«Italy is back, come proprio Joe Biden ha detto per gli Stati Uniti», racconta Matteo Renzi in un’intervista al Financial Times. «Se si guarda ai mercati finanziari, ai leader internazionali, alla fiducia dei cittadini, è un miracolo».
E sul Sole 24 Ore, fa già il bilancio dei primi risultati ottenuti prima ancora dell’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi: «Non ha ancora giurato ma già le aziende in borsa valgono il 10% in più rispetto a una settimana fa. E sono certo che presto gli effetti arriveranno anche alle piccole e medie realtà. Chiamatelo effetto fiducia: quando metti le persone competenti al posto giusto le cose cambiano. Sono orgoglioso e felice per il mio Paese. Italia Viva conterà di meno nel governo, ma l’Italia conterà di più nel mondo».
E, aggiunge, «il miglioramento della situazione finanziaria – grazie alla positiva conclusione della crisi di governo – rende meno conveniente di prima l’attivazione del Mes». Anche se «io non avrei dubbi e lo prenderei comunque. In ogni caso rispetteremo le decisioni del premier sul punto».
Sul Financial Times, Renzi racconta che nei giorni in cui ha innescato la miccia della crisi di governo persino le figure a lui più vicine gli dicevano «ma sei pazzo?». «Ogni talk show in Italia mi definiva un pazzo che apriva una crisi politica per ragioni personali» e «molte persone mi dicevano che lo facevo solo per avere più ministeri per il mio partito». Ma «un mese fa io avevo la golden share nel governo. Con Draghi no. Ho perso potere con questa operazione». Per giunta, «la possibilità di essere guidati da Mario Draghi era solo una speranza inverosimile», dice. «Così ho deciso di rischiare tutto, perché l’obiettivo avrebbe giustificato quel rischio».
Una mossa che però non ha aumentato la sua popolarità, nota il Financial Times. Soprattutto dopo il suo viaggio in Arabia Saudita. «In Italia non è così normale», spiega Renzi. «È normale per Tony Blair, David Cameron, Nicolas Sarkozy o per gli ex presidenti degli Stati Uniti. In Italia sono uno dei primi a farlo». I nomi che ha citato, però – scrive il Financial Times – si sono ritirati dalla politica prima di iniziare a lavorare per governi stranieri, Renzi siede ancora in Senato.
Quanto alla conversione europeista della Lega di Matteo Salvini, Renzi spiega al Financial Times: «Siamo a Roma, la città eterna. Ci sono due possibilità. La prima è che si tratti del miracolo di San Mario di Roma, la seconda è più politica. Credo che Salvini abbia capito alla fine che c’è più di una strada per i populisti in Europa».
Il leader di Italia Viva però esclude ogni ruolo nel futuro governo Draghi: «Ho fatto un buon lavoro e ora devo farmi da parte», dice. «È tempo per il capitano della squadra, Mario Draghi. Io sono felice e orgoglioso, ma so anche che è il tempo di lasciare questi ruoli ad altri».