Sfogliare L’appetito: il cibo come veicolo del potere

La docente di storytelling della food culture Serena Guidobaldi ci accompagna tra Roma e Parigi, per capire le antiche pratiche di scambio economico degli avanzi. In queste pagine che parlano di fame, leggiamo molto di politica e religione

Serena Guidobaldi

Nato da approfondite ricerche storiche, il libro “L’appetito” pubblicato da Eris è incentrato sui mercati degli avanzi alimentari di fine ‘700 – inizio ‘800, che a Parigi come a Roma, ridistribuivano gli avanzi di cibo dei ricchi ai bisognosi: in Francia in cambio di denaro, a Roma iscrivendo l’anima alla parrocchia. Avventurandosi nei vicoli maleodoranti di queste due città, Serena Guidobaldi, Personal Chef e docente di storytelling della food culture presso l’Università di Scienze Gastronomiche, ci racconta la lotta senza fine dei poveri contro i poveri incentrata su “potere” e “fame”.

Con le illustrazioni di Giuseppe Palumbo, questo romanzo affronta uno dei nodi della società contemporanea: il potere del cibo e di chi ne gestisce la distribuzione. Nell’epoca dell’ossessione del cibo come esaltazione spettacolare e sociale o come questione etica, “L’appetito” chiama il lettore a prendere posizione di fronte al concetto di “abbondanza” che, generando avanzi, diventa esercizio di potere.

Così lo racconta l’autrice a Gastronomika: «L’Appetito prende spunto dagli avanzi che venivano recuperati dapprima dalle cucine di Versailles, poi dai ristoranti e caffè e cucine private dei nuovi ricchi a Parigi, rivenduti nei mercati e, insieme all’istituzione delle soupes economiques, erano lo strumento grazie al quale lo stato, con la connivenza della borghesia, riusciva a controllare l’ordine pubblico sfruttando il “mercato della fame”. Nello stesso periodo, a Roma, la vendita di avanzi in strada per mezzo degli ambulanti era cosa molto rara perché la gestione era appannaggio della Chiesa, che ridistribuiva il cibo in cambio della fedeltà al Papa».

Uno scambio non segreto, persino all’estero: «La cosa era talmente risaputa anche Oltralpe che il Rapports et comptes rendus du Comité Central d’Administration des Soupes Economiques (1802 ca), in un passaggio precisa:

bisogna dare le soupes a poveri che lo meritino, perché altrimenti la facilità di trovare cibo senza guadagnarselo può portare a creare una classe di mendicanti come in Italia, dove i conventi distribuiscono pasti gratuiti».

Un libro che pur parlando di storia, affronta l’attualissimo tema del non spreco: «Attraverso la narrazione delle vicende dell’ultimo erede di una famiglia francese di venditori di avanzi che si incrociano con quelle di un miserabile parroco romano, avido di potere, il romanzo – nonostante l’ambientazione storica – pone una riflessione su temi molto attuali dello spreco e del riuso, e pone al centro il cibo come causa e simbolo della fragilità e dell’aggressività umana, strumento di potere e sottomissione, ma anche di riscatto. Insieme allo studio su cibo, identità e memoria, la relazione cibo-potere è l’altra materia sulla quale negli ultimi 15 anni ho lavorato, cercando in diversi paesi dove ho anche vissuto di esaminare proprio il cibo e la nutrizione come strumenti di emancipazione femminile nelle economie emergenti».

L’Appetito, di Serena Guidobaldi (Autore), F. Bianchi (a cura di), G. Palumbo (Illustratore), Eris editore

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