Avete mai sognato di assaggiare una fetta di torta alla tavola delle sorelle March, le Piccole Donne dell’omonimo libro? O di dividere un pacchetto di caramelle mou, la mattina di Natale, con Harry Potter e Ron Wesley, o ancora, di sorseggiare lentamente, lo zabaione di “L’arte della gioia”, di Goliarda Sapienza?
I lettori appassionati lo sanno, la lettura è un’attività che non impegna solo la vista, ma cattura anche le mente e tutti e cinque i sensi, consente di abbandonare temporaneamente la propria quotidianità e calarsi in un universo diverso. Una volta lì, non si ha altra scelta che fidarsi delle percezioni dei personaggi che raccontano la loro storia e così vedere i panorami che loro attraversano, ascoltare le voci di chi incontrano, provare le loro emozioni e i loro gusti. Così, se ci viene detto che quel pasticcio di porri e patate, assaggiato dopo un lungo viaggio, è sublime, allora non vedremo l’ora di assaggiarlo, anche se forse, se lo avessimo visto sul menu di un ristorante, non avremmo mai pensato di desiderare un piatto simile.
In critica letteraria questo processo si chiama sospensione dell’incredulità e fa parte di quel patto tacito, che il lettore sceglie di stringere con un autore, quando inizia a scorrere le pagine della sua opera. A causa dello stesso patto, si resta perplessi, e un po’ delusi, quando viene rivelato che il protagonista, o addirittura la voce narrante di un romanzo, è in realtà il cattivo della storia e, in combutta con l’autore, ha ingannato il povero lettore. Agatha Christie su questo giochetto ha costruito diversi dei suoi intricati gialli.
Allo stesso modo, immergendosi nella narrazione letteraria di un piatto, si potrebbe avere l’impressione di assaporarne gli aromi e, terminato il capitolo, finire per chiedersi se mai ci sarà occasione di assaggiare davvero un piatto di spaghetti alla carbonara buoni come quelli che Mark Feldman prepara a Rachel Samstat in “Heartburn”, la notte del loro primo appuntamento, tanto gustosi che lei gli fa promettere che li cucinerà ogni settimana quando saranno sposati.
Ebbene, qualcuno esiste.
Kate Young è una food writer di origini australiane, ma ormai adottata dalla campagna inglese, che ama il cibo quasi quanto i libri e ha ben pensato di unire queste due passioni, realizzando i sogni gastronomici di qualsiasi lettore. Dalla SummerTart di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, fino ai Pasticcini di gelso e mele che accompagnano i picnic Elinor e Marianne in “Ragione e Sentimento”, Kate Young ha dato corpo e gusto ai manicaretti che compaiono in alcuni dei più noti romanzi della letteratura moderna e contemporanea e non si è fatta mancare nemmeno qualche incursione tra i banchetti delle pièce shakespeariane, o tra le pagine dei libri illustrati più iconici.
Le sue ricette compaiono dal 2015 su The Guardian, oltre che nel suo blog, The Little Library Cafè e nel 2019 hanno dato vita al primo dei libri firmati dalla Young, “The little library cookbook: 100 recipes from our favourite stories”.
Non mancano, naturalmente, riferimenti alla cucina italiana, rappresentata, oltre che da Goliarda Sapienza e dal suo zabaione, anche da Elena Ferrante e dal racconto delle frittelle e dei bignè al pistacchio che compaiono nella quadrilogia di Lila e Lenu.
Se, però, ci sono libri in cui la cucina compare per necessità o di sfuggita, o per dar colore allo sfondo, ce ne sono altri in cui è parte integrante della narrazione, dà carattere e personalità ai personaggi e talvolta suggerisce accadimenti futuri. È il caso, naturalmente, dei romanzi di Andrea Camilleri e del suo commissario Montalbano, una buona forchetta incorreggibile, che mai rinuncerebbe al caffè e ai pranzi consumati nel tavolo migliore della trattoria “Da Calogero”. A questo goloso personaggio sono state dedicate diverse raccolte culinarie, tra cui “I Segreti della Tavola di Montalbano. Le Ricette di Andrea Camilleri”, firmato da Stefania Campo, che promette di svelare anche la ricetta dell’insuperabile pasta ‘ncasciata della signora Adelina.