ProvvisteDieci idee per iperattivi invernali

Consigli e proposte per affrontare la settimana con una bella dose di dopamina, una scorta di grissini e canditi, una buona bottiglia di Rosé e un libro da cui prendere spunti per ricette newyorchesi

  1. Lo zen e l’arte di riorganizzare la cucina in lockdown

Pur consapevole del fatto che niente è facile per nessuno di questi tempi, volevo sottoporre le specifiche difficoltà che io, come persona iperattiva, incontro nella zona rossa. Antefatto: da tutta la vita trovo sconcertante il topos dell’amore la mattina nel fine settimana, perché non appena apro gli occhi ogni sabato io non vedo l’ora di uscire per colazione, spesa al mercato, secondo caffè, birretta, pranzo. Incanalare altrove queste energie mi richiede di stilare una serie di progetti del fine settimana (il mio compagno si dilegua alla sola menzione, come i cani quando dici “facciamo il bagno”, per inciso uno dei miei progetti dello scorso weekend è stato fare il bagno al cane) che, una volta conclusi, mi diano la dose di dopamina necessaria perché io non diventi una presenza intollerabile. La scorsa settimana è toccato alla mia collezione di spezie, di cui vi ho già parlato (questo dice tutto): ho fatto ordine, tolto i doppioni, fatto i travasi montessoriani in altri barattoli, etichettato. È stato bellissimo. Se avete anche voi questo specifico kink, potreste voler dare un’occhiata a “Get Organized with The Home Edit”, su Netflix, che è un po’ troppo bianco e patinato ma insomma, è il genere di intrattenimento tv che si guarda facendo altro; consiglio anche l’account Instagram @thatorganizedkitchen.

Ciò di cui vi volevo realmente parlare però è un trucchetto molto utile per riutilizzare i barattoli di vetro che hanno contenuto cose odorose, come spezie, sottaceti o caffè, e a cui volete cambiare destinazione. Pronti? Versare un cucchiaio di sale grosso nel barattolo e strofinare con una spugna. Aggiungere un cucchiaino di bicarbonato, cercando di arrivare ovunque, anche nei solchi del coperchio. Quindi, versare acqua molto calda (meglio bollente), lasciar riposare per qualche minuto, chiudere con il coperchio e agitare energicamente. Risciacquare.

Forza, presto sarà lunedì.

2. Se la Maison Krug mi dice “salta”, io rispondo “quanto in alto?”

Qualche giorno fa la leggendaria maison di Champagne Krug mi ha invitato a partecipare a una diretta Instagram nella quale lo chef Enrico Bartolini, chef del ristorante che porta il suo nome all’interno del Mudec di Milano, tre stelle Michelin, cucinava una ricetta da abbinare al Krug Rosé per il progetto Krug World of Craft, che ogni anno celebra un ingrediente: in questo caso, l’umile ma versatile patata, qui servita soffice con porcini, gamberi e rafano. Nel pomeriggio ho ricevuto tutti gli ingredienti e all’ora designata ho seguito Bartolini nella preparazione: più correttamente diremo “inseguito”, visto che egli, da gran professionista, procedeva speditamente trovando anche il tempo di sbianchire il prezzemolo mentre rispondeva alle domande che fioccavano; nel frattempo io cucinavo alla cieca, guidata solo dalla sua voce, perché non riuscivo a guardare contemporaneamente lo schermo (ma alla fine ho guardato tutte i piatti preparati dagli altri colleghi coinvolti e, detto con rispetto, il mio non era niente male). Ho avanzato una quantità di crema di patate e panna, che la sera dopo ho trasformato in una zuppa di patate e porri, e una bottiglia di Krug Rosé, che ho bevuto in poltrona all’annuncio ufficiale della vittoria di Biden dopo aver guardato incessantemente la CNN per cinque giorni e notti.

3. Un libro per Natale: New York – Le ricette di culto

Sempre a proposito di America, per festeggiare ho recuperato un ricettario classico: “New York – Le ricette di culto” (edito da Guido Tommasi). Prese tutte insieme – french toast, pancetta affumicata, cheesecake, onions rings – costituiscono la dieta che avrebbe spedito al creatore Tony Soprano se non ci avesse pensato prima il sicario appostato nel diner (lo spoiler è andato in prescrizione se la serie si è conclusa più di dieci anni fa), ma ci sono poche cose soddisfacenti quanto un pasto con patate dolci fritte e tuna melt – sorta di toast al formaggio con bonus di insalata di tonno, maionese e sedano. Consiglio il libro – lo trovate qui – in alternativa ecco le istruzioni dettagliatissime di Serious Eats.

4. E io che pensavo che la bibita gassata dal sapore più singolare fosse la Dr Pepper

Il mondo del cibo è un continuum in cui a un polo stanno le bevande gassate (industriali, sciroppose, insalubri, calorie senza nutrimento, “acqua avvelenata” come le definisce il protagonista di Captain Fantastic, i cui figli festeggiano il compleanno di Noam Chomsky invece del Natale) e all’altro il foraging (fuori dall’economia, in armonia con la natura, più calorie per estrarre radici di quante ne offrano dette radici) ma qualcuno ha pensato a mettere insieme le due cose: è Selvatiq, che ha creato le bibite in lattina Alpine Forest e Mediterranean Coast, rispettivamente al sapore di abete rosso e foglie di fico.

