è durato anni e che ha raccolto il contributo di tutte le parti in causa, dai produttori di confezionatrici ai produttori di materiali di confezionamento.
«Alla fine, mettendo a comune denominatore tutti i dati raccolti, siamo riusciti a cambiare il packaging della linea Everyday con una soluzione costituita al 100% di carta, e non più da carta e film di plastica accoppiato. È semplicemente un foglio di carta che, grazie a uno speciale sistema, si salda e consente di mantenere il prodotto integro. Carta, non cartoncino, quindi molto più leggera».

La distribuzione è già iniziata in Trentino Alto Adige, e poi arriverà in tutta Italia. Intanto la ricerca non si ferma, e guarda alle confezioni di Monograno Felicetti: «l’astuccio di Monograno ha al suo interno il polipropilene, ma stiamo lavorando per sostituirlo con il PLA, che è compostabile. in questo caso il packaging è già ora molto rispettoso dell’ambiente: i materiali non sono accoppiati, ma si possono separare facilmente. La carta si ricicla e si butta la plastica. La differenza starà nel fatto che il PLA può essere gettato nel compost, nell’umido».

Sembrano piccole modifiche, ma che possono portare a cambiamenti radicali, soprattutto se non rappresentano un punto di arrivo, ma diventano un punto di partenza: «Ovvio che dal punto di vista commerciale spero che nessuno ci copi – scherza Felicetti – ma la mia anima ambientalista spera che ci copino tutti. Spero, seriamente, che le soluzioni da noi proposte siano uno stimolo, che portino ispirazione per trovare altre vie, altre idee, procedimenti simili ma alternativi, che spingano sempre più avanti. Un pacco di plastica pesa tra i 4 e i 7 grammi: se rapportiamo questo piccolo peso all’enorme quantità di pasta venduta in Italia, parliamo di milioni di chili di plastica che verrebbero evitati se tutti i pastifici adottassero sistemi di confezionamento ecologici. Con un progetto del genere a livello di categoria potremmo davvero fare la differenza»

 

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