Tano Simonato, cuoco, imprenditore, titolare del ristorante “Tano passami l’olio” di Milano, insignito di una stella Michelin, è un negazionista.
20 parole, 146 caratteri, 20 spazi per dare una notizia completa, punto.
Perché continuare a scriverne allora? Perché rischiare di amplificare ulteriormente la visibilità di un comportamento riprovevole, pericoloso, inutile?
Perché la stampa non farebbe il proprio dovere se non cercasse la verità, se non combattesse con ogni mezzo, sempre con la parola, ogni tentativo di distorcere la realtà.
Perché, nel caso specifico, la manifestazione negazionista alla quale ha partecipato Simonato, non è solo una grave mancanza di rispetto per i morti di questi mesi, ma, anziché essere un punto a favore della ristorazione, è un errore di strategia che nuoce pesantemente al settore.
Riprovevole, pericoloso, inutile.
Riprovevole, perché, se vuoi protestare, lo puoi fare civilmente, come molti colleghi in tutta Italia hanno fatto, riconoscendo la bontà della motivazione che ha portato il Governo a limitare gli orari dei ristoranti, ma chiedendo, con determinazione, un equo compenso per il mancato ricavo che ne deriverà. Non lo fai senza mascherina e affermando che non serve a nulla.
Pericoloso, perché accomunare la mortalità da Covid a un’influenza stagionale non solo è sbagliato scientificamente e matematicamente, ma induce le persone a ritenere accettabile il numero di morti contati in questi mesi, perché negare l’evidenza di un sistema sanitario in affanno è un insulto al personale sanitario. Perché parlare di ospedali vuoti quando, a causa della Pandemia da Covid, devi interrompere una cura oncologica o morire di attacco cardiaco, perché non c’è più spazio per curare altre malattie, è criminale.
Inutile, perché negare l’evidenza, sospettando complotti degni della Spectre, non serve a nulla, confonde le menti deboli, contribuisce ad alimentare la mortalità senza, di contro, fornire alcuna soluzione intelligente.
Per fortuna la stragrande maggioranza di ristoratori ha scelto la strada del dialogo, ha compreso e accettato le restrizioni, non rinunciando ad affermare la propria contrarietà, suggerendo correttivi e, più che tutto, rimboccandosi le maniche per affrontare al meglio questa ulteriore difficoltà.
Il comportamento di Tano Simonato, se inconsapevole, è la spia un’esasperazione comprensibile, se consapevole, è da irresponsabili e va condannato.