Vaccini e Recovery Plan. Su queste due direttive prioritarie il governo Draghi ha già cominciato a lavorare mentre l’esecutivo otteneva la fiducia prima al Senato poi alla Camera.
Sulla campagna di vaccinazione l’obiettivo – scrive Repubblica – è quello di vaccinare metà degli italiani entro l’estate, in modo da garantire un rimbalzo del Pil anche attraverso la leva del turismo. Il ragionamento è che bisogna arrivare al clou della stagione turistica con il 50% di vaccinati sui 49 milioni di italiani da coprire (esclusi i minorenni), per chiudere poi ad agosto con il 60% del totale.
Si punta a immunizzare 25 milioni di persone entro luglio, al ritmo di trecentomila vaccinati al giorno, e trenta milioni per la fine dell’estate. Per riuscire nell’impresa, sono già stati identificati 92 siti gestiti dalle forze armate, parcheggi di ospedali e altre strutture compatibili con la vaccinazione di massa. I 170 centri militari attualmente utilizzati per i tamponi potrebbero essere riconvertiti per le vaccinazioni. In accordo con le Asl, che fornirebbero i medici.
E verrebbero soprattutto mobilitati i medici di famiglia, con i quali Roberto Speranza punta a chiudere presto un’intesa. Con l’obiettivo di usare i vaccini di Johnson&Johnson, non ancora approvati, che però saranno il vero jolly per imprimere una svolta, essendo gli unici monodose. L’11 marzo l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, dovrebbe autorizzare il farmaco. Subito dopo toccherà all’Aifa. Una sola puntura negli studi dei medici di base sarebbe un’enorme semplificazione. Sulla carta, ne dovrebbero arrivare 7 milioni e 315mila entro giugno. Poi, a luglio, l’azienda dovrebbe recapitare almeno altri 5 milioni di vaccini.
Ma la questione principale sarà il reperimento anticipato delle dosi attualmente previste dai patti annuali con le tre multinazionali autorizzate in Europa (Pfizer, AstraZeneca e Moderna). Draghi ha già iniziato, informalmente, a tessere la sua tela diplomatica. E dopo il G7 di oggi sentirà Boris Johnson, Macron, Merkel e Ursula von der Leyen. A quest’ultima chiederà il massimo sforzo per ottenere un anticipo di parte dei lotti del secondo semestre 2021. In particolare, si concentrerà su Moderna e su J&J, che hanno pianificato consegne soprattutto tra luglio e dicembre. Non solo: Draghi e gli altri leader europei premono anche sulla Commissione per convincere le società produttrici a permettere anche l’infialamento nei singoli Paesi.
Ma anche sul Recovery Plan Draghi ha chiesto ai ministri di non perdere un minuto. Daniele Franco, il ministro del Tesoro a cui il premier ha affidato la cabina di regia, ne ha già discusso con molti colleghi – racconta La Stampa. Il problema era e resta l’attuazione dei progetti. «A Bruxelles non hanno particolare fiducia nella nostra capacità di spendere bene i soldi che ci hanno messo a disposizione», ammette un ministro. Per questo occorrerà replicare il «modello Genova», alla base della ricostruzione in tempi da record di Ponte Morandi.
Draghi aveva accennato la questione con discrezione durante le consultazioni, e nella replica alla Camera è stato più preciso, parlando di «strumenti e meccanismi di carattere ancora troppo formali», dell’eccesso di adempimenti che «alimentano l’illegalità», di «semplificazioni con funzione anti-corruttiva» da attuare attraverso l’Autorità anticorruzione. Uno dei primi atti del governo sarà infatti un decreto che metterà insieme tutte le norme necessarie a far sì che le opere finanziate dal Recovery Plan arrivino con la stessa rapidità ed efficacia del nuovo ponte sul Polcevera.