Oggi il consiglio dei ministriRistori di pari passo con le chiusure: le nuove regole

Arriva il primo decreto dell’era Draghi: per un mese niente spostamenti tra Regioni. Ma le misure di tipo sanitario dovranno muoversi insieme a quelle di sostegno economico

Foto Ettore Ferrari/POOL Ansa/LaPresse

Ancora un mese di stop alla mobilità tra Regioni. Il Consiglio dei ministri convocato per oggi approverà un nuovo provvedimento che avrà come data di scadenza il 27 marzo. Non oltre perché l’esecutivo si riserva di decidere più in là nel tempo le norme per la settimana di Pasqua. Sarà il primo decreto dell’era Draghi, ma con nuove regole: i provvedimenti di chiusura e apertura saranno stabiliti e comunicati almeno una settimana prima dell’entrata in vigore e alle misure di tipo sanitario dovranno affiancarsi quelle di ristoro economico.

È questa la strategia messa a punto dal governo guidato da Mario Draghi per combattere i contagi da Covid-19, ma anche per fare fronte alla crisi finanziaria causata dalla pandemia – spiega il Corriere.

L’Italia continuerà a essere divisa per fasce di colore, ma i parametri per stabilire il livello di rischio potrebbero essere modificati già prima del prossimo Dpcm e si allargheranno le zone rosse locali dove emergono focolai causati dalle varianti del virus. Per ogni intervento – ha spiegato la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini, al fianco del responsabile della Salute Roberto Speranza, durante l’incontro con i presidenti di Regione – ci si muoverà dunque seguendo «il doppio binario delle misure di contenimento affiancate a quelle di indennizzo».

Il tasto dei ristori è quello più battuto dai presidenti di Regione, ma è anche quello su cui Draghi ha voluto rassicurare i componenti della maggioranza di governo. Per questo ha subito avviato la procedura per ampliare la cabina di regia ai ministri economici, in modo da valutare la ricaduta dei provvedimenti dal punto di vista finanziario, come richiesto dagli stessi governatori regionali.

La composizione del Comitato tecnico-scientifico cambierà e appare ormai scontato che il numero dei componenti sarà ridotto. Ma su un punto i governatori sono stati unanimi: gli esperti devono parlare con un’unica voce «come è avvenuto negli Stati Uniti con la nomina dell’immunologo Anthony Fauci, delegato a parlare a nome del presidente».

Oltre al decreto che sarà approvato per prorogare il divieto di spostamento tra le regioni per 30 giorni, l’esecutivo comincerà a mettere a punto l’elenco delle nuove regole operative dal 6 marzo. «Ci muoveremo in sintonia con gli altri Paesi», ha assicurato il premier Draghi.

Con la curva epidemiologica ancora in salita sembra difficile ipotizzare adesso un allentamento generale dei divieti. Primo fra tutti quello che riguarda l’apertura serale di bar e ristoranti. Il Comitato tecnico-scientifico ha già sottolineato i rischi di «procedere a riaperture che rischiano di far salire ulteriormente il numero di contagi perché favoriscono una maggiore circolazione delle persone», specificando però che «la scelta spetta al decisore politico». Entro la fine della settimana si valuterà se ci sono zone del Paese dove invece la morsa del Covid è meno pericolosa, dunque se ci sono spiragli per valutare una riapertura sia pur graduale di alcune attività.

Nel documento approvato all’unanimità dai governatori e inviato al governo, si chiede «una revisione dei parametri e del sistema delle zone», ma anche nuovi protocolli che possano individuare i settori da far ripartire e quelli che devono invece seguire «un regime più stringente per specifici contesti territoriali». In questo modo si ottiene una classificazione che lega la riapertura delle attività agli indici di circolazione del Covid. Vuol dire che dove l’Rt è più basso sarà possibile valutare la ripartenza, sia pur graduale, di alcuni settori.

Anche sull’apertura delle scuole e delle università i governatori chiedono una nuova organizzazione che potrebbe prevedere «un’apposita numerazione di rischio, tenendo conto dei dati oggettivi del contagio nelle istituzioni scolastiche e nel contesto territoriale di riferimento». Ma soprattutto vogliono «implementare le forme di congedo parentale, nonché prevedere ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori, nel caso di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per aggravamento della situazione epidemiologica».

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