Profumi per la pelle
Tra i più venduti c’è Madeleine, profumo evocativo già ai tempi di Proust, e una golosa Torta al cioccolato fondente (Devil’s Food). Per chi non vuole prendersi troppo sul serio la profumata bacheca di “The Library of fragrance” è ricca di fantastici nonsense da indossare. Questa casa americana ha creato delle acque di colonia stravaganti e tra le referenze non stupirà di trovare pezzi audaci come gin tonic, black russian, bollicine o margarita frozen; altri invece più piacioni tra cui miele, pastella di dolce alla vaniglia, cookies al cioccolato, cupcake o ciambella alla marmellata. Senza considerare la famiglia degli speziati, non i canonici di una qualsiasi piramide olfattiva ma quelli che potrebbero confondersi con le spezie usate in cucina: quindi curcuma, chiodi di garofano, cardamomo, curry piccante, peperoncino chipotle, zenzero fresco o nero. Tra i più bizzarri pizza, latte condensato, funghi, platano, waffles o canna da zucchero.
Diffusori per ambiente
“The Library of fragrance” si dedica anche alle profumazioni per ambiente replicando, però, solo alcuni profumi per la persona come ananas, banana flambè, brownie, caffè appena preparato, cioccolato fondente, frangipane, gelato al pistacchio/alla noce/alla vaniglia, waffles e altri ancora. Tra queste fragranze grande assente è il carboidrato che ritroviamo, invece, nel profumo al pane di Emozioni Olfattive: in uno spruzzo l’odore del pane caldo appena sfornato, quello con la crosta croccante che già al primo spruzzo sembrerà di spezzarlo con le mani. Tra i marchi più prestigiosi Locherber con il suo Klinto 1817 nato dall’incrocio di due varietà di vite americana selvatica, contenuto in un elegante vaso in vetro verniciato a mano ed etichettato in tessuto Jacquard; oppure l’iconico Rosso Nobile frutto di una sfida lanciata al maestro Paolo Vranjes da Francis, suo carissimo amico e produttore di vino, convinto che i sentori di un bicchiere di vino rosso fossero difficili da racchiudere in un profumo.
Candele
Oltre ai profumatori a bastoncino, ai diffusori elettrici e agli spray, a inebriare l’ambiente domestico aiutano le candele. L’accensione di alcune può regalare una vera e propria esperienze immersiva, ad esempio respirando a pieni polmoni un vigneto toscano; un’altra può suggerire un ambiente più cozy scaldato dal tepore di un bicchiere di latte caldo insaporito con vaniglia, noce moscata e un cucchiaino di zucchero caramellato come nel caso della milk & sugar. Raffinata e fruttata è la nuova candela made in Florence di Dr. Vranjes al melograno, gourmand, invece, quella cupcake al caramello di Hearth&Home. La famosissima linea Yankee Candle ha tra le varie profumazioni crisp campfire apple che ricorda le mele colte e cotte sul fuoco, poi ancora passion fruit martini, café sweets, sweet bunny treats simile a una torta alla vaniglia con topping di cream sour oppure mango peach salsa, un mix succoso di mango e pesche ravvivati da agrumi, zenzero e pepe rosa. WoodWick, brand che tra l’altro è stato acquisito da Yankee Candle Group, ha lanciato caramel toasted sesame un mix che richiama il sesamo tostato, le noci pecan e il toffee d’acero si fonde con note ispirate al bourbon e alla vaniglia; più tropicale è blue java banana in cui si percepisce ananas, banana Blue Java appunto, mango e latte di cocco, mentre la currant risulta più speziata con sentori dolci che ricordano l’uvetta e il succoso di mandarino. Per i beerlovers Troppotogo regala la gioia delle candele alla birra negli stili Stout, Ale e Lager mentre chi preferisce altre bollicine potrà optare per questa sofisticata candela allo Champagne.
Cosmesi
Tra i trucchi per aumentare la persistenza del profumo sul proprio corpo quello di abbinare la crema della stessa linea. Sempre “The Library of fragrance” ne ha una al gusto di gin tonic, cupcake, torta di zucca, rotolino di cannella, ginger ale, caipirinha. Poi ci sono aziende che producono alimenti e parallelamente hanno lanciato una loro gamma di prodotti di bellezza con le stesse materie prime usate magari per condire i piatti. È questo il caso del frantoio Salvagno che ha una propria selezione di cosmetici: dalla crema viso a quella per il corpo, dal bagnodoccia allo shampoo delicato, dal latte detergente al dopobarba lenitivo. Il marchio Olio di Spello, invece, realizza i suoi prodotti in sinergia con il Frantoio di Spello Uccd, che a sua volta tratta la cultivar del moraiolo, una varietà di oliva tipica del territorio umbro. Tra i loro best seller l’olio idratante corpo arricchito con olio extra vergine di oliva consigliato in abbinamento al bagno & doccia formulato ovviamente con olio evo. Sempre dalle foglie di ulivo deriva Oliveda, un gel riparatore per la pelle di viso e corpo mentre spostandoci nel campo vinicolo Barò promuove articoli di alta cosmesi a base di polifenoli d’uva bio coltivata a Barolo. A Paestum gli allevamenti di bufala diventano fonte d’ispirazione per la linea di Biancamore che realizza prodotti di bellezza naturali a base di latte di bufala. Tra i loro prodotti di punta il fitoestratto concentrato che ostacola l’invecchiamento cellulare o le wine pearls, una nuova generazione di anti-age che combina siero e perle illuminanti in 3D. Poi, restano sempre validi i rimedi della nonna come prepararsi in casa lo scrub con i fondi del caffè o una maschera super idratante a base di polpa di avocado.