5. Opinione impopolare /1: viva i canditi, viva il glutammato

L’altro giorno ho ricevuto un pacco proveniente dal panificio e pasticceria La Primula, di Treviglio (BG). Conteneva un panettone pieno di canditi corredato da un piccolo pamphlet in difesa dei canditi, con tanto di hashtag dedicato, #adottauncandito. Io adoro i canditi e quando vedo qualcuno che li toglie dal panettone a Natale penso che di sicuro fa sesso solo nella posizione del missionario, perciò ho pensato che io e i signori de La Primula fossimo spiriti affini. Ma non è tutto: nel pacco c’erano anche dei grissini, etichettati come “Grissini Umami”, la cui lista degli ingredienti contiene il demonizzato glutammato monosodico, accusato delle peggiori nefandezze: in realtà, è semplicemente un condimento da usare con moderazione – come, guarda un po’, il sale.

6. Opinione impopolare /2: Non vado pazza per i delivery, con poche eccezioni

Il cibo al ristorante è più buono di quello di casa perché ci si veste un po’ carini per andarci, si spezza la routine e si beve una mezza bottiglia di vino prima che l’antipasto arrivi in tavola. È per questa ragione che, pur al secondo giro di lockdown, non ordino quasi mai delivery: alla fine siamo sempre noi tre seduti a questo tavolo che di giorno è anche il mio ufficio, e mangiamo con le stesse posate e negli stessi piatti, e in ultimo il cibo ha sempre un po’ lo stesso sapore. Tra le poche eccezioni a questa regola c’è il delivery de Il Gusto della Nebbia, ristorante cinese atipico – a partire dal nome che sembra uscito dalle poesie di Mao Zedong – che cucina cibo così saporito e originale che quando finisco di farmi schiaffeggiare dal pepe di Sichuan mi sento come nuova.

7. Dillo con una barbatella

Qualche giorno fa ho partecipato a un interessante webinar su Zoom (lo so, sembra una contraddizione in termini!) organizzato dall’azienda agricola Le Morette, che oggi produce ottimi vini Lugana ma che è nata come vivaio per la produzione di barbatelle, cioè le piantine della vite allo stadio in cui mettono “la barba” – insomma le radici. Me ne hanno mandata a casa una, con cui intendo iniziare una produzione locale di moonshine in stile Lugana per fare invidia a chi tra i miei amici considera il kimchi il vertice dell’autoproduzione.

8. Videochiamata /1: La vera magia di Natale è una joint venture tra Babbo Natale e gli chef stellati

Ogni anno l’intero paesino di Govone, nel Roero – e il suo castello, residenza sabauda e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco – si trasforma nel Magico Paese di Natale, un luogo fiabesco che, a quanto pare, trasforma in elfi anche i Grinch più accaniti.

Quest’anno, ahimé, non potrà succedere, ma gli organizzatori si sono impegnati a salvare il Natale con un programma digital: per i nostri fini menzioniamo il Festival Del Cibo, dove dal primo dicembre fior fior di chef, da Enrico Crippa in giù, prepareranno in diretta ricette della tradizione italiana. A me però fa molto ridere il servizio che consente di regalare ai bimbi una videochiamata con Babbo Natale: tra l’altro nei gruppi social di genitori che praticano il respectful parenting di cui faccio parte (non mi giudicate) dicono che non bisognerebbe costringere i bambini a sedere in grembo di Babbo Natale, in genere si terrorizzano. Videochiamare, massimo massimo.

9. Videochiamata /2: Per i nostalgici degli acquisti natalizi in presenza

Uno dei migliori gelatieri italiani, Alberto Marchetti, si è inventato la videobottega: fai una videochiamata e lui in persona ti accompagna in giro per il negozio, presenta i prodotti – creme spalmabili, zabaione freddo e caldo, 20 diversi panettoni, pure quello gelato – fotografa le tue scelte e automaticamente riempie il carrello: 48 ore per le consegne in tutta Italia.

Che bravo! Qui ci starebbe un pensierino su come il problema non sia Amazon di per sé ma la riluttanza della piccola impresa italiana a passare al digitale, ma mi sono già annoiata da sola a scrivere questo sunto, quindi fate come se.

10. Un ristorante in cui potremo andare un giorno – Kitchen di Como

Quando la guida Michelin trascura i miei chef preferiti o innalza ristoranti che considero mediocri mi affretto a rimarcare quanto sia inaffidabile, se invece però distribuisce riconoscimenti a locali che mi hanno colpito sono subito tutta tronfia. Ah, la coerenza! Questo per dire che subito prima del lockdown io e il mio compagno ci siamo concessi un lungo pranzo al Kitchen di Como, dove non ero più tornata dall’addio dello chef Paolo Lopriore, per questioni di principio (la malagrazia con cui la Michelin tratta Lopriore è uno dei miei rancori più inveterati contro la Rossa). Sbagliavo, perché lo chef che l’ha sostituito, Andrea Casali, ha grande talento – e infatti ha preso la prima stella Michelin la scorsa settimana. Penso spesso allo Spaghettone allo zafferano, capesante in crudo, burro acido e alloro mangiato durante la mia visita: marchesiano, goloso, citazionista, ma con almeno tre livelli di lettura. E buonissimo, chiaro.

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