ChicchiTutti i modi di vivere il caffè

Tra gli innovativi spazi del Museo Lavazza, che profumano di miscele e regalano sensazioni avvolgenti, scopriamo la passione per la bevanda in tazzina, che qui diventa storia e cultura, esperienza e conoscenza, oltre che illustre ambasciatore di gusto e qualità

 

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I dati dell’International Coffee Organization ci confermano che Finlandia, Norvegia e Danimarca sono le nazioni con il più alto tasso di consumo di caffè nel mondo. Nonostante ci siano paesi come l’Italia, il Brasile e la Turchia che mantengono sempre alto e costante il consumo di caffè, i paesi del Nord Europa li sorpassano enormemente. Ma se non siamo tra i maggiori consumatori, non ce la caviamo male, noi italiani: solo il 3% di noi non ha l’abitudine di consumare caffè, per tutti gli altri è un piacere irrinunciabile che si ripete per almeno due o tre volte al giorno. Tra l’altro, l’amore infinito che lega noi italiani al caffè, non conosce crisi. La vera sorpresa degli ultimi mesi è stata la rivincita delle miscele per la moka, che, seppur in calo da tempo continuano comunque a generare la metà del giro d’affari totale del caffè nella grande distribuzione il 55% dei volumi venduti. E la crisi ha contribuito al rialzo dei volumi. Ricordiamo tutti quanto ci mancava il caffè al bar la scorsa primavera, abitudine di cui abbiamo sublimato il ricordo con l’esperienza domestica, che rimane una tra le attività che preferiamo.

Festeggiato con tre miliardi di tazzine consumate quotidianamente nel mondo, il caffè non è solo una bevanda molto apprezzata, ma è anche una filiera rilevante dell’economia italiana che lavora materia prima totalmente importata. Secondo i dati dell’Istituto Espresso Italiano la filiera del caffè espresso vale circa 5 miliardi di euro, con quasi 10 mila addetti in Italia. L’indotto lavorativo ed economico, a partire dal mercato delle attrezzature professionali con macchine, macinadosatori e prodotti correlati, vede l’Italia al primo posto nel mondo con un valore produttivo di circa 500 milioni di euro. Nel settore caffè, operano oltre 800 torrefazioni con circa 7.000 addetti.

Esistono infiniti modi di preparare e servire il caffè, e a seconda della latitudine cambiano usanze, temperature, consistenza e sapori. A volte limitarci all’espresso è un vero peccato.

Noi ci siamo appassionati al super instragrammato Dalgona coreano, cremoso e da gustare al cucchiaio: un mix di caffè istantaneo, o polvere di caffè espresso, zucchero e acqua calda. La miscela viene agitata fino a quando diventa beige e ottiene una consistenza spessa e spumosa. Bellissima da fotografare e condividere sui social network, tanto da essere diventato un vero e proprio must. È intrigante anche l’esotico cafe de olla messicano, che si prepara con una miscela unica di tre spezie, chiodi di garofano, anice e cannella, e uno zucchero leggermente lavorato chiamato piloncillo e tradizionalmente servito in curiose tazze di argilla.

Mentre prepariamo e gustiamo il nostro preferito, entriamo all’interno di una vera e propria esperienza al sapore di caffè, al Museo Lavazza di Torino, dove abbiamo incontrato il direttore, Marco Amato. Tra Carmencita e Caballero, realtà aumentata e installazioni storiche, un vero e proprio viaggio da scoprire con l’aiuto delle guide audio appena realizzate, per rendere ancora più digitale questa bella esperienza di gusto.

«Il museo Lavazza è un viaggio, attraverso la storia del caffè espresso in Italia e attraverso la storia di una famiglia, che è anche impresa, che ha da sempre fatto innovazione, dalle origini con l’invenzione della prima miscela fino a portare una macchina del caffè nello spazio, ISSpresso, che ha viaggiato nella stazione orbitale internazionale».

Queste le parole con cui il direttore introduce e descrive l’esperienza del Museo, aggiungendo che anche il design è una componente importante così come la comunicazione, che si articola utilizzando strumenti diversificati e poliedrici, per raccontare un’azienda che ieri come oggi, partendo dall’Italia, ha saputo conquistare il mondo.