Gioielli
Tra gli artigiani che si sono lasciati ispirare dal cibo, gli orafi che lavorano al progetto di Isola Bella Gioielli, un’esclusiva linea di gioielli che nasce in Sicilia e comunica le sue bellezze, in particolare quelle della tavola, attraverso piccole opere made in Italy. In vetrina charm da aggiungere ai bracciali o orecchini declinati sotto forma di pistacchio, pizza, cassata, cannolo, riccio, e ancora cipolla, fico d’india, cono gelato, pesce spada, granita e brioche con il tuppo. Infine, l’arancino e la cassatella di Sant’Agata, due indizi che fanno localizzare il brand nella provincia catanese. Oltre a questa preziosa vetrina c’è la voce Gioielli del gusto, una esposizione di bontà enogastronomiche nata dalla collaborazione tra Isola Bella Gioielli e alcune realtà artigianali locali. Le creazioni di Dop, invece, abbracciano un po’ tutta l’Italia e assecondano le 3 B: bello, buono e ben fatto. I loro gioielli valorizzano l’italianità partendo proprio dal nostro patrimonio culinario e tutti i gioielli sono realizzati a mano da orafi toscani. Lo shop è molto dettagliato e non solo in base alla categoria (anello, bracciale, orecchini ecc.) ma anche per la suddivisione tra specialità regionali, tipologia di pasto e prodotti tipici nostrani. Tra i soggetti ricreati, i simboli della dieta mediterranea, alcuni dolci tipici, frutta, taglieri, vini e tante altre specialità. Tra i gadget del “se non ce l’hai non sei nessuno” il portachiavi “Tenohamame” di Tenoha di Milano oppure il baccello di Komorebe, quest’ultima è piccola impresa al femminile messa in piedi nel 2008 da una ragazza italiana che ama il mondo japan kawaii. Sempre a tema, sfiziosi bijoux da indossare con avocado, nigiri salmone, onigiri, nigiri gambero, sushi e soia. Tra gli altri accessori il set di magneti sushi, american breakfast, verdure oppure specchietti da borsa, spille, shopper e tazze.
Stampe
Slurp arte e design è una gioia per gli occhi, e un po’ riempie la pancia. Il loro store online è un hub di creatività dedicato alla vendita di poster, stampe e piccoli oggetti di design realizzati da diversi artisti indipendenti. Nella collezione permanente ce ne sono davvero di tutti i gusti: dalle scritte ironiche ai ritratti di patatine, pizza e hamburger. Poi c’è la capsule d’autore in tiratura assai limitata con disegni ancora più esclusivi di illustratori e/o graphic designer influenzati da tutto ciò che graviti intorno alla cucina e al cibo. Il brand milanese di Guzzerie ha l’ambizione di riempire le cucine del mondo con piatti, prodotti e alimenti del nostro territorio. Tra i prodotti più venduti la carbonara, la margherita, il martini, il negroni, il cannolo, il tiramisù, lo spritz, le lasagne, il limone, lo zafferano.
Per gli appassionati di arte il sito Shopart dedica diverse pagine ai quadri più iconici di pittori che nei secoli hanno dipinto scene di cibo sulle loro tele: dal Mangiafagioli di Annibale Carracci alle Angurie al sole di Renato Guttuso, dalla Campbell’s soup di Andy Warhol all’Ultima cena di Leonardo Da Vinci.
Abbigliamento
Il calzino ormai non si abbina più alla scarpa bensì alle voglie di chi lo calza. Decisamente eccentriche le fantasie proposte da Happy Socks che, oltre ai calzini (donna, uomo e bambino), ha tutta una linea di costumi, boxer e slip con gelati, frutta, hot dog, pizza o spaghetti oltre all’unica mascherina con l’uovo all’occhio di bue. Forse potranno capirla in pochi, i romani in particolare, ma la scritta sulla t-shirt venduta dal mitico Elvis nel cuore di Trastevere è una dichiarazione d’amore con il mantra supplì is my religion!; un’altra ricorda invece che fritto è bono tutto e le regole della carbonara perfetta. Sul famoso primo romano si sono espresse anche le ragazze di Melidé: Eugenia, la graphic designer del gruppo, ha disegnato su una maglietta gli ingredienti della carbonara; lei preferisce pasta lunga, quindi spaghetti, guanciale, uova, pecorino grattugiato, sale e pepe. Spostandoci al Nord, qualche settimana fa su Instagram è nato un nuovo “gastro-brand”, come l’ha definito la sua mente creatrice Beatrice Tarizzo: si tratta di T-Gullio, progetto di questa giovane ragazza ligure che è partita da una linea di t-shirt come elogio al pesto per costruire il suo racconto gastronomico.
Playlist e podcast
In collaborazione con Spotify, Barilla ha lanciato 8 godibili playlist ciascuna associata a un formato di pasta, ragionate per calcolare il tempo di cottura a ritmo di musica: tra una traccia e l’altra un’amichevole voce ricorda di dare un’occhio alla pentola sul fuoco! Nella classifica dei file audio più ascoltati degli ultimi anni, i podcast hanno cominciato a interessare l’audience italiana anche se con un po’ di ritardo rispetto gli altri Paesi. Tra i protagonisti che lo hanno saputo meglio raccontare il cibo a parole, Mariachiara Montera con il suo Lingua un format di sei puntate in cui la cucina è filo narrativo di ogni storia. In tema di podcast gongoliamo un po’ citando il nostro Podgram: un mini podcast che dà voce e immagine alla newsletter settimanale di Gastronomika. Dietro al microfono la nostra instancabile direttrice Anna Prandoni sbarcata pure nel palinsesto di #ClubHouseItalia con la sua rubrica “Storie di cucina”! I cinefili potranno, invece, perdersi tra le tracce musicali del film di Ratatouille per volteggiare in cucina magari alle prese con i preparativi della cena.
Arredamento
Caterina Zanzi, founder del seguitissimo blog Conosco un posto, tra i primissimi prodotti che ha lanciato in collaborazione con Goolp una collezione di piatti in pieno mood “Cene anziane” (disponibili singoli o nel set da 2 pezzi), hashtag tra l’altro spammato proprio dalla Zanzi durante le condivisioni social dei suoi pasti. Scritte diverse ma stesso stile vintage anche per i piatti super instagrammabili della linea Alt Means Old con varie buone norme dello stare a tavola o detti popolari. Dalla bottega artigianale di Borgo Egnazia provengono delle certosine manifatture che celebrano alcuni prodotti della bella e buona terra pugliese: dai pomodorini in ceramica da appendere (ne esistono di varie dimensioni e prezzi) a oggetti più piccoli come aglio e melagrana. Dalla cucina ci spostiamo alla zona giorno per arredare il divano con dei giocosi cuscini sushi mentre per il letto il designer Maurizio Cattelan per Seletti concilia il nostro sonno (e i nostri sogni foodporn) con una stampa pop a tutto spaghetto per un intero set copripiumino e due federe.
Pagine social
Se anche voi avete ansia da prestazione nella preparazione di una ricetta, non preoccupatevi: al peggio non c’è mai fine. Lo sa bene la community di Cucina Male, il gruppo Facebook che segnala solo post di piatti in cui qualcosa è inspiegabilmente andato storto. Sicuramente le immagini sono per stomaci forti e non invogliamo a mettersi ai fornelli ma vi consigliamo di scorrere la bacheca perché alcuni risultati sono davvero esilaranti. Di contro, un’altra community resiliente è quella di Alta Cucina, pagina che su Instagram ad oggi sfiora 1 milione di follower. Anche in questo caso gli utenti sono assoluti protagonisti e i post generati sono opera di profili amatoriali o comunque di esperti in cucina. Per feed armonici e puliti, tra gli italiani primeggia Stefano Cavada, foodblogger altoatesino con la passione per la fotografia che scatta e posta le sue ricette portandoci alla scoperta di nuovi ingredienti o specialità regionali. A unire street art e cibo pensa invece Cibo.oooo, un ammirevole e ambizioso progetto di strada nato nel 2008 con l’obiettivo di debellare il vandalismo attraverso disegni gustosi che restituiscano un sentimento di condivisione, proprio come a tavola. Ironico e fantasioso è altresì il profilo di Diego Cusano, illustratore e artista di fama internazionale che interpreta il mondo attraverso gli alimenti: due labbra che si baciano come fossero fragole, un peperoncino al posto di becco, mentre un dalmata è sul cono al posto della stracciatella o un provolone sfila in passerella. Instagram è imputabile di essere un luogo della perdizione per chi è in cerca di illustrazioni vintage e contenuti di qualità: la nostra collega Lavinia Martini ha condiviso una meticolosa rassegna più che esaustiva sul tema. Difficile fare meglio.