La contingenza del Covid ha causato la chiusura della struttura e impedito dunque di avere contatti con il pubblico e con gli appassionati visitatori ospiti consueti in tempi normali. Ed ecco allora l’idea di portare il museo fuori dal museo, attraverso i social network, consultabili da parte degli utenti dal loro device. La classica “audioguida” si trasforma in “storie” salvate e fissate sulla pagina Instagram @lavazzamuseo, raccontate dalla voce del Dj Federico Russo, per portare a tutti la storia dell’impresa e i vari percorsi da poter intraprendere anche virtualmente, per chi desideri compiere questo viaggio a distanza.

Una delle caratteristiche peculiari del museo è senza dubbio il carattere innovativo, una struttura che permette interazione e multimedialità, non solo attraverso la tecnologia ma dando la possibilità al visitatore di approfondire tematiche e contenuti di interesse.

La tazzina 2.0 che viene consegnata all’ingresso, diviene uno strumento d’azione negli spazi perché, posizionata in alcuni specifici punti, permette di attivare contenuti di approfondimento, audio, poltrone parlanti, libri apparentemente statici che iniziano a sfogliare pagine. Un modo dinamico e interattivo di visitare un museo, accattivante per giovani e meno giovani e che lascia il desiderio di tornare nuovamente per soffermarsi in altri spazi e fare nuove scoperte.

Un’esperienza di profumi e sapori, che culmina nella degustazione finale e di conoscenza, che permette di avvicinarsi ad un mondo vicino a tutti noi ma spesso non così conosciuto.

Il direttore ci prende per mano nel suo racconto, e ci svela l’ambiente a lui più gradito all’interno della struttura. Uno spazio sospeso, L’Universo, dove è possibile diventare protagonisti di una videoproiezione a 360°. L’ormai nota tazzina, posizionata su uno schermo, che rappresenta l’insieme dei contenuti che viaggiano in questo spazio immaginario, permette al visitatore di scegliere quali siano i più interessanti. Trascinando il contenuto nella propria tazzina, partiranno proiezioni immersive, che raccontano il mondo della comunicazione, della caffeina, della natura, dell’acqua con la sensazione di essere in una foresta tra le piante di caffè, sentire il rumore della pioggia che batte sulle foglie. Un’esperienza sensoriale forte, che si conclude con una degustazione delle variegate e molteplici miscele, potendo godere della sapiente conoscenza di veri esperti del caffè.

Per tutte queste peculiarità il Museo Lavazza è luogo di grande attrattiva nella città di Torino, visitato da un pubblico eterogeneo che contempla studenti, turisti, appassionati tutti accomunati dalla curiosità di scoprire che cosa si cela dietro quel gesto quotidiano, spesso compiuto con fretta e senza attenzione, al quale siamo così affezionati.

Un prodotto dietro cui si muove un incredibile lavoro, che parte da angoli lontani nel mondo, impiega professionisti di varia estrazione, che è frutto di ricerca e innovazione e rappresenta un valore, che va oltre il prodotto stesso. Mette in campo cultura, comunicazione, rispetto dell’ambiente, sostenibilità. Tematiche che stanno molto a cuore alla famiglia Lavazza, ormai alla quarta generazione, ma ancora profondamente attenta affinché il prodotto che arriva in tazza sia di eccellente qualità e sia “buono” per il nostro palato e per l’ambiente che ci circonda.

Un itinerario affascinante, tra notizie e curiosi aneddoti e attraverso gli innovativi spazi del museo accompagnati da Marco Amato. Un viaggio da ripercorrere ascoltando il podcast, magari mentre si gusta una buon caffè fumante, sognando una visita alla città di Torino e a tutto il mondo Lavazza, non appena sarà possibile.

Certo è che sentir parlare di miscele, di experience, di modalità di estrazione e di profumi intensi ha scatenato un irrefrenabile desiderio di tuffarci nel calore e rassicurante sapore di questa bevanda, simbolo distintivo di ogni momento speciale che ci si vuole concedere nella quotidianità.

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